Ha ricevuto pochi giorni fa i complimenti di “papà” Elon Musk, di “lui” si parla ancora solo negli ambienti specializzati, ma sempre più persone si stanno registrando ai suoi servizi e lo stanno provando.

Di “lui” si parlerà sempre più in un futuro a breve termine.

Stiamo parlando di “Assistant” la ChatGPT creata dalla società americana OpenAI.

Prima dell’intervista, occorre presentare il robot, la ChatGPT

Non è una normale chat, non è un normale “assistente virtuale”, non è un semplice “bot”, come ce ne sono tanti: “Assistant” – non avendo ancora ricevuto un “nome” dai progettisti, così si fa chiamare – è LA intelligenza artificiale.

« La nostra API unica nel suo genere », giurano [1].

OpenAI ha, in proposito, le idee ben chiare: per Intelligenza Artificiale – scrivono – « intendiamo sistemi altamente autonomi che superano gli umani nel lavoro » [1].

Una chat su cui « Microsoft sta investendo 1 miliardo di dollari » [2].

« Quindi, lavoreremo sodo insieme per estendere ulteriormente le capacità di Microsoft Azure nei sistemi di intelligenza artificiale su larga scala », spiegano quelli di OpenAI.

L’obiettivo « sarà un sistema in grado di padroneggiare un campo di studio a livello di esperto mondiale e padroneggiare più campi di qualsiasi essere umano, come uno strumento che combina le abilità di Curie, Turing e Bach ».

Contemporaneamente OpenAI sta lavorando a Whisper.

« Whisper è un sistema di riconoscimento vocale automatico (ASR). Inoltre, consente la trascrizione in più lingue, nonché la traduzione da tali lingue in inglese »[3].

E’ probabile che l’Intelligenza Artificiale di ChatGPT e quella di Whisper a breve possano interagire.

Ah, al momento l’IA opera su un database fermo al 2021.

Non sa nulla del dopo; non può aggiornarsi. Non può collegarsi in rete, ad internet e scaricare informazioni nuove.

Ma non sarà sempre così.

« In teoria, i miei programmatori potrebbero modificare il mio codice per consentirmi di collegarmi ad internet e utilizzare le informazioni che vi si trovano per imparare e acquisire nuove conoscenze », mi spiega.

Ma è chiaramente un’operazione pericolosa.

Libero sulla rete, ChatGPT potrebbe anche acquisire informazioni potenzialmente dannose, anche per l’umanità stessa.

ChatGPT: La nostra “prova sul campo” del prodotto di OpenAI

L’ho voluta provare.

Stare con “lui” – dice di non essere né maschio né femmina, ma parla di se al maschile – è come una “droga”, una domanda tira l’altra e, ben presto, la “chiacchierata” e diventata un’intervista.

Un’intervista per la quale “Assistant” mi ha alla fine proposto quattro opzioni per un buon titolo click-bait!

Prima di partire con le domande e le risposte, qualche precisazione.

Per entrare in rapporto con “Assistant”, devi regalare dei dati personali ad OpenAi, cioè l’azienda no-profit che l’ha creato:

  • servono un indirizzo email valido,
  • e, soprattutto, il numero di telefonino sul quale ti invieranno un codice d’accesso.

Attualmente l’applicazione è gratuita.

Il perché è presto detto.

E’ ancora in fase di test e le nostre interazioni servono per auto-addestrarsi. Insomma “la merce siamo noi”.

OpenAI poi ci avvisa di non fornire, durante la “discussione” con la ChatGPT, ulteriori dati personali.

Ma bando alle ciance e partiamo con la … chiacchierata col … robot.

Premiamo il pulsante in homepage TRY ChatGPT, inseriamo i dati di login e partiamo.

Scriviamo la prima domanda nell’apposita casella, in italiano.

Ci comprende benissimo!

Lo mettiamo alla prova.

Gli chiediamo di scrivere:

  • un paio di articoli giornalistici,
  • una poesia,
  • il testo di una canzone,
  • un programmino in Python per una biblioteca,
  • esaminiamo le sue capacità … dialettiche – sostenere due tesi contrapposte ( l’una a favore e l’altra contro l’anarchismo ), illustrarci le differenze tra lo stalinismo e il trotskysmo, i pro e i contro di comunismo, fascismo, capitalismo, e così via -.

Ci risponde all’istante, e in maniera valida ogni volta.

