Attivista russo contro la guerra Vladimir Kara-Murza condannato a 25 anni di carcere. Amnesty International: “Reminiscenza della repressione staliniana”

Vladimir Kara-Murza, attivista e giornalista russo, è stato condannato a 25 anni di carcere per “alto tradimento” e altri reati di natura politica per aver contestato l’invasione dell’Ucraina. Per Amnesty International è un prigioniero di coscienza che dev’essere immediatamente scarcerato.

L’accusa di “alto tradimento” è riferita alla “cooperazione con uno stato membro della Nato”, consistente nell’aver preso parte a conferenze a Lisbona, Helsinki e Washington nelle quali Kara-Murza aveva condannato l’invasione russa dell’Ucraina.

Il tribunale di Mosca ha giudicato Kara-Murza colpevole anche di “aver diffuso consapevolmente informazioni false sulle forze armate russe” durante un intervento alla Camera dei rappresentanti dell’Arizona, nonché di “aver svolto attività per un’organizzazione indesiderabile”.

“Questa sentenza è l’ennesimo tremendo esempio della sistematica repressione in corso contro la società civile russa, che il Cremlino ha ulteriormente inasprito e accelerato dopo l’invasione dell’Ucraina.
I cosiddetti ‘reati’ dei quali Kara-Murza è stato giudicato colpevole, aver condannato la guerra e aver preso le difese delle vittime di violazioni dei diritti umani, sono in realtà atti di grande coraggio. Questo verdetto confonde erroneamente l’attivismo per i diritti umani con l’alto tradimento e costituisce una reminiscenza della repressione dell’era staliniana”, ha dichiarato Natalia Zviagina, direttrice di Amnesty International Russia.

Kara-Murza, 41 anni, padre di tre figli, è stato arrestato l’11 aprile 2022. In carcere le sue condizioni di salute si sono deteriorate: secondo i suoi avvocati, soffre di una neuropatia a entrambi i piedi.

Kara-Murza era uno stretto collaboratore di Boris Nemtsov, assassinato nel centro di Mosca nel 2015, e aveva cooperato con l’ex prigioniero di coscienza Mikhail Khodorkovsky – ora in esilio -, con gruppi di opposizione, organizzazioni non governative per i diritti umani e organi d’informazione indipendenti.
Aveva sostenuto la “lista Magnitsky” e altre sanzioni mirate contro persone sospettate di aver commesso violazioni dei diritti umani in Russia. Nel 2015 e nel 2017 era sopravvissuto a due tentativi di avvelenamento, sui quali le autorità russe non hanno mai indagato.