A Roma la quindicesima edizione di Renoize, una tre giorni in ricordo di Renato Biagetti ucciso nel 2006 da due neofascisti, che si conclude oggi

Sono intervenuti nel primo giorno di dibattito:
– Maria Edgarda Marcucci autrice del libro “Rabbia proteggimi”
– Mamme in piazza per la libertà di dissenso
– Madri contro l’operazione Lince- Contro la repressione
– Comitato Madri per Roma Città Aperta
– Avvocato Francesco Romeo
– Collettivo Askatasuna
– Esponenti dei Sindacati di Base
– Collettivi studenteschi autorganizzati
– Movimenti per il Diritto all’abitare

– Hassan Bassi, libro bianco – Forum droghe

Tutto il festival è stato tradotto nella lingua dei segni a beneficio dei sordi, anche questa espressione di intersezionalità, tangibile anche nei temi affrontati al festival Alta Felicita di Venaus.

Man mano questo festival è andato crescendo, intersezionando lotte, costruendo un altro modo di manifestare l’antifasciamo” è stato l’incipit di apertura del festival.

Il primo tema è stato la repressione del dissenso, delle lotte della base sociale: “La pressione che si esercita su tutti coloro che cercano di cambiare questo mondo, si organizzano e contestano il sistema. Non parleremo di cosa ci aspetta dal 25 settembre in poi, perché le conseguenze noi le paghiamo già da prima. Una repressione volta a criminalizzare i movimenti sociali” ha dichiarato la moderatrice del festival.

C’è poi stato un appello ad unire le lotte: “Nonostante le difficoltà, nonostante le distanze, nonostante le differenze, anzi a fare di quelle differenze una ricchezza, una potenzialità, una potenza in un momento così complesso come quello che stiamo attraversando “, questo appello è in continuità con ciò che è avvenuto nella lotta studentesca, che è stata sostenuta dai sindacati di base.

Intersezionare quindi: le varie espressioni, le varie sensibilità della base sociale. Un indubbio cambio di passo. Segno inequivocabile che la cultura è motore di cambiamento. Segno inequivocabile che la repressione unisce, come sempre è successo nella storia.

Appare infatti che allo stato attuale le varie sensibilità della base sociale stiano effettivamente mettendo in primo piano i temi, condizione irrinunciabile e motore per il superamento delle differenze, è verosimile che dopo il 25 settembre questo processo andrà sempre più verso un consolidamento.

Abbiamo voluto fortemente questo dibattito sul tema della repressione, perché riteniamo che sia sicuramente il  tema principale sul quale dovremmo attivare la nostra azione di movimento e di antifascisti” ha dichiarato Germana, del Comitato Madri per Roma Città Aperta.

E’ poi intervenuta Maria Edgarda (Eddi) Marcucci, che è stata sottoposta alla misura della sorveglianza speciale. La sorveglianza speciale è una misura che viene applicata senza che ci sia stata una condanna per un reato. I dubbi, da molti sollevati nel dibattito pubblico, riguardano il fatto che questa misura sia stata comminata, nel caso della Marcucci, per la sua attività politica nella base sociale, di manifestazione del dissenso. Una criminalizzazione del dissenso, quindi, ma senza crimine.

Concordo con  l’invito a ragionare su Genova 2001” ha dichiarato la Marcucci, ha poi continuato facendo riferimento ad una generazione che non è cresciuta nel post Genova e che non è imbevuta da quella vena punitiva, criminalizzante. “Interrogandoci sull’antifascismo oggi non possiamo che pensare che nessuna delle persone che salirà al Governo avrà mai a cuore ciò che abbiamo a cuore noi: la qualità, la sorte, il senso e il significato delle nostre vite. Nei vent’anni successivi (ai fatti di Genova 2001, n.d.r.)  a qualunque istanza sociale venisse dal basso, ma neanche tanto dal basso, si è sostanzialmente risposto con polizia e militarizzazione (da molti denunciata e stigmatizzata in  particolare in Valsusa, territorio della lotta NoTav, n.d.r.)”.

Sara del movimento studentesco: “Ci siamo resi conto della necessità di unirci in un unico movimento con delle rivendicazioni e dei valori comuni, che sono i valori dell’antifascismo, dell’antirazzismo, del transfemminismo. Ci siamo mobilitati per tutto il corso dell’anno […] per chiedere un maggior supporto alla salute mentale: tutti gli sportelli erano inutili o per molti inaccessibili. Siamo scesi in piazza incontrando tanta repressione da parte delle forze dell’ordine e tanto silenzio da parte delle istituzioni “.

