La lunga marcia verso l’agricoltura biologica, che per le strategie UE coprirà almeno un quarto dei campi, comincia dei territori, chiama in causa gli agricoltori ma anche le amministrazioni locali, che hanno il potere di incentivare la svolta ecologica cambiando anche solo poche norme. Va in questa direzione, per esempio, il progetto Cambia la Terra, promosso da FederBio insieme con Legambiente, Lipu, Medici per l’Ambiente, Slow Food e WWF, che lancia la seconda iniziativa di incontro dei Comuni che si sono impegnati nello sviluppo dei metodi biologici, sia nei campi e nelle aree verdi urbane che nelle mense pubbliche. Si tratta della seconda edizione di “Comuni liberi dai pesticidi”: il primo incontro è avvenuto nel 2019. Oggi le opportunità per un’agricoltura e un’alimentazione che eliminino le sostanze chimiche di sintesi sono ancora maggiori.

Si riparte quindi dai Comuni, con la realizzazione di un database che raccolga gli atti di tutte le amministrazioni che hanno fatto questa scelta, uno strumento di facilitazione per tutte le realtà che desiderino normare in questa direzione. E si riparte assegnando un riconoscimento a tutti i Comuni che si stanno già impegnando su questa strada.

Sono sempre più numerosi gli studi scientifici che dimostrano i rischi correlati all’uso di pesticidi chimici di sintesi sull’ambiente, con l’inquinamento di acqua, suolo e aria, e sulla salute dell’uomo, soprattutto nei soggetti più fragili come i bambini e gli anziani. E per questo motivo decine di Comuni italiani, da nord a sud, sono già impegnati per azzerarne o ridurne l’uso, sia nella gestione delle aree verdi urbane, dai giardini pubblici ai parchi giochi, sia delle aree agricole del territorio. Moltissime amministrazioni stanno invece intervenendo sulle mense, incentivando la scelta del biologico, soprattutto nelle scuole. Questi territori sono la dimostrazione concreta che ridurre o fare a meno dei pesticidi chimici è possibile.

E anche nel Vecchio Continente le città sono protagoniste. PAN Europe, insieme ai suoi membri affiliati, sta creando una rete congiunta di città libere dai pesticidi in tutta Europa. La Rete delle Città Libere dai Pesticidi prevede un’Europa in cui l’uso di pesticidi sia ridotto al minimo e sostituito con alternative sostenibili, tutelando in questo modo la salute dei cittadini e dell’ambiente e garantendo una migliore qualità di vita. L’obiettivo principale è riunire una massa critica di città impegnate a eliminare l’uso degli antiparassitari e fornire una piattaforma europea all’interno della quale condividere esperienze, pratiche e conoscenze, ricevendo un supporto reciproco. La rete mira inoltre ad aumentare la consapevolezza politica a tutti i livelli.

Nel nostro Paese, come si diceva, già diverse realtà municipali si sono attivate in tal senso. Vallarsa (TN), dove chi non coltiva bio deve attivare una polizza assicurativa per il risarcimento di spese e danni prodotti dall’inquinamento causato dalla sua attività. Belluno, che volente o nolente si è ritrovata nell’area di produzione del prosecco e nel grande abuso di pesticidi. Carmignano (PO), che dopo il divieto d’uso del glifosato su tutto il territorio comunale e l’approvazione del regolamento che vieta pesticidi sul verde urbano, punta a diventare 100% bio entro la fine del prossimo anno. E ancora Melpignano (LE), dove il Comune concede terreni ai giovani e ai disoccupati a patto che coltivino biologico e piantino almeno una specie tradizionale. Infine Tollo (CH), dove i coltivatori bio danneggiati dalla dispersione accidentale di pesticidi da campi vicini hanno diritto a un indennizzo. Sono solo alcuni dei tanti Comuni italiani che hanno regolamentato l’uso dei pesticidi: una lista parziale destinata ad allungarsi.

Invitiamo i nostri Comuni ad attuare delle buone pratiche contro l’uso di pesticidi, attraverso per esempio: l’adozione di tecniche biologiche per la manutenzione delle aree non agricole (rete viaria, ferroviaria) con particolare attenzione al verde pubblico e privato; il monitoraggio e controllo della cosiddetta ‘deriva’ (ovvero la dispersione dei pesticidi) per garantire la tutela della popolazione, dei corpi idrici e delle produzioni biologiche che rischiano il declassamento in caso di contaminazione; l’introduzione delle distanze minime dalle abitazioni e dalle coltivazioni biologiche dai campi convenzionali, garantendo durante i trattamenti con fitofarmaci di sintesi un’adeguata informazione ai cittadini residenti nelle aree rurali; l’obiettivo del 40% della superficie agricola coltivata a bio con strumenti idonei di formazione, consulenza, informazione e di supporto tecnico per l’innovazione e per la diffusione di approcci agroecologici e mezzi di lotta biologica, anche sostenuti da adeguati investimenti su strumenti e sistemi di monitoraggio agrometeorologico.

Domani, 29 marzo, è previsto a Roma, a Palazzo Valentini, un convegno per dare voce alle diverse esperienze delle amministrazioni territoriali che stanno legiferando in materia di pesticidi. Si tratta del secondo incontro della campagna Comuni Liberi dai Pesticidi, nel corso del quale sarà inoltre presentato il database e assegnato un riconoscimento come Comune biologico a tutti quelle realtà che hanno avviato progetti che incentivano l’utilizzo di metodi alternativi ai pesticidi chimici, con una menzione speciale per quelli che si contraddistinguono per particolare innovazione e ampiezza d’azione.

Per maggiori informazioni: https://www.citta-libere-dai-pesticidi.info/.