Un partito politico riconosciuto dallo Stato mostra apertamente la sua xenofobia ed il suo rifiuto dei migranti subsahariani. Una giurista lamenta: “Il razzismo è un crimine odioso punito dalla legge. Questo discorso razzista include un incitamento alla violenza e viola le disposizioni dell’articolo 9 della legge contro la discriminazione razziale”. Ma ecco che i membri del Partito nazionalista tunisino hanno i loro appoggi presso le autorità e beneficiano anche delle tribune televisive.

Il Partito nazionalista tunisino, presieduto da Sofien Ben Sghaïer e riconosciuto dallo Stato dal dicembre 2018, conduce da più di due mesi una campagna per espellere i migranti senza documenti originari dell’Africa subsahariana. Una petizione lanciata dal movimento ha raccolto quasi un migliaio di firme. Questa petizione, che sarà rivolta alle autorità regionali e centrali, comporta quattro punti: l’espulsione dei migranti in situazione irregolare e di ogni immigrato dell’Africa subsahariana che abbia commesso un reato in Tunisia o che abbia «turbato l’ordine pubblico», l’imposizione di un visto agli Stati subsahariani e l’abrogazione della legge organica 2018-50 del 23 ottobre 2018, relativa alla lotta contro la discriminazione razziale.

I leader di questo partito estremista vagano per i quartieri del governatorato di Ariana, percorrono i mercati e bussano alle porte dei responsabili. Obiettivo dichiarato: esortare all’espulsione degli immigrati originari dell’Africa subsahariana, che hanno indicato con l’acronimo Ajasiyin (acronimo delle iniziali in arabo D’Afriquia Janoub Al-Sahra). La sorveglianza e l’espulsione dei subsahariani è il compito più importante dell’autorità, sostengono, poiché si tratta, secondo loro, di proteggere la Tunisia dal pericolo della colonizzazione subsahariana.

Paranoia identitaria

Il razzismo è un crimine odioso punito dalla legge. Questo discorso razzista include un incitamento alla violenza e viola le disposizioni dell’articolo 9 della legge contro la discriminazione razziale,” dichiara a Nawaat Hanen Ben Hassana, consigliere giuridico dell’associazione Mnemty, a proposito del discorso tenuto dal Partito nazionalista tunisino.

Così, le rivendicazioni di questo movimento convergono con le posizioni dei partiti apertamente razzisti dell’estrema destra europea. Essi ritengono infatti che l’insicurezza sia legata alla presenza di immigrati, che rappresentano una minaccia per l’identità del paese. Da una parte e dall’altra, le organizzazioni per i diritti umani sono demonizzate e accusate di imporre ai governi delle politiche a favore dei migranti. Ritroviamo anche la nozione di «preferenza nazionale», secondo la quale i posti di lavoro dovrebbero essere attribuiti in via prioritaria ai nazionali.

Houssem Touben, membro dell’ufficio politico del Partito nazionalista ha dichiarato a Nawaat che la priorità è di proteggere la Tunisia dalla “colonizzazione subsahariana”. Il suo partito dispone «di prove dell’esistenza di un progetto di colonizzazione”, sostiene. E sottolinea che “l’Europa stanzia delle somme importanti per trattenere gli immigrati d’Africa subsahariana in Tunisia.” A questo proposito, Touben esprime i suoi timori sulla “possibilità di scatenare scontri sanguinosi” con le comunità subsahariane.

Da parte sua, la professoressa Hanen Ben Hassana, rifiuta questi propositi, rilevando che “la Tunisia è una terra di transito”, e che non sostiene la formazione di un eventuale Stato nello Stato da parte dei migranti subsahariani o un’illusoria colonizzazione. Inoltre, la giurista ricorda che “la presenza degli immigrati è regolamentata da accordi internazionali”.

