Quante volte si può leggere sui social l’accusa: “Abbiamo un governo non eletto dal popolo” specie riferendosi agli ultimi governi in carica.
Per quanto sia d’accordo con l’affermazione, nel nostro ordinamento costituzionale non spetta però al popolo eleggere il governo, bensì al Presidente della Repubblica sulla base delle indicazioni fornitegli dalla maggioranza eletta in parlamento.

Il vero problema però è che non abbiamo neanche un Parlamento eletto dal popolo. E così sarà anche con le prossime elezioni.

“E le elezioni allora a cosa servono?” Qualcuno giustamente si domanderà.

Ebbene In pratica la nostra legge elettorale oggi vigente, il *Rosatellum, non ci consente di scegliere il candidato, il deputato o il senatore che dovrebbe rappresentarci.
E questo sì che va in pieno contrasto con la Costituzione, la quale stabilisce invece che i membri del parlamento debbono essere eletti dal popolo.

Almeno stando ai nostri padri costituenti, infatti, deve essere il popolo ad eleggere deputati e senatori. Mentre a sceglierli oggi sono i partiti.

Difficile capire cosa fare specie in un contesto politico desolante come quello attuale, ancora più difficile poter riporre fiducia negli attuali partiti. Non è certo buona la prima impressione che viene dal guardare l’attuale sistema politico.
Non so chi legge, ma personalmente non riesco a non pensare che a un sistema corrotto, pesantemente infiltrato, autoreferenziale, totalmente scollato dal Paese, antidemocratico, incostituzionale, volutamente contorto e complicato per non far capire nulla al popolo e che proprio per questo si allontana sempre più dalla politica dalla quale non si sente certo rappresentato.

Perciò che fare?
Premetto che qui non è contenuta nessuna soluzione, né una chiara indicazione di voto, però possiamo almeno tentare di fare un po’ di chiarezza per non farci cogliere impreparati sulle cose più basilari e forse avere qualche elemento in più per poter fare una scelta più ponderata.

Precisiamo ancora una volta che stando la nostra Costituzione il governo viene formato dal Presidente del Consiglio dei ministri, il quale in precedenza viene nominato dal Presidente della Repubblica che, a sua volta, lo fa dopo aver effettuato le cosiddette consultazioni con i parlamentari e una possibile maggioranza in Parlamento.
Perché queste consultazioni? La Costituzione anche a leggerla bene non le prevede.

Il motivo principale è che sono i parlamentari a dover in seguito dare la fiducia al Presidente del consiglio che nominerà i ministri e formerà un governo, non ha senso alcuno perciò indicare un nome non voluto dai parlamentari che poi non gli daranno la fiducia.

Ora, se è vero che secondo la Costituzione è il Presidente della Repubblica a nominare il Presidente del Consiglio che formerà il governo, sempre secondo la nostra Carta sono però i parlamentari che debbono dare la fiducia ed approvare il governo e il suo programma, ed è altrettanto vero che i parlamentari debbono essere eletti dal popolo.

Il nostro sistema se fosse applicato per come prevede la Costituzione consentirebbe di dire che, seppur in modo indiretto, è il popolo, ossia la maggioranza in Parlamento espressa dalle consultazioni popolari, a scegliere il capo del Governo, ma come dicevamo prima, nel nostro caso specifico, attualmente in Italia il popolo non sceglie un bel niente!

Con la legge elettorale odierna, i cittadini, gli elettori, il popolo insomma, NON può scegliere né i parlamentari, (che sono eletti fra i candidati scelti dai partiti) né tanto meno di conseguenza viene scelto il premier e ancora meno il governo che si andrà a formare.

Questo è molto grave, perché almeno i deputati e i senatori (come indica la Costituzione) dovrebbero essere indicati dagli elettori. Invece sono scelti a monte dai partiti sia nella selezione dei candidati, che nell’ordine di presentazione degli stessi in lista.

In nessuna parte della nostra Costituzione vengono menzionati i partiti come organi di democrazia diretta. Eppure oggi influenzano la nostra vita politica in modo enorme senza peraltro rappresentare la maggioranza del Paese ma attualmente solo una piccola parte.

