Continua la cinica politica di assegnare alle navi umanitarie un porto sicuro sempre più lontano, costringendole a lunghi viaggi e a ingenti spese: dopo Ravenna, Ancona e Livorno, la nave Geo Barents di Medici senza Frontiere si è vista indicare come luogo di sbarco La Spezia, una destinazione “a oltre 100 ore di navigazione da dove ci troviamo in questo momento”, protesta la Ong. La nave ha tratto in salvo  69 migranti (tra cui nove donne e 25 minori, comprese due bambine di 5 anni) da un gommone in acque internazionali vicino alla Libia. Su segnalazione di “Alarm Phone”, la Geo Barents ha poi effettuato, dopo aver inutilmente avvisato le autorità italiane, un secondo salvataggio (altre 61 persone) e poche ore dopo un terzo (altre 69). Rischierà sanzioni, se non il sequestro della nave, per non aver obbedito all’assurda e disumana regola contenuta nel decreto Piantedosi, che impone di limitarsi a un solo salvataggio?

La storia si ripete e nessuno ha imparato la lezione. Perché non andare in porti più adatti e più vicini?” si chiede Medici senza Frontiere su twitter.

Come più volte denunciato dalle Ong, assegnare luoghi di sbarco così lontani ha anche la funzione di eliminare testimoni scomodi delle continue violazioni dei diritti umani in atto nel Mediterraneo. Sempre su twitter, Medici senza Frontiere denuncia infatti di aver assistito all’intercettazione di una barca in acque internazionali da parte della Guardia Costiera Libica. “Mentre ci avvicinavamo per mettere in salvo quelle persone, ci hanno minacciato di spararci se fossimo rimasti in zona”.

Denuncia ripetuta da Sea Watch. La Ong tedesca annuncia che finalmente, dopo tre lunghi mesi, l’aereo di ricognizione Sea Bird 2 è tornato a volare e ricorda che “per quasi un anno non abbiamo potuto volare nella zona di ricerca e soccorso libica. Un periodo in cui la cosiddetta Guardia Costiera Libica e altre milizie hanno illegalmente respinto le persone in Libia. Un periodo in cui le violazioni dei diritti umani e le emergenze in mare non sono state documentate.