Venerdì  2  dicembre  alle  ore  9:00,  si  terrà  a  Palermo,  nell’aula  bunker  del  carcere  dell’Ucciardone,  una  nuova  udienza  del  processo  che  vede  imputato  l’attuale  Ministro  dei  Trasporti  Matteo  Salvini,  accusato  di  sequestro  di  persona  e  rifiuto  di  atti  d’ufficio.

La vicenda  risale  all’agosto  del  2019,  quando  l’allora  Ministro  degli  Interni  costrinse   la   nostra   nave  ad   attendere   19   giorni   davanti   al   porto   di  Lampedusa  prima  di  permettere  alle  160  persone  soccorse  di  sbarcare  in  un  porto  sicuro.

Domani  verranno  auditi  l’ex  Ministro  dei  Trasporti,  Danilo  Toninelli,  l’ex  Ministra   della   Difesa,   Elisabetta   Trenta   e   Tiziana   Liguori,   dirigente  Ministero  Interni,    chiamati  a   testimoniare  dalla  Procura  per  chiarire  le  dinamiche  di quei  giorni  e le  responsabilità  di   ciascun   ministero   nelle  decisioni  prese  in  quelle  ore.

Alla luce degli avvenimenti di quest’ultimo mese, dell’ennesima  aggressione  politica ai danni  delle  ONG che  operano in mare,  dopo  che  ancora  una  volta  donne,  uomini  e  bambini  fragili  sono  stati  costretti  ad  attendere  giorni  in  porto  prima  di  poter  sbarcare,  subendo  violazioni che appaiono sempre  più gravi, come la selezione arbitraria tra gradi di  vulnerabilità  e l’utilizzo di  definizioni  inaccettabili  quali  “carichi  residuali”  riferita  a  esseri  umani  che  nelle  intenzioni  di  questo  governo  avrebbero  dovuto  essere  respinti,  ci  sembra  sempre  più  importante  poter  chiarire  in  sede  giudiziaria  la cornice  entro  la   quale  si  svolge la nostra  attività  di  soccorso  in  mare, le Convenzioni  internazionali  che   la  regolano e le responsabilità di chi ha ricoperto cariche istituzionali in questi ultimi  anni. 

Continuiamo  a  ribadire  di  aver  sempre  rispettato  il  diritto  internazionale,  la  legge   del   mare e la nostra Costituzione. Prova ne è che non una sola inchiesta  aperta a nostro  carico  ha  portato  ad  alcun  esito;  oggi  l’unico  a  essere  sotto  processo  è  un  ministro  di  questo  Paese  che,  con  scelte  che  continuano  a  rinnovarsi,  ha  di  fatto  calpestato  i  diritti  inviolabili  di  ogni  essere  umano  sanciti  dalla  nostra  Costituzione  democratica.