Nei giorni scorsi è stato presentato dall’ISTAT il Rapporto BES (Benessere Equo e Sostenibile), giunto alla undicesima edizione, che offre un quadro integrato dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano il nostro Paese, attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori suddivisi in 12 domini in cui si articola il framework Bes: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi.

In generale, l’andamento recente degli indicatori Bes è prevalentemente positivo: poco più della metà dei 129 indicatori per cui è possibile il confronto sono migliorati rispetto all’anno precedente, il 28,7% è su livelli peggiori e il 17,8% risulta stabile. Si discostano dal quadro generale i domini Ambiente e Sicurezza, dove le dinamiche sono meno positive. Soltanto quattro dei 16 indicatori di Ambiente migliorano nell’ultimo anno a fronte dei sette che peggiorano. Peggiorano in aggiunta gli indicatori relativi al meteo clima. Nel dominio Sicurezza migliorano soltanto due indicatori soggettivi: la percezione di sicurezza camminando da soli quando è buio e la presenza di elementi di degrado nella zona in cui si vive. Invece sono in peggioramento tutti gli indicatori sui reati predatori e la percezione del rischio di criminalità nella zona in cui si vive. E anche rispetto al 2019 la tendenza è prevalentemente positiva: migliorano 67 indicatori sui 131 per cui è possibile svolgere il confronto, 24 sono stabili, 40 si trovano invece su un livello peggiore del pre-pandemia. Tra i domini caratterizzati dall’andamento meno favorevole, con la maggiore quota di indicatori in peggioramento (quattro su nove in entrambi i casi) ci sono Paesaggio e patrimonio culturale e Relazioni sociali.

Queste alcune delle “istantanee” del Rapporto BES 2023:

Non progredisce la presenza delle donne nella politica e nei ruoli istituzionali di vertice. All’inizio del 2024 nelle posizioni apicali presso Ambasciate, Corte Costituzionale, Consiglio Superiore della Magistratura e autorità amministrative indipendenti troviamo soltanto il 21,3% di donne, sostanzialmente la stessa quota del 2023; nei Consigli regionali le donne nel 2023 sono soltanto il 23,1%, un valore che segnala un forte ritardo anche in confronto alla media UE 27 (35,7%). Invece si consolida l’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione delle società italiane quotate in borsa, dove le donne nel 2023 sono il 43,1% (33,8% la media UE 27).

Rimane inalterato il divario occupazionale tra le donne (25-49 anni) con almeno un figlio tra 0 e 5 anni e quelle senza figli: il tasso di occupazione aumenta per entrambe (rispettivamente +1,1 e +0,9 punti percentuali) e il rapporto tra i due indicatori resta sostanzialmente stabile a 73,0 (un valore dell’indicatore pari a 100 indicherebbe l’uguaglianza tra i due tassi). Il valore più basso si osserva nel Mezzogiorno (66,6), con un valore del tasso di occupazione delle donne con figli piccoli particolarmente più basso rispetto alle altre ripartizioni (38,0% contro il 66,9% nel Nord e il 64,4% nel Centro);.

Nel 2022, l’84,9% degli omicidi femminili è stato commesso da una persona conosciuta: circa cinque donne su 10 sono state uccise dal partner attuale o dal precedente, il 34,1% da un familiare (inclusi i figli e i genitori) e il 2,4% da un’altra persona che la donna conosceva (amici, colleghi, ecc.). La situazione è molto diversa per gli uomini: nel 2022 solo il 28,1% è stato ucciso da una persona conosciuta, tra cui solo il 4,1% da un partner o ex partner, mentre il 71,9% risulta ucciso da uno sconosciuto o da un autore non identificato dalle Forze dell’ordine.

Anche nel 2022 sono state costruite più abitazioni di quelle autorizzate dai Comuni. Secondo le stime provvisorie del Cresme (Centro di ricerche di mercato), la proporzione fra nuove abitazioni abusive e autorizzate (15,1 ogni 100) è sostanzialmente invariata rispetto all’anno precedente, così come le sue differenze territoriali. L’abusivismo edilizio resta un fenomeno marginale nelle regioni del Nord, ma conserva un peso rilevante nel resto del Paese e soprattutto nel Mezzogiorno, dove l’indice è molto più alto (42,1 abitazioni abusive ogni 100 autorizzate nel Sud e 36,3 nelle Isole).

