Forse non tutti sanno che non esiste, a livello internazionale, un’agenzia pubblica o privata che si occupi di verificare la democraticità dei sistemi elettorali. L’OSCE fornisce un interessante manuale per osservatori che vogliano controllare le elezioni ma non stila alcuna classifica sul maggiore o minore livello di democraticità delle elezioni.

Dico questo perché una mia preoccupazione è quella di capire verso che direzione vadano le elezioni nei vari paesi ed, in particolare, nel mio, l’Italia.

In Italia, tempo addietro, si è molto parlato di “par condicio” cioé delle condizioni di accesso equo all’informazione. La legge 22 febbraio 2000, n. 28 disciplina questo campo ed ha tra i suoi principi, all’art. 2

le emittenti radiotelevisive devono assicurare a tutti i soggetti politici con imparzialità ed equità l’accesso all’informazione e alla comunicazione politica.

Non credo di dover spiegare la distanza che esiste tra questo principio e la realtà delle trasmissioni televisive e dei telegiornali.

Però faccio alcuni esempi: a oggi è praticamente impossibile stabilire semplicemente quali liste si presentano alle elezioni; se confrontiamo le informazioni fornite dal sito Elezioni Trasparenti del Ministero dell’Interno (sito dove si trovano i “programmi ufficiali” di ogni singola lista, programmi che invito a consultare perché sono abbastanza diversi dai programmi detti in TV), l’informazione disponibile sui media e le stesse dichiarazioni delle liste scopriremo che alcune liste lì presenti non sono state ammesse o altre sono presenti solo in alcuni collegi.

Ma scopriremo anche che alcune liste, cosiddette “minori” sono state ammesse e sono presenti su tutto il territorio nazionale o su una gran parte di esso ma non vengono nemmeno citate né nei telegiornali né nelle trasmissioni di approfondimento politico. Se talvolta se ne parla è perlopiù in articoli “di colore” sulle stranezze della campagna elettorale. Oppure se ne parla solo nei pochi spazie che “di diritto” spettano a tutti mentre se ne ignorano le dichiarazioni, per esempio, sui temi di attualità.

Questa è una palese violazione non solo della suddetta legge ma anche dei diritti dei cittadini a partecipare alla politica e del diritto di essere informati.

E’ anche un chiaro indicatore dell’espropriazione della politica da parte di altri poteri che decidono, a priori, di cosa si debba parlare e di cosa sia meglio tacere.

Se poi i cittadini si indignano per tali comportamenti e finiscono con il non andare a votare questo non può che far piacere a quei poteri che potranno dunque occuparsi solo di quei pochi che vanno a votare e quindi dovranno investire meno soldi nella manipolazione elettorale.

Una risposta più interessante mi pare quella di protestare e denunciare questa evidente mistificazione e, personalmente, di informarsi e votare per le liste che più corrispondono ai propri ideali, proposte e priorità.