E’ nato di recente il coordinamento di Unione Popolare che sostanzialmente mette insieme Potere al Popolo e Rifondazione Comunista. La risposta, almeno della intellettualità di sinistra radicale, pare sia stata buona. L’evento inoltre è apparso, senza volerlo, caratterizzato da ottimo tempismo, almeno in termini elettorali, visto che le camere sono state sciolte. Non so se questi tempi brevi siano un bene, visto che dopo il tracollo di Rifondazione Comunista, le elezioni sono diventate un tormentone e una sofferenza per tutte le forze e i militanti della sinistra radicale. Estenuanti e interminabili discussioni che producono regolarmente risultati praticamente insignificanti. Insomma per capire cosa può succedere (non solo in termini elettorali) ci vuole più tempo. Lo stesso dibattito dell’evento fondativo è sembrato troppo da “momento ufficiale”, con ipotesi di lavoro dove c’era di tutto e di più. Il pericolo in termini elettorali, è di produrre una semplice “Lista d’organizzazione”. E’ la via più semplice e meno “faticosa”. Ma purtroppo il risultato prevedibile, a prescindere dai contenuti, è quello di una pura testimonianza. 

 In termini elettorali, l’alternativa potrebbe essere una “Lista di movimento”. Peccato che un vero movimento in Italia non esiste. Non c’è né un movimento unitario compattato intorno ad un obiettivo centrale e prioritario, né una rete plurale di movimenti capaci di coordinarsi nella gestione unitaria di più indirizzi di lotta. Direi piuttosto che esiste una pluralità di istanze e momenti di resistenza che faticano a trovare comuni terreni d’espressione (e sicuramente non li troveranno prima delle prossime elezioni). Questa soluzione è impossibile!

  Proviamo ad immaginare una terza via, che chiameremo “Lista di opinione”. Con questo intendiamo una specie di “campo largo”, ma in senso sociale e orizzontale e non politico e verticistico, che si coagula intorno ad un massimo di tre o quattro parole d’ordine, che abbiano valore dirompente, in quanto capaci di creare un movimento di opinione popolare orientato a sinistra. Attraverso questa via si può pensare di superare la contrapposizione tra organizzazioni partitiche nazionali e rete dei movimenti, che si incontrerebbero su un terreno minimo comune, non attraverso estenuanti incontri e (im)possibili mediazioni, ma per l’appunto, attraverso la costruzione di un programma minimo, che immediatamente si rende comprensibile ai portatori di disagio sociale, venendo incontro ai loro più pressanti bisogni.   

 In concreto si tratterebbe di coniugare l’incontro e l’alleanza delle strutture organizzative “verticali” (penso anche al possibile coinvolgimento di Verdi e Sinistra Italiana) con le spinte che vengono dal basso. L’iniziativa realisticamente partirebbe dall’alto, ma poi si sostanzierebbe (dal basso) attraverso l’organizzazione di assemblee provinciali aperte (con presidenze tecniche, non schierate e che gestiscono il dibattito senza diritto di voto, ne possibilità di intervenire nel merito delle questioni). Queste assemblee dovrebbero essere aperte a tutti i militanti e a tutte le organizzazioni dell’area della sinistra, che siano indifferentemente di tipo territoriale, sindacale o anche organizzazioni di scopo e partiti politici, con la sola discriminante di accettare il progetto e soprattutto di essere (e dichiararsi) strategicamente incompatibili con il Partito Democratico, guerrafondaio e filo americano (nel senso degli USA).  

  A questa alleanza popolare potrebbe partecipare anche il movimento 5stelle, ovviamente a patto di accettarne prospettive e condizioni (ma questo vale per tutti). Sarebbe un modo per salvare quella attenzione ai bisogni popolari che rappresenta il meglio della storia dei pentastellati, poi naufragati a causa della loro indeterminatezza politica e del loro pressapochismo organizzativo. Un certo ottimismo potrebbe venire dal fatto che il movimento si sta “scremando”. Si pensi ai parlamentari transfughi verso destra (Lega e Forza Italia) e poi alla scissione sovranista (Paragone) e a quella filo NATO (Di Maio). In fondo quello che stiamo proponendo è una sorta di movimento 5stelle di sinistra, qualcosa che può vagamente ricordare il movimento spagnolo di Podemos. Ovviamente non è una via semplice e c’è anche il pericolo, proprio a causa del fatto di fondarsi su “opinioni”, di potersi  frantumare anche dopo una, per altro non facile, vittoria. Ma è una via percorribile, e chi pretende di essere avanguardia (nel senso di guardare al futuro) ha l’obbligo di accettare le sfide.

  A mo’ d’appendice, e a puro titolo d’esempio, e senza voler predeterminare nulla, elenco ora quelle che a mio personalissimo parere, potrebbero essere le tre/quattro  parole d’ordine (commentate nel modo più semplice possibile) su cui si potrebbe coagulare la lista elettorale. 

1) Contro la guerra per salvare il pianeta. L’opposizione alla guerra non è una semplice questione politica, ma una vera e propria opzione etica. Vogliamo il progresso e la fratellanza e non morte e distruzioni, che oltretutto renderebbero assolutamente impotenti le battaglie ecologiste, mettendo all’angolo il nostro dovere di lasciare un mondo vivibile alle future generazioni.

2) Per la difesa del reddito di poveri e lavoratori. E’ necessario battersi contemporaneamente per il salario minimo e per la difesa e il potenziamento del reddito di cittadinanza, anche con misure fiscali più severe nei confronti della ricchezza. Contro l’inflazione poi ho personalmente ipotizzato la possibilità di una scala mobile calcolata in maniera egualitaria per lavoratori, disoccupati e redditi medio-bassi.

3) Per la difesa dei diritti negati. Diritti delle minoranze e riconoscimento delle diversità. I diritti dei migranti, il dovere dell’accoglienza e le politiche dell’integrazione. I diritti dei Gay e delle altre minoranze. Le battaglie storiche del femminismo per una eguaglianza reale. Ecc… ecc.

 4) Per la scuola pubblica e per la sanita’ pubblica. Aumentare le quote del PIL destinate al settore pubblico. Ridurre il numero degli studenti per classe e assumere nuovo personale nella scuola. Realizzare i distretti sanitari pubblici e non in convenzione. Togliere il numero chiuso a medicina.