Con l’aumento della temperatura del pianeta, l’emergenza climatica si intensifica ogni giorno un po’ di più. Le ondate di calore, gli incendi delle foreste, le inondazioni e gli uragani, sempre più frequenti e potenti, costano miliardi di dollari e innescano una migrazione umana senza precedenti che alimenta conflitti in tutto il mondo.

Nonostante la gravità del problema, abbiamo ancora tempo per dare buone notizie. Mentre i governi si preparano per la prossima Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici che si svolgerà in Egitto a metà novembre, i progressi compiuti nell’affrontare il catastrofico cambiamento climatico suggeriscono, contro ogni previsione, che non tutto è perduto.

Negli Stati Uniti – il più grande e storico emettitore di gas serra al mondo – il Senato ha approvato quella che è stata descritta come la più importante legislazione sul clima nella storia del paese. Il disegno di legge è stato approvato attraverso il cosiddetto meccanismo di “riconciliazione”, che consente alla legislazione di passare con 50 voti, invece dei soliti 60. Il voto si è concluso con 51 voti a favore e 50 contrari, incluso il voto di spareggio della vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris.

Una volta che il disegno di legge sarà approvato dalla Camera e il presidente Biden lo avrà promulgato, circa 370 miliardi di dollari saranno stanziati per finanziare una vasta gamma di programmi volti a ridurre le emissioni di carbonio degli Stati Uniti del 40% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2005. Gran parte di quel denaro finanzierà agevolazioni fiscali e incentivi per acquistare e installare apparecchiature per le energie rinnovabili, come pannelli solari e turbine eoliche, nonché per investire nell’uso di energia pulita nell’industria. Fino a 60 miliardi di dollari sono previsti per incentivi per portare l’eolico, il solare e altre tecnologie di energia rinnovabile alle comunità povere ed emarginate che sono state a lungo escluse dai progetti di investimento in energia verde.

Tuttavia, principalmente per ottenere il sostegno del senatore democratico della Virginia Occidentale, il conservatore Joe Manchin, il disegno di legge include anche alcune concessioni significative, come grandi benefici per l’industria dei combustibili fossili. Manchin ha fatto una fortuna personale del valore di milioni di dollari grazie alla sua azienda di famiglia legata all’industria del carbone ed è il più grande destinatario di donazioni dall’industria dei combustibili fossili nel Congresso degli Stati Uniti. Una delle concessioni che Manchin ha ottenuto è stato un accordo supplementare per accelerare il rilascio di permessi per progetti di combustibili fossili, tra cui il controverso gasdotto della Mountain Valley. Se costruito, il gasdotto trasporterà circa 57 milioni di metri cubi di gas ottenuto con la fratturazione idraulica  (fracking) attraverso oltre 1.000 corsi d’acqua e zone umide nella regione degli Appalachi, comprese parti della Virginia Occidentale.

L’avvocata e attivista indigeno Tara Houska, fondatrice del Giniw Collective, ha dichiarato in un’intervista a Democracy Now!: “Per incoraggiare gli investimenti nelle energie rinnovabili, stanno raddoppiando il sostegno all’industria dei combustibili fossili. […] A fianco dei dollari e investimenti nelle energie rinnovabili, l’industria dei combustibili fossili riceve, in anticipo, milioni e milioni di ettari di terra e acqua di proprietà pubblica per progetti paralleli [per l’estrazione di petrolio e gas]. Si tratta di una battuta d’arresto per il diritto ambientale. E tutto questo per permettere gli investimenti nelle energie rinnovabili. Questa non è una soluzione per combattere la crisi climatica. Madre Natura non opera in dollari USA”.

Brett Hartl, direttore degli affari governativi presso l’organizzazione ambientalista Center for Biological Diversity, ha definito il disegno di legge “un patto suicida sul clima”. Per quanto riguarda la riduzione del 40% delle emissioni di carbonio degli Stati Uniti prevista attraverso il disegno di legge, Robert Weismann, presidente di Public Citizen, ha dichiarato a Democracy Now!: “Non è affatto sufficiente, ma è un passo significativo. È significativo se si considera che sarebbe stato peggio non fare nulla, che purtroppo era l’alternativa che avevamo a nostra disposizione”.

Nel frattempo, in Colombia, questa domenica si è celebrato l’insediamento del primo presidente e della prima vicepresidente di sinistra nella storia di quel paese. Il presidente, Gustavo Petro, è un ex guerrigliero che in seguito è stato senatore e sindaco della città di Bogotá. Da parte sua, Francia Márquez ha fatto la storia diventando la prima afro-discendente ad occupare la vicepresidenza della Colombia. Márquez, ex collaboratrice domestica, è una rinomata leader sociale che ha ricevuto il prestigioso Goldman Environmental Prize nel 2018 per il suo lavoro per organizzare le donne della comunità di La Toma, nella regione colombiana del Cauca, nella loro lotta contro l’estrazione illegale dell’oro.

Un elemento importante della piattaforma politica del nuovo governo è quello di accelerare la transizione verso le fonti di energia rinnovabile e frenare la forte dipendenza della Colombia dall’estrazione di petrolio e carbone.

Sulla proposta del governo Petro di vietare il fracking, Enrique Peñalosa, un altro ex sindaco di Bogotá, ha dichiarato su Twitter: “[Vietare il fracking] significa semplicemente che i dollari del petrolio saranno lasciati sottoterra, che i giovani colombiani avranno meno opportunità, che ci saranno meno opere pubbliche”. In risposta, Petro ha detto: “Fratello, il problema non è quanti dollari rimangono sottoterra se non fai fracking, ma quante vite si perdono sopra la terra, se lo fai”.

Il vero cambiamento si ottiene grazie allo slancio di potenti movimenti di base. I nuovi leader colombiani lo sanno bene. Negli Stati Uniti, il ruolo svolto dai movimenti popolari è spesso ridimensionato in seguito all’azione dell’esercito di lobbisti che inondano gli uffici di politici e rappresentanti del governo con miliardi di dollari di donazioni aziendali anonime per finanziare le loro carriere politiche.

Rob Weismann di Public Citizen ha osservato che “[i passi avanti ottenuti grazie alla nuova legge] non sarebbero stati raggiunti senza la mobilitazione sociale a livello nazionale e senza la campagna presidenziale di Bernie Sanders, che ha messo questo problema all’ordine del giorno ed è riuscito a portarlo al Congresso”.

Varshini Prakash, fondatore del Sunrise Movement, ha invitato all’azione. In un messaggio sul suo account Twitter ha postato: “Questo non è il conto che la mia generazione merita, ma è quello che possiamo ottenere. Deve essere approvato in modo da avere la possibilità di lottare per un mondo vivibile”. Ha concluso: “I leader giovanili stanno chiedendo ai membri del Congresso di approvare questo disegno di legge e tornare al lavoro”.

Traduzione dallo spagnolo di Andrea De Lotto. Revisione di Thomas Schmid.

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