Il venerdì “nero” dell’Italia è stato un giorno in cui hanno prevalso il razzismo e l’indifferenza. L’operaio di 32 anni Filippo Claudio Giuseppe Ferrazzo ha ucciso il disabile nigeriano Alika Ogorchukwu sotto gli occhi e i telefonini con la videocamera accesa di decine di passanti, ma nessuno è intervenuto per fermare la furia omicida del giovane e salvare la vittima, che, adesso lo sappiamo, se sottratta al suo carnefice avrebbe potuto essere ancora viva.

Una violenza così assurda e improvvisa che si snoda in pieno giorno in una tranquilla località della costa è lo specchio del baratro in cui ci si sta riducendo a furia di sentir gridare “al negro, al negro”, agli immigrati che “ci tolgono il pane”, alla “mancanza di sicurezza”, alla “giustizia che non funziona”, luoghi comuni in larga misura non veri che condizionano le vite pubbliche e private. Le fredde statistiche indicano una quota di razzismo crescente legata alla narrazione tossica dell’immigrazione in Italia e agli sbarchi.

L’aggressione di Civitanova, nei secondi iniziali perlomeno, è stata vista come materiale simile ai videogiochi, una realtà virtuale buona per acchiappare like sui social. Invece è diventata la prova madre di un delitto atroce e della sua sequenza. Man mano che passano le ore viene anche smentito un elemento di cronaca di cui si era parlato all’inizio, ossia gli apprezzamenti su una donna. Nemmeno quello è avvenuto e cade così anche il ridicolo appiglio per “giustificare” la reazione comunque abnorme dell’aggressore.

Se si guarda più da vicino questa storia si scopre che è figlia di tanti stereotipi politici, eppure non ne incarna nessuno. Infatti: l’omicidio è avvenuto in una strada affollata, di giorno, in un luogo con tanta videosorveglianza, quindi non è in discussione alcun aspetto sulla “sicurezza delle città”. Alika Ogorchukwu è un immigrato che non stava spacciando, né stava commettendo un furto, una rapina, una violenza, era semplicemente povero perché non poteva lavorare, aveva una disabilità. Per questo invocare gap del controllo sull’immigrazione e sul livello di sicurezza delle città italiane oggi è quantomeno fuori luogo.

L’articolo originale può essere letto qui