Mercoledì 17 Maggio ci siamo trovati sotto alla Prefettura di Torino per protestare contro l’attuale gestione del sistema dell’accoglienza da parte della Pubblica Amministrazione.

Abbiamo manifestato il nostro sdegno per il dramma a cui sono condannati coloro che, con un preavviso di sole 24 ore, sono obbligati a lasciare il luogo in cui sono accolti, nell’impossibilitá di trovare soluzioni alternative, vista l’emergenza abitativa attualmente in atto e i comportamenti razzisti e discriminatori di una gran parte dei locatori.

Alle 16.30 una delegazione del Coordinamento é stata ricevuta dalla Prefettura e alla quale, dopo aver descritto gli enormi problemi pratici lesivi dei basilari diritti umani delle persone che derivano direttamente dalle revoche delle accoglienze per superamento dei limiti di reddito (in primis, la condanna a vivere per strada, l’interruzione di virtuosi percorsi di inserimento e autonomizzazione, la cancellazione dal registro dei residenti, con gravi conseguenze per le future possibilitá di regolarizzazione delle persone) sono state illustrate le nostre rivendicazioni.

Nello specifico, il Coordinamento ha chiesto di:
• dare un maggiore preavviso, in linea con le norme che regolano il procedimento amministrativo, dell’inizio delle procedure di verificata del reddito dei singoli beneficiari, affinché questi siano messi nella possibilitá di cercare un’abitazione alternativa e possano interloquire con la Pubblica Amministrazione per far presente la propria reale situazione reddituale ed eventuali situazioni di vulnerabilitá;
• innalzare il limite di reddito cui consegue la revoca dell’accoglienza, posto che il decreto legislativo 142/2015 all’articolo 23 comma 1D prevede che i “mezzi economici sufficienti” al proprio sostentamento siano messi in relazione all’importo dell’assegno sociale (che per il 2023 corrisponde a 6.542,51 euro lordi annui per singoli o 13.085,02 euro lordi annui per le persone coniugate); chiediamo che a tale norma venga perlomeno data un’interpretazione che valorizzi la valutazione della “sufficienza” dei mezzi in maniera verosimile, che tenga cioé conto del reale costo della vita e degli affitti a Torino e in Italia in generale, e il fatto che un reddito inferiore ai
1000 euro mensili rappresenta il limite per essere considerati sotto la soglia della povertá;
• giungere ad una presa di coscienza congiunta da parte della Prefettura e delle realtà cittadine rispetto all’emergenza abitativa e umana che le revoche delle accoglienze stanno andando a creare (e che va a pesare su una situazione giá emergenziale), con la conseguente necessitá di apertura di un dialogo tra le varie realtá e una presa in carico del problema, con l’obiettivo di trovare delle nuove soluzioni abitative per coloro cui viene revocata l’accoglienza.
La Prefettura, dopo alcune perplessitá sulla possibilitá di discostarsi dalla norma cosí come scritta e abitualmente interpretata, si é dimostrata possibilista quantomeno rispetto all’opportunitá di introdurre un preavviso rispetto alla revoca dell’accoglienza e all’apertura di un dialogo con le realtà cittadine per individuare nuove proposte abitative.

La nostra protesta non si ferma, continueremo a lottare finchè il diritto all’abitare di tutte e tutti non sarà garantito!

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