Si capisce da sé che siamo in un contesto dove, volontariamente o meno, è in atto una profonda alterazione sia nei fondamenti dell’ordinamento costituzionale, specie riguardo la sovranità popolare, sia nelle modalità di esercitare l’espressione di scelta attraverso il voto.

Chi ambisce a diventare parlamentare è obbligato per forza a fare una scelta: o fonda un proprio partito con liste proprie, cosa molto ardua: solo per potersi presentare in tutti e 49 i collegi elettorali dove si richiedono circa 60.000 firme. In Italia poi la legge che regola le modalità di presentazione delle liste elettorali risale a 50 anni fa, è stata più volte giudicata anacronistica pure dalle Nazioni Unite. Infatti, la ricerca delle firme è affare complicato specie se si deve svolgere in poco meno di due mesi, e in piena estate per giunta.
Le firme vanno raccolte a mano e autenticate, al momento della firma, da un pubblico ufficiale presente sul posto.
Oppure l’unica altra alternativa per chi si voglia candidare a rappresentante popolare, è aderire al programma di un partito già esistente, è poi il partito o la lista esistente che sceglie se accettare la candidatura o meno, così come è sempre il partito o la lista a decidere sia la circoscrizione elettorale dei candidati, che il capolista come anche l’ordine stesso di presentazione..

Non puoi dire “Voglio candidarmi a rappresentare il mio popolo ma non mi riconosco in alcun partito” e così anche se ciò non viene detto in modo esplicito, un candidato al Parlamento deve innanzitutto aderire ciecamente al programma del partito con cui si presenta, ai suoi regolamenti sia quelli scritti come anche quelli non scritti, rispondere agli ordini di scuderia, e in caso poi venga eletto come parlamentare, dovrà sottostare agli ordini dei capigruppo, secondo determinate indicazioni esprimere voto favorevole, contrario oppure astenersi durante le votazioni parlamentari, che stabiliscono poi scelte determinanti per la vita del nostro Paese come anche per la vita di ogni singola persona che risieda in questo Paese.
A tutti gli effetti una volta legati al partito si diventa come seguaci di una religione, a cui anche se non credenti si deve comunque sottostare, obbedire e adeguarsi.
Un’obbedienza tanto forte che se un domani il partito o la lista in cui si sia stati eletti dovessero votare a favore una schifezza, anche qualcosa che sia totalmente contrario al programma politico con cui ci si è presentati, non ci si può esimere dall’indicazione di voto favorevole oppure contrario, a seconda di ciò che decida il partito, pena la fuoriuscita dal gruppo.

La Costituzione in questo purtroppo non ci viene affatto in aiuto, perché dice che,
“il parlamentare non ha vincolo di mandato” con chi lo ha eletto, ossia che non è responsabile nei confronti dei suoi mandanti – gli elettori – se non fa ciò che aveva promesso in sede di campagna elettorale o se cambia idee politiche, oppure peggio ancora se vota e attua politiche letteralmente opposte, contrarie agli interessi popolari e che danneggiano gli elettori che lo avevano votato.

Tutto questo significa che non si possono chiedere i danni ai politici che fanno promesse di ogni tipo, senza però poi mantenerle, né se ne può chiedere la destituzione e mandarli a casa, nemmeno se votano per leggi e provvedimenti che vanno esattamente contro al programma con cui avevano riscosso la fiducia degli elettori.

Di fatto in politica è consentito truffare, mentire, ingannare gli elettori tanto poi nessuno risponde di nulla.

 

E cosa avviene se un parlamentare invece che rispondere al partito risponde secondo propria coscienza, oppure mantiene fede al programma che aveva sottoscritto quando era stato eletto?

E’ semplice, quando un politico o un parlamentare eletto pur in coscienza facendo fede al programma elettorale, qualora non si attenga ai “diktat” di voto del proprio partito, viene in gran parte dei casi espulso e non può più candidarsi in quelle stesse liste.

