Il pluripremiato regista messicano Alejandro González Iñárritu per spiegare “Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades”, ovvero “Bardo, falsa cronaca di alcune verità” ha detto: “Alcuni anni fa mi sono accorto all’improvviso che la strada davanti a me era molto più breve di quella che avevo già percorso. Inevitabilmente, ho incominciato a esplorarla a ritroso e nel profondo, ma entrambi i sentieri sono ingannevoli e labirintici. Il tempo e lo spazio si intrecciano e la narrazione che costituisce ‘la nostra vita’ non è molto più di un falso miraggio, composto da fatti percepiti in modo soggettivo dal nostro imperfetto sistema nervoso. La memoria non è veritiera, possiede soltanto convinzioni derivate dalle emozioni. È quindi la verità̀ dell’emozione che io voglio ricercare, nell’enorme baule pieno di chimere che mi porto dietro” .

Non si può negare che, pur non essendo “Bardo” un film autobiografico, benissimo interpretato da Daniel Giménez Cacho , sia in fondo un avatar del regista. La cui vicenda si riassume così: Alejandro Iñárritu è nato nel 1963 a Città del Messico. Il padre, dirigente bancario molto benestante, cadde in disgrazia dopo alcuni investimenti sbagliati. Alejandro a 17 e 19 anni lavorò come mozzo su una nave attraversando l’Atlantico. Oggi è un uomo di enorme successo che vive a Los Angeles con moglie e due figli. Ha vinto 5 Oscar, 4 Golden Globe, 3 Bafta, 2 David di Donatello; è il primo messicano insignito dal Festival di Cannes quale miglior regista.

“Bardo, Falsa crónica de unas cuantas verdades”  racconta di Silverio (Daniel Giménez Cacho) giornalista documentarista messicano di grande successo che vive negli Stati Uniti quale emigrato di prima categoria, ha riconoscimenti importanti, grande casa a Los Angelis e figli che studiano lì. Dopo aver ricevuto un prestigioso premio internazionale, Silverio è costretto a tornare in Messico, dove a contatto con una realtà dolorosa, lui trapiantato di lusso in un Paese che ha una storia controversa verso la miseria messicana, entra  in crisi. Mentre i ricordi e le paure salgono in superfice,  emerge il suo sconcerto e lo stupore nel pensare a sé confrontandosi con chi ha una vita amara. In un mondo paradossale dove Amazon compra le nazioni, cumuli di persone rifiutate s’ammucchiano come spazzatura. Silverio cerca risposte sul proprio ruolo nella follia del quotidiano, sulla divisione tra realtà e finzione, sulla propria identità, sul successo, la caducità dell’esistenza, i legami con la famiglia, attraverso il setaccio della storia messicana, inscindibile da quella umana.  Per capirlo è importante sapere che “Bardo”  nel buddismo ha il significato di uno stadio di limbo, in cui esiste trasformazione e rinascita.

Prodotto da Netflix, uscirà anche nelle sale e per la straordinarietà delle immagini andrebbe assolutamente visto sul grande schermo. Surreale al punto che non tutti i simbolismi sono decifrabili, colpiscono tuttavia a livello subliminale, suscitando meraviglia e commozione. Intimista e universale. Ad esempio un neonato  non vuole uscire dall’utero materno perché fuori è un disastro e il padre accetta di ricacciarlo dentro la madre, fino al giorno in cui dovrà per forza navigare da solo e sarà affidato al mare. In un film che parla anche d’immigrazione queste immagini potenti, tenere e tragiche, non possono non far pensare – al di là della storia del protagonista – ai bambini annegati durante le traversate dei profughi. Come fanno riflettere le schiere di migranti anonimi che solcano montagne assolate e polverose verso una vita migliore e un approdo che tutti ci rende uguali: la morte.

BARDO, FALSA CRÓNICA DE UNAS CUANTAS VERDADES

Regia:  Alejandro G. Iñárritu
Produzione:  M Productions, Redrum
Durata:  174’
Lingua:  Spagnolo, Inglese
Paesi:  Messico
Interpreti:  Daniel Giménez Cacho, Griselda Siciliani, Ximena Lamadrid, Iker Sanchez Solano, Andrés Almeida, Francisco Rubio
Sceneggiatura:  Alejandro G. Iñárritu, Nicolás Giacobone
Fotografia:  Darius Khondjii
Montaggio:  Alejandro G. Iñárritu, Mónica Salazar
Scenografia:  Eugenio Caballero
Costumi:  Anna Terrazas
Musica:  Bryce Dessner, Alejandro G. Iñárritu
Suono:  Nicolas Becker, Martin Hernandez