I dati del Centro Astalli 2024 sui rifugiati

Anche in Italia i rifugiati stanno pagando un prezzo sempre più alto a causa della mancanza di investimenti in protezione, accoglienza e inclusione: aumento delle vulnerabilità fisiche, sanitarie e psicologiche a seguito di viaggi sempre più lunghi e difficili, in mano ai trafficanti, in assenza di vie alternative legali di ingresso; ostacoli burocratici per l’accesso alla richiesta di protezione; un ridotto numero di posti in accoglienza; tagli ai costi dei servizi di inclusione; mancanza di opportunità abitative autonome e conseguente impossibilità a immaginare un futuro; marginalizzazione.

Sono solo alcune delle criticità che emergono dalla lettura del Rapporto annuale 2024 del Centro Astalli.

Sono sempre di più i rifugiati e i richiedenti asilo che vivono in strada, hanno sistemazioni precarie sul territorio (di Roma e non solo) e necessitano di un accompagnamento strutturato.
Numerose anche le difficoltà manifestate da singoli e nuclei monoparentali nel far fronte al rincaro delle materie prime.
Più di 2.600 utenti, per esempio, hanno usufruito della mensa di Roma, che ha distribuito oltre 67mila pasti (erano stati poco più di 46mila nel 2022, con un aumento del 45%): tra loro il 28% (1 persona su 3) è richiedente asilo.

È aumentata la presenza di donne migranti, incremento dovuto al gran numero di ucraine, titolari di protezione temporanea, che dall’inizio del conflitto e per molto tempo a seguire non hanno avuto la necessità di rivolgersi a servizi di bassa soglia – probabilmente grazie alla campagna mediatica a loro sostegno -, ma anche di cittadini peruviani, colombiani e venezuelani, in fuga dai loro Paesi a causa di situazioni di violenza generalizzata e di insicurezza sociale.

A Palermo, invece, i volontari riscontrano un aumento della povertà assoluta: sono infatti raddoppiati gli accessi ai servizi di prima accoglienza offerti dall’Associazione. A Trento, poi, è stato potenziato il servizio dei dormitori notturni dove si è riusciti a dare accoglienza a 177 richiedenti asilo senza dimora.

Al di là di questi casi, aumentano – in generale- marginalità, disuguaglianze ma anche le complessità delle situazioni di cui le persone migranti sono portatrici.

Migranti che intanto fanno sempre più fatica ad arrivare: sono 8.541 le persone che hanno perso la vita lungo le rotte migratorie di tutto il mondo nel corso del 2023, anno in cui sono stati registrati più morti in assoluto, 3.105 le persone morte e disperse nel mar Mediterraneo, più di 29mila in totale le vittime dal 2014 (dati OIM).

Le risposte politiche a queste tragedie hanno visto l’inasprimento del contrasto all’attività delle navi umanitarie, la realizzazione di accordi economici per dissuadere gli arrivi, aumentare i rimpatri e cooperare con regimi antidemocratici; l’emanazione di regole di accesso più rigide per i richiedenti asilo in Europa, compresi i minori, mettendo una seria ipoteca sul rispetto dei diritti di persone già duramente provate da situazioni caratterizzate da persecuzioni e violenze subite nei Paesi di origine e in quelli di transito.
“Strategia onerosa quella dell’esternalizzazione delle frontiere, si legge nel Rapporto, unita alla pratica dei respingimenti e delle espulsioni illegali, con metodi brutali e coercitivi lungo le rotte europee, con la conseguenza che centinaia di migliaia di persone rimangono imprigionate in terre di mezzo, e vedono aumentare il carico dei traumi a cui sono sottoposti.”

Intanto, l’accoglienza da diritto sta diventando una concessione, e spesso intesa come luogo di confinamento più che occasione per ricominciare un’esistenza progettuale.
Dal 2017 al 2022, parallelamente alla diminuzione del numero degli sbarchi, il sistema di accoglienza dei titolari di protezione internazionale (vedi SAI) è stato progressivamente contratto, stravolto e svilito, lasciando fuori dalla sua competenza anche i richiedenti asilo.

Negli anni si è rafforzato il ruolo dei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) e anche in questo caso, a livello politico, ci si è più volte espressi per un’ampia distribuzione degli ospiti in piccole strutture, per poi al contrario favorire grandi concentrazioni di persone e il taglio di molti servizi di inclusione.

Tutto questo ha reso più difficoltosa l’emersione e la cura tempestiva delle vulnerabilità e, non a caso nei centri gestiti dal Centro Astalli in convenzione con il SAI, ma anche negli alloggi di semi-autonomia messi a disposizione da Congregazioni religiose, si registra un elevato numero di persone sempre più vulnerabili.

Su un totale di 235 persone accolte dal Centro Astalli a Roma, 1 persona su 6 è stata vittima di tortura e violenza, e 1 persona su 5 ha una vulnerabilità sanitaria. Le realtà della Rete territoriale del Centro Astalli nel 2023 hanno accolto complessivamente 1.177 persone, secondo un modello di intervento che mette al centro la promozione della persona e che costruisce integrazione dal primo giorno.
Nel 2023 il Centro Astalli, grazie al sostegno dell’Elemosineria Vaticana, ha erogato contributi per il pagamento delle tasse necessarie al rilascio del permesso di soggiorno e titolo di viaggio per 463 rifugiati, perlopiù nuclei familiari originari dell’Afghanistan.

“Nel momento in cui le persone iniziano, con difficoltà, il loro percorso in Italia – evidenzia con amarezza il Centro Astalli – viene loro chiesto un pagamento non irrilevante.” Più soli, invisibili, marginalizzati, spaesati, numerosi sono stati i cittadini stranieri che si sono rivolti agli sportelli del servizio legale con permesso di soggiorno per Protezione speciale in scadenza. Se pensiamo che in passato questa forma di protezione veniva concessa dalle Commissioni Territoriali allo scopo di “sanare” diversi tipi di situazioni, ci rendiamo facilmente conto delle conseguenze negative che le decisioni politiche prese avranno su molte persone.

“Promuovere l’integrazione dei rifugiati, sottolinea il Centro Astalli, significa assumerne la corresponsabilità, mettendosi al fianco dei migranti, accogliendo e valorizzando le loro necessità e aspirazioni. (…) Promuovere l’autonomia delle persone rifugiate significa abbattere le barriere che si frappongono a un’integrazione piena e autonoma. (…) La società italiana è una società multiculturale nella quale, tuttavia, oggi non assistiamo al moltiplicarsi di processi di coesione, scambio e incontro. Crediamo sia importante investire nel patrimonio sociale delle nostre comunità, valorizzando le diversità che le possono rendere più ricche e forti.”

Qui il Rapporto: https://www.centroastalli.it/wp-content/uploads/2024/04/Astalli_rapporto-2024.pdf.