Così è costretto a riciclarsi in qualche altro partito o lista per poter “vivere” (nessuno si dimette) è da qui che nasce il fenomeno del cosiddetto “trasformismo”.

Per assurdo potremmo trovarci a votare per un candidato del partito delle mele, salvo poi una sua successiva uscita che lo porti all’interno del partito delle pere che mai avremmo votato.

Altro aspetto su cui ci sarebbe da dedicare un intero articolo, è la compravendita delle candidature, c’è un vero e proprio prezzario per chi ambisce ad essere eletto.
Si va dai 15 ai 30 mila euro da versare al partito, subito in partenza appena eletti, e poi a seguire una quota variabile tutti i mesi.

Questa è una conseguenza dell’abrogazione della famosa legge sul finanziamento ai partiti che prima venivano finanziati da tutti i cittadini per una forma di garanzia generale, affinché venissero limitate le possibili influenze esterne. Adesso sono finanziati invece dagli eletti nel caso migliore, oppure nel caso peggiore da gruppi esterni, (gruppi d’interesse economico, lobby d’interesse privato, ovviamente in forma di “donazioni”, sotto mentite spoglie di associazioni di categoria, fondazioni, gruppi filantropici, ecc.) le quali una volta eletti i candidati o i partiti finanziati in questo modo, passano all’incasso spingendo verso determinati interessi piuttosto che altri, oppure facendo le dovute pressioni per la presentazione e l’approvazione di alcune leggi piuttosto che altre ancora.

Ogni partito ha poi le sue regole, accettate fin da subito dal candidato, su base “volontaria” e con tanto di firma ufficiale davanti al proprio tesoriere.
Solo a titolo di esempio, la corsa più costosa, tra i principali partiti, almeno ad oggi è quella per Forza Italia: ogni deputato o senatore, una volta eletto, si impegna a versare 30 mila euro nelle casse del partito del Cavaliere, per di più in un lasso di tempo ristretto.

Insomma ogni candidato, in primis quelli con elezione sicura, è costretto a mettere mano al portafogli.

Lo strapotere dei partiti all’interno di un sistema elettorale del tutto alterato non finisce qui però.
Come si diceva sopra, con l’attuale legge elettorale, il Rosatellum, non è l’elettore che sceglie il nome del parlamentare, a noi elettori è consentito solo scegliere la lista, ciò almeno nel sistema proporzionale. I listini della parte proporzionale sono oltretutto bloccati, senza preferenze.

Secondo lo schema attuale, sia nei piccoli partiti che in quelli grandi l’unico candidato che ha possibilità di essere eletto è colui o colei che è stato piazzato al n.1, ossia chi è capolista. Gli altri in pratica fanno da condimento.

Il dominus dei possibili eletti, almeno formalmente è in mano al potente capo-partito che stila le liste piazzando in testa i suoi “amici”, compagni di corrente, di “merende”, e via dicendo.

Cerchiamo adesso di capire meglio come funziona in termini numerici:
Un terzo dei parlamentari viene eletto con sistema maggioritario. In pratica c’è un solo seggio da assegnare tra i vari contendenti. Vince chi ottiene più voti.

I restanti due terzi dei parlamentari sono eletti in base al sistema proporzionale: i seggi da assegnare vengono distribuiti in proporzione ai voti ricevuti dai vari parlamentari.
Ma, nel sistema proporzionale, il votante non ha la possibilità di scegliere il suo rappresentante, ma solo il simbolo della lista che preferisce.
Peraltro le liste sono anche bloccate, senza preferenze. Ciò significa che dalla lettura delle liste si conosce già in gran parte chi sarà eletto (cioè il capolista) e chi no.
La bagarre dentro i partiti per la posizione significa proprio questo: essere candidato per essere eletto, oppure solo per allungare il brodo.
Il trucco sta nel fatto che non è possibile esercitare il “voto disgiunto”, vale a dire votare, per esempio, all’uninominale giallo e al proporzionale verde.
Che lo si voglia o no, il voto dato al candidato uninominale si trasferisce alle liste che lo sostengono.
E, reciprocamente, il voto per una lista in coalizione con altre si trasferisce al candidato uninominale, perciò questo il voto è blindato, votando la lista di fatto si sceglie un unico candidato, quello già deciso dal partito.

