Ieri è stato un venerdì di proteste in tutto l’Iran e particolarmente nel Kurdistan iraniano e nel Belucistan-Sistan. A Zahedan, dopo la preghiera collettiva di mezzogiorno si è svolta una grande manifestazione alla quale hanno partecipato in modo massiccio anche le donne.

Le proteste hanno assunto forme diverse secondo le diverse situazioni locali e prevalgono le marce notturne, quando la maggior parte degli agenti non è in servizio.

Le forze di polizia, i pasdaran e i basiji mostrano segni di stanchezza e demotivazione. Le autorità hanno richiamato 1.500 pensionati, ma soltanto qualche centinaio ha risposto all’appello.

Il presidente Raissi è sceso in campo ieri in prima persona, compiendo una visita a Sanandanj, capoluogo del Kurdistan, per spronare i seguaci ad opporsi a quello che ha definito “il disegno dei nemici di destabilizzare l’Iran”. Il comandante delle guardie rivoluzionarie Hossein Salami ha partecipato alla commemorazione delle vittime dell’attacco terroristico di Shiraz, ripetendo lo stesso discorso e accostando le proteste al “disegno dei jihadisti comandati dall’esterno”.

La repressione non ha sfiancato le mobilitazioni. I comitati cittadini hanno indetto per il 5, 6 e 7 dicembre scioperi e proteste in tutto il Paese. Sono state programmate azioni di lotta pacifica in 30 città. Sono previsti scioperi di lavoratori e camionisti, chiusura dei negozi e fiaccolate serali. Le mobilitazioni si concluderanno con iniziative nelle università e nelle scuole il 7 dicembre, “giornata dello studente” in Iran.