“Nelle zone più colpite dal terremoto adesso l’80 per cento degli edifici è inagibile: in pieno inverno, in un’area già ferita, dove si erano rifugiati tanti siriani, la gente è quasi tutta in strada”: lo riferisce all’agenzia Dire padre Claudio Monge, responsabile in Turchia del Centro domenicano per il dialogo interreligioso e culturale.
Il religioso parla da Istanbul, metropoli distante mille
chilometri dall’epicentro del sisma, ma è informato da
confratelli e fonti che si trovano anche nelle aree del sud-est
dell’Anatolia dove i danni sono stati maggiori.
“Le linee internet e telefoniche sono intasate e non è stato
facile avere notizie” dice padre Monge: “Persone che vivono a
Istanbul e che hanno familiari a Iskenderun, l’antica
Alessandretta, sono appena riuscite a sapere che i loro cari sono
vivi”.
Nonostante la distanza anche in riva al Bosforo questa mattina
sono state avvertite scosse, dopo quella principale, registrata
alle 2.17 di notte.
In Turchia l’emergenza riguarda però soprattutto il sud-est, in una zona prossima al confine con la Siria e in particolare alla provincia di Idlib, dall’altra parte della frontiera rispetto alle città di Iskenderun e Gaziantep.
“La priorità adesso è soccorrere i sopravvissuti ma ci saranno
conseguenze anche sul medio e lungo periodo perché i danni sono
stati devastanti” dice padre Monge. “Nell’area di Iskenderun ci
sono campi profughi di persone giunte da Idlib e dal nord-ovest
della Siria, che già erano in una condizione di sofferenza e
vulnerabilità”.
Il religioso, 54 anni, originario di Cuneo, sospira: “Piove
sul bagnato, una sciagura si somma a un’altra sciagura”.
Secondo le informazioni disponibili, oltre a condomini e complessi
residenziali sono stati danneggiati edifici di culto e di valore
simbolico.
“L’epicentro del sisma coincide con una zona caratterizzata dalla ricchezza di appartenenze religiose”sottolinea padre Monge: “Tra gli edifici crollati c’è la cattedrale cattolico-latina di Iskenderun, che pare sia stata rasa al suolo: il terremoto è un colpo anche per le piccole comunità minoranza religiosa”.
Del “crollo” dell’edificio di culto e di “case inagibili” ha
riferito padre Paolo Bizzeti, gesuita fiorentino, dal 2015
vicario apostolico dell’Anatolia, di base proprio a Iskenderun.
Secondo le stime rilanciate da responsabili dei soccorsi, a
perdere la vita in Turchia e in Siria a causa del terremoto sono
state oltre 500 persone.
(Vincenzo Giardina, DIRE) Roma, 6 feb. –