Per questo la legge elettorale che abbiamo attualmente in Italia non solo è incostituzionale, (perché consente all’elettore di scegliere solo la lista, il partito e non anche il suo rappresentante) ma è anche una vera e propria truffa nei confronti di tutti gli elettori.

Le elezioni di fatto sono diventate un mercimonio, una compravendita delle vacche, in cui gli elettori non decidono né i candidati, né tanto meno il governo che verrà eletto, e tanto meno i programmi politici da attuare in caso di vittoria della lista per cui si sia votato, ciò dal momento che i rappresentanti eletti non hanno nessun vincolo di mandato e possono attuare in seguito politiche anche diametralmente opposte rispetto a quelle per cui si erano presentati.

 

Torniamo alla domanda iniziale ancora una volta che cosa fare allora?

Personalmente per la prima volta in vita mia da quando posso esercitare questo diritto, sono stato fortemente indeciso e combattuto se recarmi a votare oppure no.

A mio parere ho idea che comunque non votare non risolverebbe nessuno dei problemi e delle profonde storture elencate sopra.
Vediamo meglio perché:

Sempre in giro sui social da qualche parte si legge che il forte astensionismo poi invaliderebbe il voto, ma è vero?

Purtroppo no.
Le elezioni hanno valore anche con un solo voto, ed è chiaro che i candidati voteranno se stessi validando così le elezioni.
E’ altrettanto chiaro che certi partiti, per il livello di etica e di morale che hanno raggiunto, come ad esempio i partiti che hanno governato in un’unica ammucchiata negli ultimi anni, sarebbero ben contenti e senza pudore alcuno griderebbero alla vittoria anche con solo 100 votanti in tutto il Paese, se di questi si riescono assicurare il voto di 51.
Anche in caso di fortissima astensione stiamo certi che giornali all’indomani titolerebbero “Vince il partito delle pere con il 51% dei voti!”
Poco importa poi se i votanti che hanno scelto di esercitare il voto siano pochi, e ci siano invece decine di milioni di cittadini che in segno di protesta non sono andati a votare.

 

L’astensione premia le nuove liste di rottura, oppure quelle che vogliono fare politiche alternative ai partiti che finora hanno governato?

Anche qui la risposta è no.
Le modalità per assicurarsi un certo bacino di voti da parte dei classici partiti ancora ora al governo, sono varie, si va dal voto di scambio, al blindare le circoscrizioni con un candidato di peso o influente, fino alla vendita vera e propria del voto per un pugno di euro, o per qualche regalia, perciò in caso di forte astensionismo i partiti tradizionali che dispongono di più soldi, di maggiore conoscenza del “mercato del voto” e dei vari meccanismi burocratici elettorali, sono comunque avvantaggiati rispetto a nuove formazioni alternative, le quali anche volessero non possono certo garantirsi voti nelle suddette maniere.

 

La scheda bianca o l’annullamento del voto può essere una risposta efficace?

Pur essendo anche questa una forma di dissenso che una persona può esercitare verso le liste o i partiti presenti alle elezioni da cui non si senta minimamente rappresentata, in termini di efficacia però non ha nessun peso, né incide in modo alcuno esprimere il proprio dissenso sulla scheda o il proprio rifiuto, magari lasciando qualche disegnino sconcio o come mi capitò una volta da scrutatore, con una fetta di salame dentro la scheda con sopra scritto “Magnatevi anche questa!”
Debbo dirla tutta fino in fondo, a questa tornata elettorale fra le possibili opzioni che valutavo nella mia testa, per un po’ ho pure pensato alla possibilità di lasciare scritta una poesia, almeno gli scrutatori sarebbero stati obbligati a leggerla e metterla agli atti, insomma in pratica annullare il voto lasciando un messaggio che potesse almeno far riflettere qualcuno.
Ma se questo comportamento ha sicuramente un valore ideologico, dal punto di vista pratico però, i politici se ne fregano altamente sia delle ideologie, che di ogni possibile messaggio.
Una volta eletti faranno ciò che gli viene detto di fare, e voteranno tutto ciò che il capogruppo e il partito in definitiva gli ordineranno di votare, anche le peggio schifezze, in barba all’astensione, fregandosene di ogni scheda bianca, così come di ogni significato ideologico legato a un qualsivoglia messaggio.

