A meno che tu non sia rintanato in una caverna da anni, sappiamo tutti che il maltrattamento degli animali è un argomento popolare, ma non in senso positivo. La musica, i documentari e i canali d’informazione hanno diffuso consapevolezza nella società.

Nonostante ciò, i diritti degli animali vengono violati a destra e a manca e siamo ancora parecchio lontani da una soluzione. Sebbene questi diritti siano piuttosto ampi e possano essere suddivisi in vari ambiti (le leggi nazionali, le razze di animali, il tipo di attività, ecc.), alcuni sono più preoccupanti di altri.

Non c’è dubbio che il movimento vegano sia cresciuto esponenzialmente in tutto il mondo, comprese nazioni come Australia, Stati Uniti, Regno Unito e Israele. Per esempio, uno studio di Ipsos Retail Performance ha dimostrato che i vegani nel Regno Unito sono aumentati del 360% tra il 2004 e il 2019. Un’altra modalità per confermare l’espansione di questo mercato è controllare le tendenze delle ricerche su Google. L’anno scorso, il rapporto di Google sulle ricerche di “cibo vegano più vicino a dove vivi” ha mostrato un incremento del 5000%.

È comprovato che l’industria dell’allevamento ha conseguenze sull’ambiente e produce circa il 18% dei gas serra. Da ciò deriva una preoccupazione doppia – ambiente e diritti degli animali – ma ci sono molte altre violazioni, magari anche più gravi, che sembrano rimanere nell’ombra.

Non sono mai riuscita a capire l’allevamento degli animali, né la ricerca di purezza a livello di razza. In questo ambito possiamo includere specie diverse come i gatti o i cani per i concorsi di bellezza, perché gli influencer non sono abbastanza tossici per la società e abbiamo bisogno anche di petfluencer (animali domestici con particolare pedigree, ndr), per accrescere i profitti dei padroni, o come nel caso dei cavalli da corsa.

In questa versione aggraziata e moderna dei fenomeni da baraccone, è normale che i cani abbiano reazioni allergiche ai prodotti di bellezza (per esempio, la lacca) a cui sono esposti, ma i rischi possono andare oltre. Nel 2015 un setter irlandese di tre anni chiamato Jagger è stato avvelenato nello spettacolo cinofilo più grande del mondo, Crufts.

Foto di Dee Milligan-Bott

Il concorso annuale di bellezza dei cammelli “The King Adbulaziz Camel Festival” che si tiene in Arabia Saudita è un esempio di come nemmeno gli animali sfuggono alle costruzioni sociali della bellezza. Con un premio che arriva a 66 milioni di dollari, migliaia di persone si iscrivono al concorso assieme ai loro adorati animali. Il desiderio di vittoria, a volte, è così forte che la cosmesi diventa allettante. Nel 2021 43 animali sono stati squalificati a causa di iniezioni estreme di Botox, ormoni e altri ritocchi.

Foto di Fayez Nureldine

Nella categoria di esposizione degli animali possiamo inserire situazioni più comuni come gli zoo e i circhi. Anche se ognuno di essi rassicura il pubblico circa l’ottimo trattamento degli animali, è giusto portare via un animale dal suo habitat naturale e rinchiuderlo in una gabbia o in un acquario? Il documentario di Netflix Blackfish ha mostrato le conseguenze subite dalle orche in cattività da anni.

La stessa cosa succede con gli zoo in cui gli animali non possono essere se stessi al 100%, anche se a volte è ragionevole pensare che la conservazione delle specie sia la priorità. Lasciando da parte gli spazi angusti, gli animali sono soggetti a stress quotidiano che può portare a comportamenti distruttivi. Il London Zoo che ospita più di 750 specie è di tendenza su tutti i social media. In una delle recinzioni, anziché vedere un animale, c’è una borsa fatta con la pelle di un coccodrillo siamese. Anche se questa esposizione è vecchia di un paio d’anni, è diventata recentemente virale su Twitter, il che dimostra una preoccupazione più sentita che mai.

Foto di London Zoo

Comunque, visitare luoghi in cui gli animali sono messi in mostra è un’attività assolutamente per le famiglie, o anche per fare un’esperienza diversa quando sei all’estero. Quando ero in vacanza a Malta nel 2018, ho nuotato con i delfini del Parco Marino di Malta. È stata una bella esperienza, sebbene costosa (120 euro per mezz’ora), che ha compreso anche una breve spiegazione sulle condizioni di sicurezza. Ho potuto toccare gli animali quando mi è stato concesso e ho notato che uno dei delfini aveva una grossa cicatrice, così mi sono resa conto del tipo di attività che stavo svolgendo. Dopodiché mi sono documentata sugli abusi che gli animali soffrono e mi sono ripromessa che non avrei mai più messo piede in un luogo del genere.

Un’altra cosa molto comune è l’impiego degli animali come attrazione turistica. Per esempio, abbiamo cominciato ad addomesticare i cavalli nel 4000 a.C. poi sono diventati velocemente un mezzo di trasporto e uno strumento per lavorare con macchinari pesanti. Questo però non spiega come mai li usiamo ancora nelle nazioni moderne. Per esempio, a Sintra, in Portogallo, si vedono normalmente carrozze che portano i turisti in giro per il paese, anche durante i periodi più caldi. Quest’anno a New York un cavallo da carrozza è collassato a terra in mezzo alla strada a causa della stanchezza durante un’ondata di caldo.

L’uso di muli come taxi a Santorini in Grecia non è un fatto nuovo, ma siamo ancora lontani dalla fine di questa pratica. Sotto il sole mediterraneo circa cento asini e muli sono obbligati a trasportare carichi pesanti quotidianamente, senza poter bere o ripararsi all’ombra. Se va così male, perché continua a succedere? La risposta è semplice: per tradizione. Forse la domanda dovrebbe essere: fino a che punto siamo disposti ad arrivare per mantenere le tradizioni?

Traduzione dall’inglese di Mariasole Cailotto.

Revisione di Daniela Bezzi.