Cara amica, caro amico, 

Il senatore FdI Cirielli, quello della proposta di stravolgimento dell’articolo 27 della Costituzione,  ha avanzato l’idea che a tutte le donne condannate con sentenza definitiva venga tolta la cosiddetta  “patria potestà”, cioè la responsabilità genitoriale. Ciò nel corso di un dibattito parlamentare che era  invece finalizzato al definitivo superamento dell’ingiustizia dei “bambini dietro le sbarre”.  

Invece, sulla scia della presa di posizione del senatore, si è avviata una campagna contro le donne,  che, con accenti razzisti e neo-lombrosiani, ben delineano la strada che il governo intende seguire,  sulle pene, sulla tortura, sul carcere. 

Le donne, i loro diritti, tornano al centro di una politica aggressiva, violenta e lesiva dei diritti  fondamentali, la destra ancora una volta mette le mani sulla libertà e la dignità delle donne e  ripropone il suo peggior immaginario patriarcale del femminile e del materno. 

Noi, insieme a numerose altre donne, abbiamo avuto una reazione spontanea e immediata di  ribellione a questo attacco sguaiato. Va fermato subito, ci siamo dette. Ne abbiamo la possibilità e  le idee, perché negli ultimi anni, grazie all’impegno di associazioni e di molte donne impegnate  sulla giustizia e il carcere, è cresciuta l’attenzione intorno alla detenzione femminile. Dagli Stati  Generali della Giustizia, da progetti innovativi rivolti alle donne (come le esperienze di  empowerment in carcere), dal recente Rapporto sulla detenzione femminile di Antigone,  provengono tanti spunti e proposte per respingere l’attacco.  

Abbiamo pensato a una campagna di sensibilizzazione, per la dignità e i diritti delle donne  condannate, dei loro figli e delle loro figlie: che culmini in una mobilitazione il giorno della Festa  della Mamma, la domenica 14 maggio. E’ un rilancio provocatorio della Festa della Mamma, contro  ogni retorica: la dedichiamo alle MADRI FUORI: dallo stigma e dal carcere, con i loro bambini  e bambine. 

Chiederemo perciò a parlamentari e consigliere/consiglieri regionali, così come ai garanti e alle  garanti delle persone private della libertà, di recarsi in carcere nel giorno simbolico del 14 maggio per incontrare le donne detenute, offrire solidarietà, prendere impegni per sostenere il loro diritto a  coltivare gli affetti, a mantenere i rapporti coi figli. 

Per la preparazione dell’iniziativa, pensiamo di chiedere un aiuto particolare a volontari e volontarie  del carcere, perché aderiscano alla campagna MADRI FUORI, portando questo tema all’interno  delle attività che già svolgono dentro gli istituti: discutendone con le donne detenute, raccogliendo la  loro voce, portandola all’esterno, essendo presenti con le donne nella giornata simbolica. Chiediamo  anche ai garanti e alle garanti di aiutare a coordinare la campagna, coinvolgendo operatori e operatrici  del carcere. 

Vogliamo anche investire altri organismi, in particolare le commissioni per le pari opportunità a  livello regionale e comunale, perché aderiscano alla campagna e contribuiscano alla sua diffusione. 

Abbiamo scritto un appello, che troverai di seguito. Ti chiediamo di firmarlo e di diffonderlo nelle tue reti. Ti chiediamo di aiutarci nella campagna nei modi che ti saranno possibili e di  segnalarci le iniziative da te promosse o cui parteciperai. 

Susanna, Grazia, Serena, Sarah, Katia, Giulia 

Per comunicazioni e adesioni scrivere a: 

zuffagrazia@gmail.com 

susanna.ronconi@gmail.com 

franchi.serena88@gmail.com

MADRI FUORI 

dallo stigma e dal carcere, con i loro bambini e bambine 

Campagna per la dignità e i diritti delle donne condannate, dei loro figli e delle loro figlie Festa della Mamma, 14 maggio 2023 

Sono colpevole di reati.. ma io i miei bambini li ho sempre curati, mandati a scuola, tenuti  bene..(donna detenuta, Pisa) 

Non ci reputano capaci di occuparci dei nostri figli solo perché abbiamo agito fuori dalla legge.  Vogliono toglierci i figli che sono l’unica speranza per un futuro diverso (donna detenuta, Lecce) 

Si discute in Parlamento di come lasciare definitivamente alle spalle lo scandalo dei bambini che  crescono in carcere insieme alle madri, nonostante siano condannate perlopiù per reati minori. E invece, proprio in quella sede, il senatore Cirielli (Fdl) ha annunciato una iniziativa legislativa per  togliere la responsabilità genitoriale alle donne condannate in via definitiva. Sarebbero “madri  indegne”, “madri degeneri”, questa la motivazione. Che intanto rimangano in carcere, insieme ai  loro figli. E se sono recidive o “pericolose”, che vadano in carcere senza figli. 

Il rilancio ideologico della “cattiva madre” poggia sull’archetipo patriarcale della donna  “doppiamente colpevole”: infrangendo la legge, queste donne hanno “tradito” la “natura femminile”,  sono venute meno alla “missione” di madre. L’icona della “missione materna”, pilastro  dell’assoggettamento storico femminile, è ormai stata smascherata dalle donne stesse e ha perciò poco  corso nella società “fuori”. Ma “dentro” (le mura del carcere), il vento di libertà fatica a entrare. Per  chi, come il senatore Cirielli, ha in mente una società disciplinata sulla base dell’esclusione di molti  uomini e di molte donne ritenuti “indegni” (per sesso, razza, e altre “anomalie” sociali), partire dal  carcere e dalle donne detenute si presenta come la via più facile per un ambizioso progetto di  restaurazione.  

L’aggressione ai diritti delle madri detenute è rivolta a tutte le donne; a sua volta è la punta di  diamante contro l’idea di pena finalizzata al reinserimento sociale (secondo Costituzione); in ultimo  è un attacco a un’idea di società inclusiva, tollerante, rispettosa e accogliente delle differenze.  Sono le parole sopra riportate di alcune detenute la risposta più chiara a chi vorrebbe negarle come  madri. Con semplicità ci parlano di come la “doppia colpa” pesi su di loro come doppia e ingiusta  pena. Con dignità e profondità di pensiero respingono gli stereotipi.  

Amplifichiamo la loro voce e partecipiamo alla Festa della Mamma per sostenerle, dando un nuovo  significato, fuori dalla retorica, a questa festa: perché sia un giorno dedicato alla libertà femminile,  alla responsabilità di tutte e tutti, alla solidarietà sociale.  

Sottoscrivono questo appello singole/i e sigle di associazioni (in ordine alfabetico) 

Serena Franchi, Sarah Grieco, Giulia Melani, Tamar Pitch, Katia Poneti, Susanna Ronconi, Grazia  Zuffa,