Sono passati due anni da quando sono intervenuto su questo argomento. All’epoca, almeno il 36% degli attentatori di massa statunitensi era stato addestrato dall’esercito americano. Da allora, nessuno ha mai più scritto nulla sulla questione.

Se riprendo il tema oggi, è perché la gente ha cominciato a interessarsi: spinta dal caso di quell’ex marine che ha utilizzato abilità apparentemente acquisite con un preciso addestramento, per uccidere un passeggero della metropolitana a New York; e dall’episodio di quei tiratori di Atlanta e nel Texas, che nei resoconti giornalistici sono stati appunto identificati come veterani – una vera rarità!

Tuttavia, lavorando sul database dei killer di massa creato dal sito Mother Jones, non posso includere il tiratore di Atlanta, che ha ucciso meno di quattro persone; e non posso includere gli strangolamenti, perché non sono sparatorie. In effetti, il recente tiratore di massa del Texas è l’unico dei 15 casi che ho aggiunto al database negli ultimi due anni, che sono riuscito a identificare come veterano. Naturalmente ci sono state più di 15 sparatorie, ma la maggior parte di esse non è stata inserita nel database di Mother Jones, e altre che ho eliminato per creare un confronto significativo. Negli Stati Uniti, il 14,76% della popolazione in genere (maschi, tra i 18 e i 59 anni) è costituito da veterani. Limitando il mio database ai soli uomini che sparano in massa, cittadini statunitensi di età compresa tra i 18 e i 59 anni, posso dimostrare che il 32% di loro è un veterano.

Inutile dire che su un Paese di oltre 330 milioni di persone, un database che elenca 122 killer di massa rappresenta una minoranza. Inutile dire che, statisticamente, quasi tutti i veterani non sono killer. Ma questo non può essere il motivo per cui nessun articolo di cronaca ha mai menzionato il fatto che i killer di massa hanno una probabilità più che doppia di essere veterani rispetto al resto della popolazione. E’ anche vero che, statisticamente, quasi tutti i maschi, i malati di mente, i responsabili di maltrattamenti domestici, i simpatizzanti del nazismo, i solitari e coloro che acquistano armi, non sono tiratori di massa. Eppure gli articoli su questi argomenti proliferano come le tangenti della campagna della NRA (la potente National Rifle Association principalmente responsabile della vendita di armi in US – ndr).

Mi sembra che ci siano due ragioni fondamentali per cui un sistema di comunicazione sano non dovrebbe censurare questo argomento. In primo luogo, i nostri fondi pubblici e i funzionari eletti addestrano e condizionano a uccidere un numero enorme di persone, le mandano all’estero per uccidere, le ringraziano per il “servizio”, le elogiano e le premiano per aver ucciso, e poi succede che alcune di loro uccidano dove non è accettabile che succeda. Non si tratta di una correlazione casuale, ma di un fattore di evidente causa-effetto.

In secondo luogo, poiché gran parte del nostro governo è così impegnato sul fronte delle uccisioni organizzate, permettendo ai militari di addestrarsi nelle scuole, e mediante lo sviluppo di videogiochi e film hollywoodiani, abbiamo creato una cultura in cui le persone immaginano che il militarismo sia lodevole, che la violenza risolva i problemi e che la vendetta sia uno dei valori più alti. Praticamente tutti i tiratori di massa hanno usato armi militari. La maggior parte di quelli di cui siamo a conoscenza era vestito come un militare. Quelli che hanno lasciato scritti che sono stati resi pubblici, tendevano a scrivere come se stessero partecipando a una guerra. Quindi, se da un lato potrebbe sorprendere molte persone scoprire quanti tiratori di massa sono veterani dell’esercito, dall’altro sembra difficile trovare tiratori di massa (veterani o meno) immuni dalla fantasia di essere essi stessi soldati.

C’è una ragione molto probabile per cui è difficile scoprire quali killer siano stati nell’esercito: abbiamo sviluppato una cultura orientata a lodare e glorificare la partecipazione alla guerra. Non deve nemmeno essere una decisione consapevole, ma un giornalista convinto che il militarismo sia una cosa lodevole, considererebbe irrilevante (questa correlazione) all’interno di un servizio su un tiratore di massa, o addirittura di cattivo gusto specificare che si tratta di un veterano. Questa sorta di diffusa autocensura è l’unica spiegazione possibile, per l’oscuramento di questa storia.

Per spiegare il fenomeno dell’oscuramento di questa storia non è necessario un preciso “movente”, e vorrei raccomandare ai giornalisti che si occupano di sparatorie di massa di dedicare un po’ meno energie alla caccia, spesso insensata, a un “movente” – e semmai una maggiore considerazione circa la rilevanza del fatto che un tiratore abbia vissuto e respirato in un’istituzione dedicata alle sparatorie di massa.

Per saperne di più su come ho studiato questo aspetto e su cosa ne penso, si veda questo mio rapporto di due anni fa.

Per il file di dati, cliccare qui.

Traduzione dall’inglese di Daniela Bezzi. Revisione di Thomas Schmid.

L’articolo originale può essere letto qui