Se non siamo noi a rispondere ai problemi sociali che vedremo davanti ai nostri occhi, che subiremo sulla nostra pelle: chi sarà?” ha dichiarato  Lorenzo del movimento studentesco.

Questo attacco (il processo di Torino per associazione a delinquere a carico di esponenti dell’Askatasuna, n.d.r)  avviene in un momento di estrema debolezza dei conflitti sociali, a parte alcune esperienze. Ciò che permette questo tipo di attacchi è la mancanza di un rapporto di forza generalizzato e generale che negli ultimi anni non siamo stati in grado di riprodurre come movimento” ha dichiarato Vincenzo da Torino.

Abbiamo contribuito a creare una rete che fosse un’attenta osservatrice delle libertà comuni. La nostra è solidarietà piena con tutte quelle figure, quei collettivi, quell’agire che dà voce a chi voce non ha, a quei disagi che altrimenti non  verrebbero neppure sentiti. Non si può ridurre l’azione politica importante come quella di molti collettivi, o sindacati, a semplice delinquenza comune. Abbiamo conosciuto anche il carcere. Abbiamo instaurato dei rapporti con le detenute del carcere di Torino. Stiamo facendo lo sciopero a staffetta lanciato da Rita Bernardini per i 59 (ad oggi, n.d.r.) suicidi ” hanno dichiarato Diana e Rosa delle Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso.

Significativo è stato l’intervento (al minuto 1:24:06 del video) delle Mamme contro l’Operazione Lince.

In diversi interventi è emersa, più o meno esplicitamente, la necessità di ricerca di nuovi linguaggi, di nuove forme di resistenza:
– è evidente l’intrinseca sfida che coinvolge direttamente l’ANPI: alla risposta e al sostegno che saprà dare, tutta unita, a queste forme di resistenza, che derivano dichiaratamente da un sentire antifascista
– la base sociale si trova di fronte alla sfida dell’allargamento del consenso nell’opinione pubblica, vedremo se questi nuovi linguaggi e queste nuove forme di resistenza andranno a coinvolgere quella larghissima parte di cittadini, vittime della forbice sociale, che non andranno a votare, ma che sono accomunati da problemi che letteralmente affondano nella loro “carne” e nella carne dei loro figli.

Nel dibattito pubblico appare sempre più diffusa la sensazione che lo Stato stia trattando la base sociale, attraverso le proprie istituzioni, come degli avversari (se non dei nemici) invece che dei cittadini con delle istanze.

In un cambio di passo comunicativo da parte dei movimenti appare chiaro che le istanze delle lotte, seppur conflittuali, rientrino nel solco determinato dalla Costituente antifascista. Cadono quindi anche da un punto di vista concettuale  – e non solo da quelle che sono le forme di lotta, oggettivamente diametralmente difformi da quelle che il terrorismo ha sempre messo in atto – le accuse di terrorismo ai NoTav, dichiarate in diretta nazionale dal Direttore de La Repubblica Molinari.

In conferenza stampa Dana Lauriola, in quel contesto portavoce del “famigerato” centro sociale Askatasuna, ha dichiarato di riconoscersi nel dettato costituzionale, lo stesso ha dichiarato Alberto Perino a nome del movimento NoTav. Cade quindi concettualmente l’accusa, peraltro già derubricata dal GIP, che delineava esponenti della cittadinanza attiva come elementi eversivi.

Le accuse di associazione a delinquere, che si stanno moltiplicando ai danni di chi sta facendo lotte politiche o sindacali, sono entrate nella polemica pubblica. L‘associazione (art. 416 c.p.) prevede che, se non si è commesso alcune reato, si venga comunque condannati per il fatto di essere facenti parte di quell’associazione. Si evince quindi che nel caso in cui l’ambito sia quello di un gruppo di cittadinanza attiva che dissente politicamente, o un sindacato di base, far parte di quell’ambito, condividere quel dissentire sia di per sé un crimine.

Inevitabile quindi l’interrogativo dal punto di vista logico: l’associazione a delinquere, ad esempio nel caso del processo in corso a Torino, è stata contestata ad un gruppo ristretto di persone all’interno di un’ambito ben più allargato: il movimento NoTav. Questo gruppo di persone non è tuttavia stato disconosciuto dal movimento NoTav. Non si capisce quindi come il teorema accusatorio basato sull’art. 416 non sia stato esteso a tutto il movimento, o anche solo a tutto l’Askatasuna e come le accuse di Piacenza, ora cadute, non siano state estese a tutti i SI Cobas.

Difficile riassumere in questo già lungo articolo un avvenimento così denso. Consigliamo di visionare integralmente il video.

Il video della conferenza: