LAW, Leverage the Access to Welfare, è un progetto di ASGI e del Centro Studi Medì di Genova, che dal mese di febbraio 2022 promuove la parità di accesso al benessere sociale sul territorio nazionale, attraverso un approccio giuridico e socio-economico per garantire la corretta applicazione della normativa antidiscriminatoria italiana ed europea.

Il progetto si è concentrato sull’obiettivo di agevolare l’accesso alle misure di welfare e al benessere sociale delle persone straniere per promuoverne una maggiore inclusione sociale. Per far ciò è necessario monitorare e contrastare le politiche e le pratiche di esclusione messe in atto dalla pubblica amministrazione, promuovendo una cultura dei diritti al fine di garantire parità di accesso alle prestazioni previdenziali, assistenziali e del mercato del lavoro ai migranti residenti nel territorio italiano.

Durante questo periodo, oltre 400 persone hanno contattato il servizio antidiscriminazione per ricevere supporto giuridico o segnalare un trattamento illegittimo. E a partire da queste segnalazioni è stato redatto un Vademecum in 4 lingue sotto forma di Frequently Asked Questions, e sono state predisposte schede e infografiche sulle principali prestazioni sociali e su come affrontare le discriminazioni istituzionali.

In questi mesi è stata portata vanti anche una ricerca sulle principali forme di discriminazioni basata sulle testimonianze di 522 cittadini di origine straniera. Uno studio che rivela come il settore percepito come maggiormente discriminatorio sia la ricerca dell’abitazione: ostacoli nel reperimento degli alloggi in affitto a causa dei pregiudizi e della diffidenza dei proprietari, canoni di locazione elevati per gli stranieri talvolta ritoccati verso l’alto, richiesta di garanzie aggiuntive, difficoltà nella stipula di contratti di locazione regolari ecc. Ne derivano spesso fenomeni di sovraffollamento, in abitazioni inadeguate, fatiscenti o prive di servizi di base; segregazione spaziale e locazioni irregolari, canoni maggiorati dal 30% al 50% in più a parità di tipo di immobile affittato. “Anche le agenzie immobiliari -si legge nel Report- operano con criteri discriminatori, scoraggiando l’accesso alle persone straniere (32,6%) in vari modi: ad es. proponendo meno alloggi da visitare, dicendo che l’appartamento è già stato affittato anche quando l’inserzione è stata appena pubblicata o dicendo esplicitamente che i proprietari non affittano a persone di origine straniera, come riportano le stesse testimonianze degli intervistati. Le madri con figli sembrano essere la categoria maggiormente penalizzata, poiché i proprietari preferiscono affittare a single o gruppi di adulti con contratti di locazione brevi, in modo che l’inquilino sia meno restio a lasciare l’immobile nel momento in cui serve al proprietario (questo potrebbe essere un caso di discriminazione di genere che si verifica anche con famiglie italiane)”.

Seguono le discriminazioni che avvengono nell’ambito lavorativo (33%): nell’accesso al lavoro le situazioni discriminatorie più frequenti sono state le seguenti: “non ho potuto partecipare ad un concorso pubblico perché era richiesta la cittadinanza italiana” (ha riguardato 91 persone, pari al 38,6% dei rispondenti), al secondo posto per numero di risposte vi sono i casi in cui è stato svolto “un colloquio in azienda ma la persona non è stata assunta pur avendo le qualifiche per svolgere il lavoro” (quasi un terzo dei rispondenti). Numerose anche le situazioni di discriminazione diretta in cui le persone dicono: “ho portato il mio CV in azienda, ma mi hanno fatto capire che non assumono stranieri” (29%) o quelle in cui esplicitamente “l’annuncio di lavoro scoraggiava i candidati di origine immigrata o con background etnico” (26%). È comune anche l’inferiorizzazione della persona straniera. La percezione di essere socialmente svalutati emerge in molti ambiti: 7 persone su 10 si sentono trattate con scortesia e “come se pensassero che non sia intelligente”.

Le discriminazioni più frequenti avvengono anche nel rapporto con gli uffici pubblici (33%), sui mezzi di trasporto pubblici (31%), in ambito sanitario (30%) e nel rapporto con i servizi privati (26%) e con le forze di polizia (25%). Le situazioni che emergono con maggior frequenza sono il fatto di essere trattati con molta scortesia (denunciato ben dal 60,4% degli intervistati) e la difficoltà di comprendere la modulistica da compilare senza avere alcun supporto (30,1%). Diversi servizi oggi richiedono il possesso dello SPID – Sistema Pubblico di Identità Digitale, in mancanza del quale diventa molto difficoltoso accedere alle prestazioni, in particolare su alcune piattaforme digitali come quella dell’INPS (a cui possono accedere senza SPID solo i soggetti che per ragioni normativi non lo possono avere come i soggetti sottoposti a tutela). In mancanza dello SPID si possono utilizzare la carta di identità elettronica o la Carta Nazionale dei Servizi ma con lettore R-feed o con delle applicazioni nello smartphone come autoidentificatori (strumenti non semplici per molte persone). Sono 82 le persone che hanno detto di aver incontrato difficoltà nell’accesso ad servizio perché non era in possesso di uno SPID o perché non riusciva ad utilizzarlo e un terzo di loro alla fine ha rinunciato al servizio.

La discriminazione può annidarsi anche tra i banchi di scuola. Spesso gli alunni immigrati non hanno le stesse opportunità di carriera scolastica dei loro compagni, con differenze note in letteratura tra chi è nato in Italia e chi è immigrato, in ragione del fattore linguistico. Una buona conoscenza dell’italiano da un lato e una famiglia alle spalle in grado di sostenere i ragazzi nel loro rapporto con la scuola sono ancora due variabili che incidono fortemente sulle traiettorie formative, gli esiti scolastici, il conseguimento del diploma, ecc..

Dallo studio emerge anche che il livello di discriminazione non dipende da quanto tempo una persona straniera vive in Italia né dal livello di integrazione della persona, ma dallo sguardo di chi discrimina.

L’evento finale del progetto con la presentazione del report contenente i risultati raggiunti in ambito giuridico e socioeconomico e con l’illustrazione degli aspetti socioeconomici emersi dalla ricerca del Centro Studi Medì sulle principali forme di discriminazione, dal titolo “Ricomincio dal 3: Uguaglianza, diritti sociali, immigrazione”, si terrà il prossimo 28 marzo dalle ore 10 alle ore 17 a Roma presso la sede del CNEL.

Qui il Vademecum antidiscriminazione “Risposte alle domande più frequenti”: https://www.asgi.it/wp-content/uploads/2022/09/VADEMECUM_IT_rev_4.pdf (sul sito è possibile anche recuperare la copia in arabo, francese o inglese: https://www.asgi.it/discriminazioni/contrastare-le-discriminazioni-la-guida-pratica-di-asgi/).

Qui i risultati dell’Indagine: https://www.asgi.it/wp-content/uploads/2023/02/Risultati-questionari-finale_-No-tabelle.pdf.