“Io di politica non mi occupo e voglio che mi stia lontana!” a volte si sente dire.

Per quanto comprensibile, non ha nemmeno molto senso mettere la testa sotto la sabbia, disinteressarsi totalmente della politica facendo finta non esista.
Perché in definitiva chi non vota, fa esattamente il gioco del partito che di certo non avrebbe mai votato, proprio quello che magari più detesta o che peggio gli ha complicato la vita, ad esempio rendendogli impossibile lavorare dignitosamente, oppure impedendo di far accedere ai figli a una scuola dignitosa che li possa meglio preparare per il futuro, oppure ancora smantellando la sanità pubblica e di fatto togliendo il diritto alle cure, o ancora facendo scelte politiche di cui già adesso paghiamo un conto salatissimo in termini di bollette di acqua, luce, gas, rincari vertiginosi della benzina, dei prodotti alimentari, o dei servizi in generale.
Voi siete stati certamente lontani dalla politica, ne sono sicuro, ma la politica comunque è venuta da voi, magari proprio tramite quel partito che più avete inviso e mai avreste votato ad esempio, con cui vi sono stati imposti cambiamenti radicali e dolorosi nella vostra vita.
Proprio quel partito che adesso giustamente vedete come fumo negli occhi, si avvantaggerà del fatto che voi non abbiate dato il voto ad un partito rivale ad esempio, o a una lista che comunque possa tentare di fargli opposizione.

E così torniamo ancora una volta alla fatidica domanda: “ma allora che cosa fare?”

Chi sia arrivato pazientemente in fondo credo forse un’idea migliore abbia potuto farsela e magari possa già bastargli per fare una scelta quantomeno un po’ più ponderata.

Però se qualcuno avesse ancora voglia di leggere da adesso in poi vi dico la mia fallace opinione in merito, da prendere ovviamente con le pinze e che non deve comunque influenzare nessuno capace di ragionare con la propria testa.

Ai miei occhi almeno è ovvio che un possibile cambiamento per lo meno all’interno del contesto attuale, in specie con queste regole totalmente truccate, non arriverà certo per via elettorale.
Ma è altrettanto ovvio che ogni possibile cambiamento nemmeno arriverà non andando a votare, oppure annullando la scheda, o ancora, disinteressandosi del tutto della politica.
Al contrario, credo che proprio quei partiti e quelle liste che hanno arrecato tanto danno non solo alla vita del nostro Paese, ma anche alle nostre stesse vite, come a quelle dei nostri figli e di coloro a cui vogliamo più bene, si avvantaggeranno ulteriormente, anzi si sfregheranno le mani ben contenti del nostro non voto, delle nostre schede bianche, oppure del mio voto annullato con una poesia.

Per via di queste riflessioni, non facili e sicuramente combattute, per quanto azzoppato e menomato sia, scelgo comunque d’esercitare il mio diritto di voto.

Consapevole che questa sia solo una delle innumerevoli opinioni in un mare di altri pareri e opinioni, oltretutto in un contesto come quello attuale estremamente confuso, contraddistinto da più che comprensibile sfiducia e diffidenza. Detto ciò spero comunque che le mie personali riflessioni possano essere utili a qualcuno, anche una sola persona a cui aver contribuito a dare uno spunto utile per le proprie valutazioni e successive scelte, sarebbe già qualcosa di cui esser contenti.

 

Più di qualcuno mi ha chiesto, allora in caso si scelga di andare a votare a chi dare il voto?
La risposta che segue perciò è rivolta a queste persone, con la certezza che la mia intenzione di voto non potrà spostare una virgola di chi in tal senso ha già preso una decisione, contro o pro voto, magari già ben sapendo per chi o cosa votare.

