A Roma, una cordata di finanzieri privati, capitanata dai Friedkin (presidente della Roma), ha in mente di costruire uno Stadio da 60.000 posti tra Pietralata e Stazione Tiburtina, proprio in quei 14 ettari adibiti a Parco.

Tutt’attorno, nei circa 80 ettari di proprietà pubblica, ci sono da tempo progetti di cementificazione, previsti mastodontici edifici, progetti approvati o in corso di approvazione dal Comune di Roma, i cui cantieri sono in procinto di partire. Il quadro di edificazione lasciava liberi 14 ettari che sarebbero dovuti diventare il “Parco di Pietralata”. Proprio su questi ora incombe la minaccia dello Stadio!

“In sostanza, – sottolineano i cittadini del “Comitato stadio pietralata, no grazie!” – rubano il nostro verde pubblico per interessi privati. E’ una forma di tradimento che l’amministrazione pubblica sta compiendo ai danni dei cittadini che aspettavano il Parco, così come previsto dagli accordi precedenti”. Le maggiori criticità del progetto secondo i vari soggetti parte del Comitato, sono inoltre a livello di viabilità, inquinamento dell’aria, consumo di suolo, visto che lo stadio porterà inevitabilmente molto traffico in una zona già densamente trafficata. “Salvo miracoli ci ritroveremo in un caos automobilistico inimmaginabile – continua il Comitato – un gorgo continuo tra Pietralata, Tiburtina, Nomentana, Ponte Lanciani e Tangenziale Est. Ci chiediamo inoltre con seria preoccupazione, come passeranno i mezzi diretti al Pronto Soccorso Sandro Pertini in una situazione del genere. Per non parlare dei parcheggi, che al momento presente un problema di non facile soluzione.”

Con i progetti edilizi già approvati accanto all’Ospedale Sandro Pertini verranno costruiti ulteriori 2.000 appartamenti circa, con conseguente aumento dei residenti di più di 3.000 persone. “Come è possibile anche solo ipotizzare che a tutto questo caos si possa aggiungere nello stesso luogo anche uno stadio di 62.000 spettatori?” si chiedono i cittadini. “La zona Tiburtina (dati Arpa) è già tra le aree più inquinate della città di Roma, questa follia urbanistica andrà ad aggravare l’inquinamento esistente, mettendo a rischio la salute di migliaia di persone residenti e non”.

L’area è infatti già interessata da una mastodontica operazione di edificazione: nuova sede ISTAT (190.000 mc e 2.000 addetti), Studentato e Campus Biomedico dell’Università La Sapienza (230.000 mc, con più di 4.300 tra studenti ed addetti), Technopole (circa 20.000 mc e 657 dipendenti). A ciò vanno aggiunti i nuovi grattacieli del Centro Direzionale FFSS con previsione di circa 600.000 mc di cemento destinati a uffici. In totale i progetti previsti nelle vicinanze della Metro Quintiliani apportano cubature per circa 750.000 mc e circa 10.000 addetti (dati ufficiali desunti dalla documentazione presentata da AS Roma).

“In questi anni si parla tanto di crisi ambientale, ed una delle gravi emergenze in Italia è proprio lo spaventoso ritmo con cui consumiamo il suolo, una media di 19 ettari al giorno. – spiegano dal Comitato – Per intenderci, il valore più alto degli ultimi 10 anni, due metri quadrati al secondo. La decisione di voler costruire anche nell’unico spazio che in precedenza era stato riservato al verde è un’offesa al territorio, agli abitanti e al verde pubblico, che in questo modo rimarrebbe come abbellimento residuo di asfalto, smog e cemento.”

Senza parlare dell’effetto bolla di calore: “Nel nostro quadrante la sola Stazione Tiburtina è un hot-spot di calore (una sorta di generatore di caldo) che ha fatto registrare punte di 48,5 gradi. Ogni studio in merito ci dice che l’unica opzione per invertire questa tendenza suicida è ricorrere alle aree verdi, il cosiddetto verde urbano. Lo Stadio, con tutti i servizi connessi si presenta come un nuovo generatore di calore per tutta l’area. Distruggere il verde per costruire e immettere altro asfalto, cemento e smog è pura follia!”

Altra città, altro stadio, altra colata di cemento.

Questa volta è la società finanziaria proprietaria del Milan che intende presentare un progetto per realizzare un nuovo stadio sull’area verde dell’ippodromo de La Maura, adiacente al parco di Trenno, zona protetta del Parco agricolo sud, a Milano.

Una catena umana di 3000 persone domenica 19 marzo ha protestato contro questo progetto, che “significherebbe più cemento, nuove strade e parcheggi, più inquinamento e traffico, peggioramento dell’ambiente urbano, problemi di sicurezza per il flusso di tifosi attraverso strade e spazi aperti al quartiere – spiegano dal Coordinamento per la tutela dei territori del Parco Ovest di Milano Chiediamo con forza al sindaco di non aspettare il progetto del Milan, ma di dire no a priori, come chiede tutta la maggioranza del consiglio comunale e di municipio”

Come sottolinea Irene Pizzocchero, della Rete dei Comitati: “Tutti noi cittadini ci chiediamo perché, invece che costruire uno stadio ex novo, erodendo altro verde, non si ristruttura lo stadio Meazza (San Siro) esistente?”

La questione però risale all’ottobre 2019 quando Inter e Milan proposero un progetto per demolire San Siro e rifarlo poco lontano, al posto del parco dei Capitani.

“Il Comune di Milano con una prima delibera definì il progetto di interesse pubblico – spiega Gabriele Mariani, co-portavoce di MilanoInComune – sulla base delle valutazioni anche del Politecnico di Milano, ma era uno studio commissionato dalle due squadre, quindi non indipendente. Lo Stadio San Siro non è pericolante, non ha bisogno di essere demolito, tanto che accoglierà le Olimpiadi nel 2026! Probabilmente si chiede il suo spostamento perché a fianco, sulle aree del Trotto, si sta costruendo un’area residenziale. Il progetto iniziale prevedeva di costruire il nuovo stadio a fianco di San Siro, su 4 ettari di verde pubblico, con un contorno di edifici e centro commerciale. Il Comune ha chiesto delle rettifiche al progetto, e anche per questo ora le due squadre hanno proposto di spostarlo alla Maura, altra area verde poco più a nord”.

Insomma, in tutta Italia, colate di cemento che spingono altre colate di cemento, a cascata, erodendo sempre di più il verde. Nuove case, nuovi stadi, nuove strade, non realmente necessarie, utili solo agli interessi speculativi di chi fa soldi col cemento.