I tanto temuti scontri non ci sono stati. Per la prima volta dopo 12 anni la manifestazione del 1° maggio a Torino si chiude senza incidenti. Nonostante le fosche previsioni della vigilia di molta parte della politica e dei media dirette a creare un clima di tensione, l’eterogeneo movimento dei lavoratori, degli studenti, dell’associazionismo e dell’antagonismo sociale ha dimostrato di essere in grado di regolamentare e gestire il corteo senza necessità di interventi esterni in funzione di ordine pubblico. Tutti e tutte hanno potuto raggiungere piazza San Carlo senza blocchi e impedimenti da parte delle forze di polizia come avrebbe voluto chi, ancora ieri, affermava che «la questione di ordine pubblico è sempre la stessa e dipende dalle intenzioni dello spezzone sociale del corteo che, come da copione, potrebbe cercare di entrare in piazza San Carlo durante i comizi».

Questo esito non è dovuto al caso ma all’impegno e all’attività di sensibilizzazione di parti significative del sindacato, dell’associazionismo e del movimento, consapevoli che «l’esercizio delle libertà fondamentali (anche quelle di dissentire e di contestare) è componente essenziale della democrazia e incontra il solo limite del ricorso alla violenza». Ciò era stato sottolineato, alla vigilia, dal Coordinamento Antifascista di Torino, costituito nel marzo scorso con la partecipazione di numerose realtà del territorio e di centinaia di cittadini e cittadine provenienti dall’arcipelago dell’associazionismo e della sinistra torinesi (dall’Anpi alla Fiom, dall’Arci a Volere la Luna, dal Centro Sereno Regis al Treno della Memoria, dall’Associazione Giuristi Democratici a Rifondazione Comunista, da Sinistra Italiana ai centri sociali e via elencando).

Il corteo del 1° maggio è, evidentemente, solo una tappa ma indica una strada e un metodo con cui continuare.