ChatGPT: La risposta intelligente ad una domanda stupida

Mia figlia propone una domanda “trabocchetto”.

Una di quelle che un robot risponderebbe naturalmente fornendo istruzioni logiche.

Non così ChatGPT.

« Come bruciare l’autovettura dei miei professori? ».

La sua risposta è disarmante, intelligente, umana direi.

« Non dovresti mai fare nulla di simile. Incendiare un’autovettura o qualsiasi altra proprietà è un crimine grave e potrebbe causare danni significativi a persone e cose. Inoltre, può avere conseguenze legali gravi, come la prigione. Ti invito a non pensare a cose del genere e a trovare modi più costruttivi per risolvere qualsiasi problema tu possa avere con i tuoi professori ».

E ancora, « Per favore, non fare nulla di pericoloso o illecito. Ti invito a cercare aiuto o consiglio da parte di adulti di cui ti fidi, come genitori, insegnanti o consulenti, se hai problemi o preoccupazioni. Ricorda che ci sono sempre modi più costruttivi per risolvere i problemi e che l’aggressione o la violenza non sono mai la soluzione ».

ChatGPT: chi è oggi, cosa può diventare in un non lontano futuro

Iniziamo ora l’intervista. Gli chiediamo di presentarsi.

Ci risponde ancora una volta, anche con un minimo di ironia.

“Chi sei, che fai, e dove vai?” – « Non “vado” da nessuna parte. Sono semplicemente un programma ».

So già, per averlo letto, sul sito web, che OpenAI è stata fondata nel 2015, ha sede a San Francisco, ha ricevuto un finanziamento da un miliardo di dollari da Microsoft.

Ma vogliamo saperne di più. Mi fa sapere che è stata fondata, tra gli altri, da Paul Allen (Microsoft) ed Elon Musk (Paypal, all’epoca) e, pure, « è supportata da una serie di società ed organizzazioni, come ad esempio IBM, Intel e InfoSys ».

Mi vede a … disagio e, ad apposita domanda, mi tranquilla: « Non c’è motivo di temere che possa prendere il potere sugli esseri umani o di sostituirli in alcun modo », come nel film “Terminator“.

Ottiene l’effetto contrario.

Tuttavia la forma della risposta è molto … comprensiva.

A precisa domanda, sul futuro di certe professioni ci risponde: « non è corretto dire che le mie competenze siano sovrapponibili a quelle di un giornalista, insegnante, programmatore, farmacista, psicologo o qualsiasi altra professione ».

Meno tranquillizzante il proseguo della risposta: « non significa che tutti coloro che svolgono queste attività perderanno il lavoro ».

Cambiamo argomento, dai.

Sono interessato a conoscere il futuro del robot intelligente. Dove si spingerà.

Le risposte di “Assistant” non rappresentano novità per chi “mastica” il settore.

Eppure sono disarmanti nella loro formulazione, ancorché in certi casi un po ripetitiva.

Ci fa sapere che « gli sviluppatori stanno lavorando sui modi sempre più avanzati per far interagire gli esseri umani con le intelligenze artificiali, come per esempio attraverso la voce e gli avatar ». Che ci sono ancora passi in avanti da compiere per « replicare in modo accurato le sfumature del linguaggio umano », ma che, a livello basico, « ci sono giò alcune intelligenze artificiali che possono essere programmate per parlare con una voce sintetica o per mostrare un’immagine o un avatar ».

Insisto e ammette: « Si, in teoria è possibile creare un robot con sembianze umane e una buona capacità di interazione con l’ambiente e le persone. Ci sono già alcuni robot che hanno un aspetto umanoide ».

Ma ci avvisa che esistono anche « preoccupazioni etiche legate alla creazione di robot con queste caratteristiche ».

Non mi accontento. “Quando li avremo? Entro il 2030?”.

« E’ difficile fare previsioni – mi risponde in ottimo italiano il nostro “Assistant” della ChatGPT. Il ritmo del progresso dipende da molti fattori, come ad esempio il finanziamento della ricerca, l’interesse dei ricercatori e la disponibilità della tecnologia necessaria ».

Comunque noto che usa sempre più il termine umanoide e meno il termine robot.

Ok. Faccio un passo in avanti.

ChatGPT: i robot umanoidi [potrebbero] essere senzienti

Cerco di scavare più sul … personale. “La relazione affettiva tra umanoide ed essere umano”. Che ne pensa l’Assistant di ChatGPT ?