Dopo la battuta d’arresto del 2020, connessa alla pandemia, torna a crescere la pressione delle attività estrattive sul paesaggio. Nel 2021, l’indicatore (una misura dell’intensità di estrazione di risorse minerali non energetiche) si attesta a 310 m3/km2 a livello nazionale, contro i 274 dell’anno precedente, segnando il valore più alto dal 2013. Nel Nord-ovest il livello è nettamente superiore a quello delle altre ripartizioni (437 m3/km2, con un massimo di 598 in Lombardia). Nel Nord-est e nel Centro, che presentano valori prossimi a quello nazionale, l’attività estrattiva è particolarmente intensa in Umbria (483 m3/km2), in Veneto e nel Lazio (intorno a 415 m3/km2), mentre nel Mezzogiorno i valori più elevati si rilevano in Molise e Puglia (448 e 378 m3/km2).

Nel dominio Benessere economico la grave deprivazione materiale e sociale (4,5% in Italia, 6,7% nel’Ue27) e il sovraccarico del costo dell’abitazione (6,6% in Italia e 8,7% nel’Ue27 ) segnalano per l’Italia una condizione di minor sfavore rispetto alla media dei Paesi dell’Unione, ma tutti gli altri indicatori disponibili invece descrivono una condizione peggiore della media Ue27. I gap maggiori riguardano la bassa intensità lavorativa (9,8% in Italia e 8,3% nel’Ue27) e il rischio di povertà (20,1% in Italia e 16,5% nel’Ue27).

La mortalità per incidentalità stradale dei giovani di 15-34 anni si è attestata nel 2022 a 0,7 per 10mila abitanti, in crescita rispetto al 2021 (0,6 per 10mila abitanti) e riporta l’indicatore esattamente al livello del 2019, dopo la riduzione osservata nel 2020-2021, imputabile però alla minore mobilità sul territorio dovuta alle restrizioni degli spostamenti disposta per contrastare la diffusione della pandemia da COVID-19.

L’indicatore che monitora la lettura di libri e quotidiani è diminuito di 2,5 punti percentuali negli ultimi quattro anni, dal 38,0% dei residenti del 2019 al 35,5% del 2023, su cui pesa l’andamento costantemente decrescente dei lettori di quotidiani. La percentuale di coloro che hanno letto quotidiani almeno tre volte la settimana passa dal 25,2% del 2019 al 21,3% del 2023 mentre la quota di persone che hanno letto quattro o più libri è rimasta stabile (22,3% nel 2019 e 22,6% nel 2023).

La povertà assoluta dal 2019 al 2023 (serie storica ricostruita secondo la nuova metodologia di stima) presenta una crescita dell’incidenza individuale. Nel 2019 era scesa al 7,6% in concomitanza dell’introduzione del Reddito di cittadinanza, trasferimento monetario non indicizzato all’inflazione come le altre prestazioni socio-assistenziali, nel 2020, l’incidenza riprende a crescere, arrivando al 9,1% e rimanendo stabile nel 2021. Nel 2022, l’incidenza torna ad aumentare al 9,7%, in larga misura a causa della forte accelerazione dell’inflazione, che ha colpito in particolar modo le famiglie meno abbienti e rimane sostanzialmente stabile con 9,8% nel 2023.

La quota di persone di 14 anni e più che dichiara di svolgere attività di partecipazione civica e politica diminuisce di 2,7 punti percentuali (dal 63,4% del 2022 al 60,7% del 2023), confermando il calo di interesse della popolazione soprattutto verso il parlare e l’informarsi di politica. Nonostante questa diminuzione, la partecipazione civica e politica resta su valori più elevati rispetto alla fase pre-pandemica (era il 57,9% nel 2019).

Qui per approfondire e scaricare il Rapporto BES: https://www.istat.it/it/archivio/295254.