Come anticipato sopra non posso e non voglio dirvi  esplicitamente per quale lista sceglierò di votare.
Ma posso dirvi però cosa non sceglierò.
Non voterò per nessuno dei partiti o delle liste che attualmente sono presenti in parlamento, nessuno dei candidati che magari erano presenti nella scorsa legislatura sotto un partito, una lista o anche i confluiti in un gruppo misto che abbiano votato a favore o che si siano astenuti anche ad una sola singola votazione per uno dei tanti provvedimenti spazzatura (in pratica tutti) approvati sia durante il governo Conte che peggio ancora durante il governo Draghi.

Non voterò per nessuno dei partiti, liste o candidati presenti nei governi degli ultimi 20 anni, dal momento in cui credo fermamente che abbiano letteralmente finito di devastare il nostro Paese, che abbiano complicato e ulteriormente reso difficile la vita a molte persone, estorcendo il voto di milioni di persone con l’inganno per poi fare politiche del tutto contrarie ai programmi e ai principi per cui erano stati votati e mandati a rappresentarci.

Non voterò per nessuno fra i partiti che finora hanno calcato le stanze parlamentari all’interno di una qualche compagine di governo, a mio parere nessuno di loro merita un sol briciolo di fiducia, dal momento in cui non hanno fatto altro che irridere e calpestare nelle peggiori maniere, diritti che erano costati svariati decenni di fatiche, sudore e sangue da parte d’intere generazioni, offendendo in continuazione il lavoro delle persone, la loro fatica quotidiana, sputando sulla vita stessa delle persone rendendogliela quasi impossibile da condurre in modo dignitoso.

Non voterò nemmeno uno dei partiti, liste o candidati, presenti attualmente in parlamento che finora ma solo di facciata si sono presentati come “opposizione”, salvo poi andare spesso a votare insieme ai partiti di governo quasi ogni porcata, compresa l’attuale corsa agli armamenti, la chiamata generale alle armi in una guerra che rischia non solo di devastare l’Europa, ma il mondo intero per la terza volta in poco più di un secolo, e ciò dopo che i nostri padri e i nostri nonni stramaledendo chi ci portò in guerra, dovettero per almeno due volte ripartire dalle macerie fumanti, seppellendo e piangendo milioni di giovani vite.

Allo stesso modo non vedo un’opzione di voto possibile verso nessuno di quei gruppi parlamentari o extra parlamentari che a parole è vero che hanno sempre difeso i diritti, il lavoro, la scuola, i più deboli, ma poi nella pratica durante le ultime legislature non hanno mai preso una posizione ferma e chiara contro le imposizioni governative che con una giustificazione oppure con un’altra hanno costantemente intaccato il diritto al lavoro, alla scuola, alla cultura, alla libera circolazione, all’aggregazione, all’iniziativa popolare, da una parte reprimendo proprio i più deboli e dall’altra fomentando principi che niente avevano a che fare con la tutela della salute delle persone, ma che oltre ad esser del tutto inefficaci, rispondevano a modalità di attuazione discriminatorie, assurdamente punitive, lesive della persona e della dignità umana.

Tolti tutti questi, fra le ben poche liste e i candidati che rimangono, valuterò attentamente per il mio voto, non solo i loro programmi, ciò che dicono, o quel che proclamano i rappresentanti, ma metterò ancora più attenzione a ciò che i loro candidati hanno fatto finora in vita, a come si comportano, a come si rivolgono ai possibili elettori di cui vogliono divenire rappresentanti, come anche a come si rivolgono nei confronti di coloro che a torto o ragione che sia, si orientano per l’astensionismo. Guarderò se ci sia almeno un minimo di coerenza fra ciò che in teoria sostengono e come in realtà conducono e hanno condotto la loro vita, e ancora più verificherò che non attuino lo stesso comportamento intollerante e irrispettoso che loro stessi hanno subito, replicandone magari a loro volta i modi, proprio verso chi come loro ha subito le stesse discriminazioni, le stesse campagne di odio, gli stessi toni trancianti, gli stessi giudizi riduttivi e mortificanti e che per esempio, adesso, con l’opzione dell’astensionismo, per quanto nemmeno io sia d’accordo, esercita invece una scelta differente.