Touben afferma che il suo partito ha presentato dei fascicoli al ministero dell’Interno, alla presidenza del governo e alla presidenza della Repubblica, nonché ai governatori delle regioni dotate d’importanti comunità subsahariane. I documenti trasmessi includono dei dati raccolti da membri del suo partito, testimonianze di alcuni abitanti dei quartieri, nonché degli elementi disponibili su internet, precisa. Secondo questi dati, i Subsahariani minacciano di espellere i tunisini, considerando che la Tunisia è la loro terra e quella dei loro antenati, sottolinea Touben.

Il Partito nazionalista tunisino fonda la sua campagna sugli scontri che hanno avuto luogo nella Cité Bahri a Sfax, tra migranti e locali. D’altronde, il partito estremista si dice gravemente preoccupato dall’espansione delle chiese tenute da Subsahariani.

Lo Stato è tenuto a sorvegliare la loro intensa attività religiosa, perché le loro chiese si sono diffuse in numerose zone. Prima che il loro progetto d’insediamento attirasse la nostra attenzione e che decidessimo di combatterli, avevamo chiesto un’altra soluzione: accogliere dei migranti africani che venerano il valore del lavoro. Abbiamo anche chiesto di accordare la priorità ai migranti musulmani e di insegnar loro la lingua araba perché possano facilmente integrarsi in Tunisia”, dichiara Touben a Nawaat.

Lascia scoppiare la sua rabbia dicendo che lo scopo dei migranti subsahariani è quello di cacciare i tunisini dalla loro terra, colonizzarla e rubare la sua storia, sostenendo che Hannibal era nero e che l’Islam è nato da loro.

Quanto al fratello del presidente del partito, si dichiara esasperato nel vedere una donna subsahariana incinta. “Vivono in Tunisia, iniziano a lavorare nei ristoranti, ottengono degli aiuti che dovrebbero essere dati prioritariamente ai Tunisini, e fanno dei figli. È così che la storia è iniziata in Palestina prima della sua occupazione. Può accadere anche in Tunisia, che verrà occupata dallo Stato di Ajsaël (in riferimento all’acronimo evocato sopra)”. Inoltre, il Partito nazionalista invita i Tunisini a non affittare degli appartamenti ai Subsahariani e ad astenersi nell’assumerli, ingiungendo la polizia a sorvegliare i loro luoghi di lavoro e di residenza.

Tuttavia, Houssem Touben respinge le accuse di razzismo, considerandole come un attacco al suo partito. “Non siamo contro i neri, ma siamo per l’applicazione della legge che vieta l’affitto di una casa a uno straniero senza che la sua presenza sia segnalata. L’appello all’espulsione delle persone in situazione irregolare è un appello all’applicazione della legge tunisina”, dichiara. Il movimento estremista non si rivolge solo ai migranti senza documenti. Chiede d’imporre un visto d’ingresso ai cittadini degli Stati subsahariani. Tuttavia, Touben ricorda che il suo partito opera legalmente, sottolineando che le autorità sono informate di tutte le sue attività.

Inoltre, il governatore di Ariana li ha ricevuti il 29 dicembre, al culmine della loro campagna contro i migranti subsahariani, rileva Touben. A suo dire, il responsabile ha adottato le loro posizioni nei confronti dei crimini e dei superamenti commessi da queste comunità. Dopo l’incontro con il governatore, Touben ha scritto su Facebook: “data la gravità della questione, non posso pubblicare dettagli sulla riunione. Ma sono molto felice di constatare che alcuni dei responsabili sono coscienti del pericolo. E hanno bisogno del sostegno popolare di tutti i tunisini. Degli indici indicano che il problema sarà risolto prima della presa di controllo del paese.”

