Chi si aspetta la spiegazione dei miracoli raccontati dalla tradizione popolare in “Padre Pio” di Abel Ferrara rimarrà deluso,  ma non chi cerca di capire l’origine emotiva di tale credenza. Abel Ferrara non dà risposte ma suscita interrogativi, è spiazzante e maieutico.  Il regista non entra nella leggenda dei superpoteri del frate, la lascia sulla soglia, all’interpretazione personale; non narra la sua storia spirituale ma la relazione con i propri simili.

Regista statunitense di origine italiana, Abel Ferrara narra la vita di Francesco Forgione, alias Padre Pio, al momento del suo arrivo a San Giovanni Rotondo, il paesino in provincia di Foggia che tuttora ospita le sue spoglie, subito dopo la fine della Prima guerra mondiale. San Giovanni Rotondo era allora un borgo poverissimo sul quale la Chiesa e i ricchi proprietari terrieri esercitavano un dominio incontrastato.  Il frate viveva in uno sperduto convento di cappuccini, circondato di un’aura carismatica a causa delle sue visioni, o allucinazioni, mistiche.

Dopo la guerra la gente del luogo, disperata, guardava al socialismo per cambiare la cruda realtà. Gli esponenti di sinistra, temuti e avversati, erano ridotti al silenzio con la violenza. Mentre in Padre Pio crescevano le sofferenze fisiche e i deliri, la vigilia delle prime votazioni libere fu la premessa di un massacro che cambiò la storia del paese: a San Giovanni Rotondo le elezioni del 1920 erano state vinte dai socialisti, ma al momento d’insediarsi nel municipio trovarono la via sbarrata dai carabinieri ai quali era stato ordinato di impedire l’esposizione della bandiera rossa dal balcone comunale.

Nei disordini che seguirono il 14 ottobre 1920, in piazza Municipio, vennero uccise 14 persone e più di 60 restarono ferite. L’eccidio, il martirio degli ultimi, raccontato da Abel Ferrara in parallelo ai dolori psicofisici di Padre Pio, fa pensare a un collegamento metaforico tra fatti reali e credenza popolare: la vittoria socialista contadina repressa nel sangue, è concomitante all’allusione delle stigmate, ma le stigmate visibili sono quelle sul corpo dei poveri cristi abbattuti a colpi di fucile in piazza Municipio a San Giovanni Rotondo per aver votato un cambio di potere.

Padre Pio è raffigurato come una persona che soffre, tal quale gli ultimi. I deboli con cui si relaziona possono identificarsi in lui e attribuirgli un potere salvifico.  Il regista non entra nella leggenda dei miracoli del frate, la lascia sulla soglia, all’interpretazione personale; non racconta tanto la sua storia spirituale ma la relazione con le persone. Per questo l’opera di Ferrara, sottolineata da una colonna sonora ad hoc, ha lo spirito della tragedia.

PADRE PIO di Abel Ferrara

Italia, Germania, UK, 2022, 104’, prima mondiale

con: Shia Labeouf, Cristina Chiriac, Marco Leonardi, Asia Argento, Vincenzo Crea, Luca Lionello, Salvatore Ruocco, Brando Pacitto, Stella Mastrantonio, Martina Gatti, Roberta Mattei