La città si appresta a vivere l’ultima domenica prima delle feste. Addobbi, luci, mercatini fanno da cornice alle vie di Milano. Il freddo pungente non ferma le persone indaffarate nella ricerca dei regali, godendosi l’atmosfera natalizia, con la consapevolezza che fra poche ore riabbracceranno il caldo delle proprie abitazioni. Per chi ha un luogo accogliente dove tornare. Per chi ha la fortuna di poter scegliere.

C’è un angolo in Piazza Duca d’Aosta che guarda la Stazione Centrale, dall’altro lato della strada, dove le persone si stanno radunando. Sono le 14:30.

Striscioni, bandiere e cartelli sostituiscono le decorazioni tanto care in questo periodo. Tante anime, ognuna con la sua voce, quella che non si ha voglia di ascoltare, perché parla alle coscienze, e allora meglio far finta di nulla, molto più comodo rimanere dall’altra parte del muro. Non sentire per non vedere.

Un muro di cartoni è stato innalzato in mezzo alla strada, abbattuto simbolicamente perché oggi, domenica 18 dicembre, in occasione della #AbolishFrontex week e della Giornata Internazionale delle Persone Migranti, c’è chi ha deciso di sconfinare.

Una mobilitazione contro le politiche razziste e repressive, per chi crede nel diritto di tutte e tutti di vivere in una società senza confini, che accolga le persone indipendentemente dalle origini, dalla condizione economica, sociale e fisica.

Collettivo Passpartout, Cambio Passo, I Sentinelli di Milano, Mai più Lager – No ai CPR, Milano in Comune Municipio 3, Rete della Conoscenza Milano, AccoglierSi, ASGI – Associazione Studi Giuridici Immigrazione, Associazione NAGA Milano, Cantiere Milano, e molte altre realtà hanno sfilato lungo le strade di Milano, arrivando in Piazza della Scala.

Dal comunicato, le parole di chi c’è sempre stato e ci sarà anche domani.

E’ ora di sconfinare, sabotare e abolire i confini, materiali e ideali, che negli anni hanno assunto mille volti, ma che da sempre producono morte e sofferenza, separano terre e persone, negano i diritti fondamentali.

SCONFINIAMO! per abolire i trattati segreti che producono lager, violenze e discriminazioni.

Torture e violenze fisiche e psicologiche sono all’ordine del giorno ai confini della Fortezza Europa, frutto di accordi segreti con governi antidemocratici come quelli di Turchia, Libia e Tunisia, accordi che portano anche la firma di Minniti e Lamorgese, che prevedono fiumi di denaro per trattenere ad ogni costo (anche in termini di diritti umani) chi fugge da guerre, dittature, cambiamenti climatici, spesso conseguenze di politiche europee predatorie che perseguono nuove forme di colonialismo.

SCONFINIAMO! contro la criminalizzazione della solidarietà e delle ONG.

Le politiche di contrasto all’immigrazione dal sud globale hanno reso il Mediterraneo una fossa comune: dai porti chiusi, ai “taxi del mare”, al Codice di condotta del Ministro Minniti, all’accoglienza differenziata, arrivando oggi ai “carichi residuali” degli “sbarchi selettivi” di Piantedosi. Mentre l’agenzia Frontex ha legittimato la violenza di tutte le polizie europee ai confini, con una particolare ferocia sulla Rotta Balcanica.

SCONFINIAMO! contro i luoghi dei sequestri di Stato.

Hotspot, CARA, navi quarantena, CPR e gli stessi centri di accoglienza fatiscenti, sovraffollati, privi dei servizi necessari, veri e propri luoghi di alienazione, che diventano parte di un sistema repressivo che priva le persone della propria dignità, alimentando disagio sociale.

SCONFINIAMO! per la regolarizzazione generalizzata di tutt*.

Abbiamo assistito al ripetersi di sanatorie centellinate ogni dieci anni che si rivelano vere e proprie beffe, lasciando le vite di lavoratori e lavoratrici e delle loro famiglie in sospeso per anni. Le sanatorie sono una toppa peggio del buco, fondate come sono sul riconoscimento della persona solo in ragione della propria forza lavoro, negando i legami costruiti nel tempo e circoscrivendo opportunità ai settori lavorativi meno qualificati utili alla nostra economia. Queste sanatorie non sono la risposta!

SCONFINIAMO! per la libertà di movimento.

L’impianto normativo che regola le leggi sull’immigrazione produce volutamente “clandestinità”, favorisce lo sfruttamento del lavoro nero e il caporalato, sottoponendo le persone a un continuo ricatto e privandole nei fatti del diritto a una vita e ad un alloggio dignitoso; ne sono una conseguenza le baraccopoli delle campagne  e gli insediamenti abusivi ai margini delle metropoli. Le migrazioni costituiscono un fenomeno strutturale e inarrestabile; impedire nei fatti, con la pretesa di “gestire i flussi”, l’acquisizione di un titolo di soggiorno, attraverso anche lo svuotamento del diritto di asilo e la demonizzazione delle migrazioni economiche di chi fugge “solo” dalla fame e dalla povertà, è il segno dell’incapacità di visione della politica di fronte ad una sfida globale.”