Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, c’è da temere che la Moldavia sarà probabilmente il prossimo focolaio di crisi nell’Europa dell’Est. La ex repubblica sovietica, zona depressa d’Europa, si trova nella zona d’influenza sia dell’Occidente che della Russia, e già dal crollo dell’Unione Sovietica si pensa a un conflitto geopolitico programmato in questa regione. Gli attuali sviluppi nella politica di sicurezza ci mostrano addirittura che un conflitto per la Moldavia è già iniziato e che in futuro si potrebbe andare incontro a una escalation.

Tuttavia negli ultimi trent’anni la leadership moldava è riuscita ad evitare un tale scontro, prendendo sempre una posizione neutrale sullo scenario internazionale. Questa posizione era la conseguenza del fatto che la popolazione moldava era divisa sulla questione dell’orientamento strategico del proprio paese. Una parte era filorussa e a favore dell’associazione con la Russia, mentre l’altra parte voleva “appartenere all’Europa”.

Ma il rapporto tra i due gruppi nella popolazione si è nel tempo spostato a favore di quella maggioranza di moldavi che oggi preferiscono chiaramente l’avvicinamento all’Occidente. Questo processo si è accompagnato all’orientamento sempre più filo-occidentale delle élites politiche ed economiche a Chisinau (capitale della Moldavia), che hanno in alcuni casi incentivato un clima russofobo nel paese.

Al più tardi con l’arrivo al potere della presidente pro-UE Maia Sandu, che tra l’altro possiede cittadinanza rumena ed è quindi cittadina UE, la Moldavia ha definitivamente assunto un corso filo-occidentale e antirusso. Ma questo corso è problematico e potrebbe portare a uno scontro con Mosca, dal momento che grandi parti della società moldava sono russe o filorusse. Soprattutto nella regione separatista Transnistria, che nel 1992 si separò dalla Moldavia a seguito di una guerra civile, la popolazione è ancora filorussa e non vuole la distruzione delle tradizionali relazioni con Mosca.

L’Occidente utilizza la Moldavia come strumento geopolitico

A prescindere dai problemi interni in Moldavia, gli stati occidentali stanno adottando misure per far sì che la leadership in Chisinau si posizioni in modo ancora più forte e deciso contro la Russia. Soprattutto gli Stati Uniti sfruttano gli attuali rapporti di forza politici in Moldavia per influenzare i rapporti tra Moldavia e Russia a svantaggio dei russi.

Per tale motivo molti esperti sono convinti che l’Occidente stia lavorando per creare un pericoloso scontro tra i due paesi. Il famoso politologo greco Paul Antonopoulos spiega in un articolo che gli Stati Uniti hanno speso quasi un miliardo di dollari negli ultimi due anni per favorire “riforme” in Moldavia, al fine di promuovere la retorica antirussa e garantire il corso pro-occidentale della repubblica.

La sua opinione è che le riforme economiche abbiano per obiettivo quello di volgere l’economia moldava verso i mercati occidentali, dal momento in cui la guerra in Ucraina ha sconvolto i corridoi commerciali, le catene di distribuzione e la domanda di prodotti. Secondo Antonopoulos, i funzionari statunitensi ammettono apertamente che a Washington si pianifica la fine dei rapporti commerciali ed economici tra Moldavia e Russia.

Secondo l’agenzia TASS, gli Stati Uniti e altri stati occidentali hanno stanziato fondi per influenzare l’opinione pubblica moldava. Coloro che la creano in modo rilevante, ovvero politici, esperti e giornalisti moldavi, sono dunque a libro paga dell’Occidente.

Anche il Regno Unito si immischia in questa problematica e azzarda ad esempio la possibilità di fornire armi alla Moldavia e l’addestramento di truppe moldave ad opera della NATO. Secondo il giornale Telegraph, la ministra degli Esteri britannica Elizabeth Truss ha indicato lo scorso maggio che il presidente russo Vladimir Putin vorrebbe creare una “Grande Russia” e che la Moldavia deve essere “messa in grado di difendersi in modo permanente, in considerazione dell’invasione russa dell’Ucraina”.

Il governo di Chisinau accoglie tali iniziative anti-russe da parte della NATO e non si sottrae a un ulteriore inasprimento delle relazioni con Mosca. La presidente Sandu ha ad esempio richiesto il ritiro delle forze di pace russe dalla Transnistria, poiché la presenza russa violerebbe la neutralità della Moldavia.

Tramite forniture di armi su larga scala e un massiccio rafforzamento dell’esercito, l’Occidente potrebbe portare le élites moldave a una tendenza antirussa ancora più forte, finché le tensioni tra Chisinau e Mosca sfoceranno prima o poi in un conflitto reale.

La Moldavia rischia di venire travolta

Il fatto che l’Occidente stia con questi piani chiaramente alimentando un conflitto con la Russia, non significa niente di buono per la Moldavia. Infatti a guardare gli sviluppi nella vicina Ucraina, anche la Moldavia rischia di essere schiacciata dalla politica delle grandi potenze. E come già accaduto in Ucraina, anche qui un conflitto non risolto tra governo centrale e parti filorusse del paese potrebbe essere la scintilla per una guerra aperta con Mosca.

Nella Transnistria separatista, dove la popolazione con un referendum ha espresso la volontà di un avvicinamento alla Russia, i cittadini esprimono seria preoccupazione per gli sviluppi nella regione. Gli abitanti di Tiraspol, la capitale della repubblica non riconosciuta, vedono la presenza dei militari russi come garanzia di pace e sono fermamente contro il ritiro delle truppe. E’ quindi improbabile che si arrivi a una rapida soluzione del conflitto per la Transnistria, il che significa che esso potrebbe infiammarsi di nuovo a tempo debito.

Che la Moldavia venga usata dall’Occidente come strumento politico nei giochi geopolitici contro la Russia, viene detto secondo TASS anche dall’ex presidente moldavo Igor Dodon. Secondo lui questo è il motivo principale per cui Chisinau ha ottenuto lo status di candidato per l’ingresso nell’Unione Europea.

Dodon ha in proposito dichiarato: “In realtà siamo diventati i candidati per nuovi esperimenti politici e militari, secondo il triste modello ucraino. E la fretta con cui ci muoviamo insieme all’Ucraina, senza le necessarie riforme e di fronte al regime del PAS (Partito di Azione e Solidarietà, la forza politica della presidente Sandu), che sta diventando una dittatura e viola palesemente le fondamenta dello stato di diritto e le libertà dei cittadini, conferma che la Moldavia ha assunto il ruolo di pedina sulla scacchiera geopolitica dell’Occidente”.

A causa della sua attuale politica la Repubblica Moldava non solo perderà le favorevoli relazioni economiche con i partner dell’Est, ma rischia di perdere anche parti del suo territorio, a quanto ha dichiarato l’ex Capo di Stato.

Traduzione dal tedesco di Diego Guardiani. Revisione di Thomas Schmid.

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