Complicità dello Stato

Mentre la campagna presidenziale era in pieno svolgimento nel 2019, Touben mostrava il suo entusiasmo per Kais Saied (l’attuale presidente del Paese, NdR). Faceva anche parte delle sue sedi elettorali nei quartieri del governatorato di Ariana. Un sostegno che è continuato dal 2011 e che non si è smentito quando il presidente ha congelato il Parlamento con il suo colpo di forza il 25 luglio 2021. Su questo punto, Romdhane Ben Amor, incaricato delle questioni migratorie al Forum tunisino dei diritti economici e sociali, dichiara a Nawaat che il discorso del Partito nazionalista è il risultato di una situazione politica, economica e sociale discriminatoria verso i migranti. E aggiunge: “è un altro volto del populismo che segue il discorso politico populista che attualmente prevale nel paese. La procura non si è mobilitata per perseguire il partito ed i suoi aderenti, che conducono delle campagne contro gli immigrati dell’Africa subsahariana. Mentre sono ricevuti ed ascoltati da responsabili regionali.”

Per Ben Amor, questo partito promuove in qualche modo la segregazione. Secondo lui, gli immigrati originari dall’Africa subsahariana sono in Tunisia a seguito di accordi internazionali. Sono leggi discriminatorie che li mantengono in una situazione irregolare. “Oltre ai subsahariani, delle decine d’immigrati europei sono in situazione irregolare in Tunisia a causa di queste leggi”, sottolinea. Secondo le Nazioni Unite, in Tunisia vivono circa 57 mila migranti originari dell’Africa subsahariana. Ora, alcuni cercano di gonfiare questa cifra per promuovere un discorso razzista, sottolinea Ben Amor.

Sono degli esseri umani che hanno i nostri stessi diritti. Ma il discorso di questo partito si basa su un approccio sicuritario. E la cosa più pericolosa, è che queste forze possono svilupparsi e avvicinarsi al potere perché è il risultato naturale dell’espansione dell’estrema destra nel mondo”, afferma Romdhane Ben Amor.

Nel frattempo, delle pagine web che si presentano come dedite alle questioni di sicurezza, fanno apertamente la promozione dell’approccio del partito estremista verso i migranti subsahariani su Facebook et Twitter. Zied Rouin, membro dell’associazione antirazzista Mnemty, dichiara a Nawaat che questa retorica razzista è alimentata dal discorso fatto dalla polizia e dai sindacati sicuritari, che presentano i migranti irregolari come un pericolo per i Tunisini.

A questo proposito, l’associazione Mnemty vuole intentare un’azione legale contro il Partito nazionalista tunisino per violazione della legge sui partiti e della legge  n° 50 del 2018 relativa all’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale. Da notare che un’altra ONG tunisina ha già intentato causa al movimento. Mentre i membri del partito nazionalista accusano le organizzazioni per i diritti umani di tradimento e di servire l’agenda di paesi stranieri. Su questo piano Zied Rouin risponde: “le classificazioni che dividono i tunisini tra traditori e patrioti sono il riflesso del discorso ufficiale, in particolare quello del presidente della Repubblica e del ministero dell’Interno”.

Ma nonostante la sua retorica razzista, il Partito nazionalista tunisino agisce in piena vista dello Stato. I suoi fondatori e membri sono ricevuti da rappresentanti del potere, anche se questo partito viola le leggi locali e gli accordi internazionali. L’articolo 4 del decreto-legge n° 2011-87 del 24 settembre 2011 vieta ai partiti politici “di basarsi nei loro statuti, comunicati, programmi o attività sull’incitamento alla violenza, all’odio, all’intolleranza e alla discriminazione fondata sulla religione, la classe sociale, il sesso o la provenienza”.

Questo approccio discriminatorio e segregazionista è stato approvato dallo Stato che chiude gli occhi nell’attesa di un deterioramento della situazione? Nel frattempo, il discorso razzista ha cominciato a trovare appoggi in alcuni media, prosperando sul terreno del cospirazionismo, che si rivela piuttosto fertile in Tunisia.

Traduzione dal francese di Angelica Mengozzi.

L’articolo originale può essere letto qui