Seppur ai miei occhi possa risultare una strada non particolarmente producente, per via le valutazioni di cui sopra, resta per me rispettosissima e comprensibile la scelta di coloro che si orienteranno invece per il non voto.
Una scelta che non va certo condannata, ma semmai compresa, e che non deve essere motivo di ulteriore divisione facendo esattamente il gioco di chi dal “Divide et Impera” ha sempre guadagnato, ma che ne possa cogliere invece occasione ulteriore di dialogo, di poter dimostrare con l’esempio che le persone possono convivere e continuare a perseguire obbiettivi uguali o simili pur con scelte diverse.

La qualità e la validità di una determinata scelta si dimostra nel tempo, col fare, con l’esempio, non certo osteggiando e accanendosi contro coloro che esercitano scelte differenti.

Per questo ancora più che un buon voto, auguro a tutti di poter fare delle buone riflessioni, ma ancor più di tutto auguro che si possa imparare a saperci confrontare, ascoltare, rispettare pur nelle differenti scelte, considerando inoltre che la nostra scelta elettorale, per lo meno all’interno del mare burrascoso in cui attualmente stiamo navigando, per quanto tassello che seppur spuntato è sicuramente importante, da sola però non potrà certo far ritornare il sereno sulle nostre teste, farci navigare in acque più tranquille, giacché il cambiamento vero e radicale viene e verrà nel tempo da un insieme di tante piccole cose, che unite vanno a formare le grandi.
Se cambiamento in meglio vi sarà, esso sarà dovuto al lavoro tenace e costante di tante persone che quotidianamente si unisco in una direzione di costruzione, invece che nella direzione del distruggere, sarà per via coloro che preservano, cercando di tutelare e accrescere ciò che di bello e di buono è esistente, invece che farsi guidare dall’usare, dallo sfruttare, dall’impoverire, il tessuto sociale, umano, e lavorativo in cui viviamo, ai fini  d’ottenere uno scarso e risibile ritorno personale immediato.
Se ci sono ancora semi buoni e germogli su cui provare a investire, essi sono dovuti a coloro che nonostante la fatica hanno scelto di prediligere la dignità umana, che scelgono di credere nella parte migliore di loro stessi, e delle persone più in generale, e che mantengono sempre in definitiva una forma di attenzione e di rispetto alla persona, in quanto essere senziente dotata di una sua intenzione.
Il cambiamento umano infine, quello veramente evolutivo e di liberazione, proprio se si guarda meglio alla storia umana, è arrivato dalla somma delle opere di tutti coloro che nel loro piccolo, ancor più che predicare, hanno praticato ciò che sostenevano esser presente nei loro pensieri e nei loro cuori, e che magari senza garanzia di risultato alcuno, per il semplice piacere di farlo provavano ad attuare.

* Rosatellum: Legge Rosato
Titolo esteso Legge 3 novembre 2017, n. 165, in materia di “Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali.”
Legge ordinaria della Legislatura XVII.
Proponente il testo unificato di 31 proposte di legge di iniziativa parlamentare.
Schieramenti che l’hanno presentata e votata: Partito Democratico, Forza Italia, Lega Nord, Alternativa Popolare, Centristi Per l’Europa di Pierferdinando Casini, Alleanza Liberalpopolare Autonomie di Denis Verdini, AUT Per le Autonomie di Julia Unterberger,
GAL Grandi Autonomie e Libertà, Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro di Mario Ferrara, Direzione Italia di Raffaele Fitto, UDC Unione di Centro di Antonio De Poli, IDEA Idea Popolo e Libertà di Gaetano Quagliariello,  Scelta Civica per Mario Monti.

Promulgata il 3 novembre 2017
A firma di Sergio Mattarella.