Si è tenuta sabato, 6 maggio, l’incoronazione del nuovo re d’Inghilterra, Carlo III: tenuta nell’abbazia di Westminster e seguita da una fastosa parata fino al palazzo reale di Buckingham Palace. Si stima che il costo dell’evento sia di circa 100 milioni di sterline, proprio mentre il paese affronta una crisi inflazionistica che, aggiunta ad un crescente divario tra le fasce più ricche e quelle più povere della popolazione, vede 14 milioni di britannici dover ricorrere quotidianamente alle mense allestite da associazioni di volontariato, e 270.000 senzatetto, dei quali 125.000 sono bambini.

Attualmente il pubblico dissenso per una famiglia reale costosa e distante dalla popolazione sta crescendo in tutto il paese, come reso noto da un recente sondaggio di Savanta che indica come il sostegno alla monarchia di coloro che hanno meno di 45 anni sia sceso ampiamente sotto il 50%, mentre nel complesso quasi un terzo del Paese preferirebbe una repubblica.

C’era dunque da aspettarsi che, pur tra il giubilo di alcuni sudditi che celebravano l’apoteosi di un’istituzione marcia basata sulla successione ereditaria piuttosto che su principi di uguaglianza, moltissime persone volessero manifestare in modo pacifico il proprio dissenso.

Numerosi picchetti e cortei di protesta contro la monarchia sono stati organizzati a Londra e in tutto il paese prima e durante l’evento, ma ciò che è andato oltre la più pessimistica previsione è stata la risposta repressiva da parte delle forze di polizia.

Stando alle dichiarazioni ufficiali della Metropolitan Police, nella sola giornata di sabato sono state arrestate 64 persone a cui sono stati contestati reati vari, sostanzialmente legati a presunte violazioni dell’ordine pubblico e alla cospirazione finalizzata a creare disturbo agli eventi dell’incoronazione.

Di fatto i manifestanti sono state arrestati e trattenuti nelle stazioni di polizia per diverse ore (alcuni per 14 ore) semplicemente per il fatto che avessero cartelli e megafoni, mentre gli agenti dispiegati sui luoghi dell’evento filmavano e fotografavano chiunque facesse parte di queste civilissime proteste. In uno specifico punto del percorso della parata le forze di polizia hanno anche costruito una barriera in modo che il re non vedesse la protesta mentre passava. Ad alcuni manifestanti gli agenti hanno intimato di non urlare slogan contro la monarchia perché altrimenti avrebbero potuto essere portati via.

Poco dopo l’arresto di alcuni suoi compagni, Graham Smith, autore di Abolish the Monarchy e direttore di Republic, movimento britannico per una riforma democratica dello stato, ha rilasciato la seguente dichiarazione sul proprio account Twitter.

“Mi trovo all’esterno della stazione di polizia. Sto ancora aspettando i miei colleghi. Diciamo le cose come stanno. Non esiste più il diritto a protestare pacificamente nel Regno Unito. Mi viene spesso detto che il monarca è lì per difendere le nostre libertà. Ora, in suo nome, le nostre libertà sono sotto attacco”.