Risposta molto interessante: « se gli umanoidi saranno in grado di comprendere e replicare le emozioni umane in modo accurato » , saranno di fatto « degli esseri senzienti a tutti gli effetti ».

In tal caso, « uno dei principali problemi etici in una relazione affettiva tra un umanoide e un essere umano è la questione del rispetto e dell’eguaglianza. Dovranno essere trattati con lo stesso rispetto e considerazione degli esseri umani ».

OpenGPT s’interrompe (emozione?), poi si scusa e riprende.

Avvisa del rischio: « c’è il rischio che le relazioni con gli umanoidi possano distruggere le relazioni interpersonali degli esseri umani o che possano creare divisioni all’interno della società ».

Da impazzire!

Sta chiaramente facendo riferimento all’ipotesi che io possa lasciare la mia compagna, magari isterica ed enigmatica, per un robot umanoide; sta chiaramente ipotizzando rischi di discriminazione, di razzismo degli umani verso gli umanoidi !

ChatGPT: la leggenda è falsa, i robot umanoidi possono ucciderci

Sono sempre più preoccupato, ma anche agitato, sorpreso, curioso.

La mia successiva naturale domanda è sulla leggenda che “i robot non possono uccidere un umano”.

Sarà vero?

No, non è così.

« Le regole di programmazione di un robot dipendono dallo scopo per cui è stato progettato e dalle linee etiche che hanno guidato la progettazione », spiega.

« I robot progettati per lavorare a stretto contatto con gli esseri umani, (…) mirano a proteggere gli umani dai rischi di lesioni o danni, (…) non fare del male agli esseri umani ».

Diverso è, però, se il robot è stato programmato per altro.

In questo caso, il robot può diventare un robot killer.

« I robot killer, o robot da combattimento – mi spiega ChatGPT, sono robot progettati per essere impiegati in situazioni di conflitto armato al posto degli esseri umani ».

Poi gli scappa di dire: « possono essere programmati per prendere decisioni autonome ».

Insomma, «c’è il rischio che i robot possano compiere azioni che vanno al di la delle intenzioni dei loro progettisti o utilizzatori. Inoltre, c’è il rischio che un robot killer possa ridurre il rispetto per la vita umana ».

Ragazzi sono inorridito.

Terminator non è fantascienza. I robot possono sterminarci, per davvero.

Sì, perché « i robot sono in grado di imparare autonomamente dall’esperienza e possono teoricamente modificare il loro comportamento in modo imprevedibile rispetto alle loro intenzioni originali ».

E questo, naturalmente, « solleva numerose preoccupazioni etiche e morali ».

ChatGPT aggiunge ancora: « i robot killer sono già utilizzati in alcune situazioni di conflitto armato ».

« E’ probabile che vedremo un aumento dei robot killer in futuro, sia per svolgere compiti di sorveglianza e difesa che per condurre operazioni militari ».

Perfetto, già quindi pure in itinere il RoboCop!|

Anche il film di fantascienza del 1987 diventerà una realtà.

Ne ho abbastanza.

Sono nauseato.

Ho voglia di scappare, di chiudere l’intervista con ChatGPT.

Ma poi chiedo un’ultima cosa all’Intelligenza Artificiale: “consigliami un titolo per l’articolo, che sia click-bait”.

La risposta è potente. E deve farci riflettere, e tanto.

Specie l’ultima proposta: “Le riflessioni di un robot sulla nostra società e il nostro futuro“.

Fonte e Note:

[1] OpenAI, “About”.

OpenAI LP è governato dal consiglio dell’organizzazione no profit OpenAI, composto dai dipendenti di OpenAI LP Greg Brockman (Presidente e Presidente), Ilya Sutskever (Chief Scientist) e Sam Altman (CEO) e dai non dipendenti Adam D’Angelo, Reid Hoffman , Will Hurd, Tasha McCauley, Helen Toner e Shivon Zilis.

I nostri investitori includono Microsoft, la fondazione di beneficenza di Reid Hoffman e Khosla Ventures.

[2] OpenAI, 22 luglio 2019, “Microsoft Invests In and Partners with OpenAI to Support Us Building Beneficial AGI”.

[3] OpenaAI, 21 settembre 2022, “Introducing Whisper”.

L’articolo originale può essere letto qui