Ieri mattina, la notizia della caduta di un Ficus Microcarpa in Piazza Verdi ha accompagnato il risveglio dei palermitani, suscitando fin da subito una variopinta pioggia di commenti, tra i quali forti critiche all’amministrazione comunale, ritenuta responsabile della mancata manutenzione del verde pubblico.

Trattandosi di una specie da tempo naturalizzata in Sicilia, i palermitani da diverse generazioni sono abituati a vedere questi imponenti alberi sovrastare le strade della nostra città, al punto che l’improvvisa caduta dell’altra notte ha generato in noi questa riflessione sul rapporto tra natura e spazio urbano.

Per avere una visione più chiara sull’accaduto, abbiamo deciso di intervistare il prof. Giuseppe Barbera, docente di colture arboree presso l’Università degli studi di Palermo, oltre che da sempre impegnato ad affrontare questioni di natura ambientale con uno sguardo attento e critico al contesto socio-politico in senso più ampio.

 

D: Professore, per la sua esperienza, quali sono le possibili cause che hanno portato alla caduta del Ficus?

R: Sembrerebbe conseguenza del marciume del colletto, ovvero di quella zona dell’albero posta tra tronco e radici, nella quale potrebbero essersi sviluppati dei funghi in seguito ad asfissia, cioè a mancanza di ossigeno. Questo determina che il legno marcisce e tra le cause non va sottovalutata la ridotta dimensione dell’aiuola, che sicuramente al momento dell’impianto non è stata tenuta nella dovuta considerazione, vista la notevole crescita dell’albero in questione. Succede quindi che il legno marcio in basso non regge più l’albero, che apparentemente dalla chioma sembrava stare bene, e il marciume coinvolge le radici di sostegno causandone la caduta. A concorrere con le possibili cause, dopo aver parlato con un tecnico che segue da vicino la vicenda, mi viene segnalato il taglio di due radici portanti avvenuto in seguito ad alcuni lavori risalenti a una decina di anni fa.

 

D: La vicenda di ieri, come anche le condizioni in cui si trovano gli altri ficus in città, sembrerebbero dirci che questa pianta non è più adatta a vivere in contesti urbani, in cui si assiste a una continua riduzione dello spazio dedicato al verde. Possiamo assumere il Ficus a simbolo di una pianta destinata all’estinzione nelle città?

R: Alberi come i ficus, molto presenti a Palermo, sono costretti ad essere potati di continuo a causa delle dimensioni che possono raggiungere, non avendo spazio a sufficienza per assecondare la loro crescita naturale. Certamente i ficus sono piante che oggi non consiglierei più in città, se non in giardini dotati di grandi spazi verdi. Altre sono le piante che meglio si adattano allo spazio urbano, meglio rivolgersi a queste.

 

D: La gestione del verde pubblico sembra oggi esaurirsi in un discorso puramente estetico. Già la definizione di verde “pubblico” sembra sottolineare una subordinazione della natura come funzione della politica o dell’economia, rendendo il raggiungimento di un’armonia quantomeno anacronistico. Cosa ne pensa?

R: Il verde ha sempre svolto delle funzioni diverse, da un lato quelle relative al decoro urbano, ma anche, e oggi ne abbiamo particolare coscienza, svolge un’importanza fondamentale per motivi ambientali. Le cose vanno considerate insieme: gli alberi in città sono multifunzionali per svariati motivi, riparano, abbassano la temperatura del suolo, profumano, decorano, fissano la CO2 etc. E’ chiaro però che tutte queste funzioni necessitino di una cura, di un’attenzione tecnica che da anni è assolutamente inadeguata, ci sono pochi giardinieri e pochi tecnici, troppi sono andati in pensione.

Anche l’atteggiamento da parte dei cittadini è finito per polarizzarsi ai due estremi, chi vede negli alberi un nemico da abbattere perché sporcano, attirano insetti, oscurano le finestre…; all’estremo opposto chi guarda agli alberi con atteggiamento “religioso” laddove sarebbe più opportuno uno sguardo “laico”: coltivare un albero vuol dire sceglierlo bene e collocarlo altrettanto bene, il terreno va preparato e in seguito bisogna curarlo nella sua crescita. Ciò a cui assistiamo invece è l’esatto opposto: le strade palermitane sono note a tutti per il dissesto in cui versano, molto spesso le radici superficiali sollevano l’asfalto ma questo non è colpa degli alberi, piuttosto di chi opera delle scelte senza accertarsi del tipo di suolo, della crescita dell’albero etc.

Gli alberi si possono anche trapiantare in caso di necessità, se risulta evidente che la loro collocazione non è idonea: la pista ciclabile di Villa Sperlinga procede tra gli alberi a zig-zag, col duplice risultato di offrire un servizio scadente ai ciclisti e palesare una paura da parte dell’amministrazione di toccare gli alberi, quando toccarli equivarrebbe a offrire loro una migliore collocazione, prendersene cura. Gli errori di pianificazione sono troppo frequenti, va sostituita all’approssimazione una strategia raziocinante.

 

D: Se potesse proporre qualche soluzione all’amministrazione comunale, su cosa rivolgerebbe la sua attenzione?

R: Suggerisco al più presto di ricorrere a nuovi tecnici e giardinieri competenti, sono troppo pochi, non scarsi ma insufficienti di numero. Palermo è considerata nei libri di Storia urbanistica “città di antico e mitico predominio dell’albero”, capiamo quanto l’albero è importante nella storia e nell’immagine di questa città e dobbiamo comportarci di conseguenza. Siamo pieni di giovani agronomi, botanici e professionisti in attesa di essere assunti, diamo loro questa possibilità!