Il Perù sta attraversando una grave crisi politica dallo scorso dicembre, quando il Congresso ha destituito il legittimo presidente eletto Pedro Castillo, che ora è in carcere accusato di ribellione e al suo posto ha nominato presidente Dina Boluarte, che era vicepresidente del Paese.

Le mobilitazioni sociali, che chiedono le dimissioni di Boluarte, la chiusura del Congresso, un’Assemblea Costituente e la liberazione di Castillo, sono state fortemente represse dalle forze dell’ordine, con un bilancio di circa 50 morti e centinaia di feriti e detenuti.

Il governo della presidente golpista peruviana Dina Boluarte[1] questa domenica ha raggiunto il 71% di disapprovazione, secondo quanto annunciato dall’Istituto di Studi Peruviani (IEP) in base al suo ultimo sondaggio[2][3].  L’88% degli intervistati rifiuta i lavori del Congresso, il 58% ritiene che ci sia stata repressione da parte delle forze di sicurezza e il 60% considera giustificate le proteste anti-golpiste in atto dallo scorso dicembre. Questo indicatore è più alto nei giovani, con il 72%. La metà degli intervistati ha dichiarato di indentificarsi  con le manifestazioni.

Sulla base di sondaggi effettuati tra il 7 e il 12 gennaio, lo studio ha indicato che il 44% degli intervistati ritiene che le proteste siano state spontanee, mentre il 27% le associa a gruppi violenti e terroristi.

Un altro sondaggio, condotto da Ipsos Perù, ha confermato il livello di disapprovazione di Boluarte e ha sottolineato che l’amministrazione del Primo Ministro Alberto Otárola e del Presidente del Congresso José William è stata respinta rispettivamente dal 61 e dal 62% degli intervistati. Il 52% del campione stima che sia necessario indire le elezioni a dicembre 2023 e il 57% ritiene che il Presidente e il Congresso debbano essere eletti ogni quattro anni.

Come risposta, alla vigilia di manifestazioni che i movimenti sociali si preparavano a tenere questo lunedì a Lima per chiedere il rilascio di diversi leader arrestati dalle autorità,[4] sabato il governo Boluarte ha decretato lo “stato di emergenza” a Lima, Callao, Puno e Cusco, sospendendo vari diritti costituzionali. Il decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale intorno alla mezzanotte di sabato ed entrato in vigore domenica, autorizza i militari a intervenire insieme alle forze dell’ordine per “tutelare” l’ordine pubblico e a reprimere i manifestanti e stabilisce che “la Polizia Nazionale del Perù mantiene il controllo dell’ordine interno con l’appoggio delle Forze Armate”.

Per 30 giorni sono sospesi i diritti costituzionali dell’inviolabilità del domicilio, del libero transito nel territorio nazionale, di riunione, libertà e sicurezza personale. Nel dipartimento di Puno, il decreto prevede “l’immobilizzazione sociale obbligatoria” per 10 giorni a partire da questa domenica, che dovrà essere rispettata dalle otto di sera alle quattro del mattino del giorno successivo.

Durante questo periodo la circolazione sarà consentita solo per l’acquisto, la produzione e la fornitura di cibo. Inoltre, potrà circolare il personale necessario per l’erogazione dei servizi essenziali.

[1] https://www.telesurtv.net/news/peru-encuesta-desaprueban-gestion-presidenta-dina-boluarte–20230115-0015.html

[2] https://iep.org.pe/wp-content/uploads/2023/01/Informe-IEP-OP-Enero-I-2023-Informe-parcial-2.pdf

[3] https://iep.org.pe/noticias/iep-informe-de-opinion-enero-i-2023/

[4] https://www.telesurtv.net/news/peru-gobierno-boluarte-estado-emergencia-regiones-20230115-0003.html