Tutti vogliono la pace, ma nessuno vuole che Putin vinca la guerra. Insomma il cessate il fuoco e l’avvio delle trattative non è compatibile colla presenza di soldati russi in Dondass anche a costo del proseguio della carneficina.

Questa è la volontà del parlamento eletto dagli italiani lo scorso 25 settembre. Volontà espressa lo scorso 30 novembre dalla Camera dei deputati [1] che ha approvato la mozione Tremonti che impegna il governo « a prorogare fino al 31 dicembre 2023 la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell’Ucraina ».

A nulla è valsa quindi la strumentalizzata manifestazione per la pace di Roma dello scorso 5 novembre.

E’ stato chiaro il deputato Paolo Formentini (Lega): « gli ucraini vanno aiutati a difendersi fino al punto in cui avranno ottenuto il ripristino dell’integrità territoriale del proprio Paese ». Altrettanto il collega di maggioranza Salvatore Caiata (FdI) che ha condiviso la necessità di « prorogare … la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell’Ucraina, affinché tale guerra possa finire il prima possibile » [1].

Più guerra per giungere alla pace, insomma, ha affermato orwellianamente la Destra.

13,2 milioni di rifugiati, suddivisi a metà tra interni ed esterni, di cui 4,8 milioni di bambini sfollati dalle loro case; 6.000 vittime civili, 200 mila militari morti, equamente divisi tra ucraini e russi. Per il Parlamento, 9 mesi di guerra non sono sufficienti per comprendere che l’invio delle armi non accelera la pace!

Approvata anche la mozione di Deborah Serracchiani (Partito Democratico) che, in maniera meno esplicita, sostiene il governo Meloni nell’invio di armi all’Ucraina in continuità col governo Draghi. Vi si chiede, infatti, l’impegno a « continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, anche al fine di assicurare quanto previsto dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite – che sancisce il diritto all’autodifesa individuale e collettiva ».

L’Aula ha invece bocciato l’unica mozione di tutt’altro avviso presentata dai Verdi-Sinistra Italiana.

La mozione Zanella, infatti, chiedeva di « interrompere la fornitura di equipaggiamento militare » e, contemporaneamente, di « lavorare alla convocazione di una conferenza multilaterale per la pace e la sicurezza guidata dalle Nazioni Unite ».

Durante le dichiarazioni di voto, l’unica voce fuori dal coro atlantista è rimasta quella di Nicola Fratoianni.

L’esponente dei Verdi – Sinistra Italiana ha in particolare sottolineato la necessità di « un cambio di passo sul terreno della narrazione » denunciando come « infondata e ipocrita … la retorica delle armi fino alla vittoria come soluzione per la conquista della pace » [1].

E i Cinque Stelle? Il loro doppiogiochismo è stato svelato dal deputato Ettore Rosato (Azione-Italia Viva) che così in Aula ha commentato: « la mozione del MoVimento 5 Stelle non scrive le cose che dice il MoVimento 5 Stelle, scrive altro ».

La mozione scritta in perfetto stile “azzeccagarbugli” presentata da Giuseppe Conte, non chiedeva di interrompere l’invio di armi all’Ucraina. Tanto da consentire al deputato Vincenzo Amendola (PD) di commentare coll’uso del termine « capriole ».

Fa senso che tra tanti avvocati e uomini di cultura di cui è dotata la Camera, nessuno in Aula ricordava le parole di Bertrand Russell: « Il male peggiore che il nemico potrebbe infliggere con una pace sfavorevole, sarebbe un’inerzia se paragonato al male che ogni nazione si infligge continuando a combattere » « L’unico vero male della sconfitta è l’umiliazione», insisteva Russell. [2].

Fonti e Note:

[1] Camera dei Deputati, 30 novembre 2022, seduta n. 16, “Resoconto stenografico”.

[2] Sinistra Libertaria, 23 marzo 2022, “Bertrand Russell: Per pace, Ucraina negozi resa”.