Siamo stanchi per la Covid 19, 20, 21 e 22 o presunta tale. Perché si lavora troppo o troppo poco e non si sa mai come pagare le bollette o come andrà a finire. Per la paura di ammalarsi o di avere effetti avversi o semplicemente perché si ha paura. Siamo stanchi per gli echi della guerra. Perché le notizie si contraddicono e siamo stati educati a credere che ci sia una sola verità, assoluta. Perché la destrutturazione che fa esplodere le società e le organizzazioni è arrivata anche a noi, alle nostre vite, alla nostra interiorità.

Siamo davvero stanchi e le nostre relazioni sono sempre più difficili. Forse dormiamo poco perché il lavoro, i figli da portare, gli impegni, i genitori da assistere, gli esami da dare, il futuro che non si riesce più a immaginare immersi in una quotidianità da Truman Show.

Il caldo ci infastidisce e questo clima che cambia, che non cambia, che non si sa… ma ci infastidisce. Tutto ci irrita perché nel fondo non comprendiamo chiaramente cosa stia accadendo. Si tira avanti ‘come se fosse normale’ ma ci stiamo aspettando che succeda qualcosa.

E questo fastidio e questa attesa di qualcosa di ignoto si portano via l’energia.

Qualche tempo fa qualcuno ha parlato dell’età del disincanto.

Io invece vorrei parlare dell’epoca del risveglio.

Evolvere non è facile, costa energia e si devono superare con pazienza dei ‘bardi’, zone dense e opache dove sembra prevalere il nichilismo e l’immobilità e dove abitano strani personaggi a volta un po’ mostruosi, spesso grotteschi e paradossali.

So per certo che tu che leggi sei un cacciatore di informazioni, altrimenti guarderesti semplicemente il telegiornale e avresti già smesso di leggermi. So che ti sei già imbattuto nella rigogliosa flora, fauna e ricca popolazione che anima le diverse visioni di quelli che cercano di interpretare questo momento storico. E so che a volte dubiti, a volte ne scarti alcune per pregiudizio o per paura dello sguardo degli altri, del giudizio degli altri perché forse credi che ci siano ancora delle ‘parti’ da difendere. Ma a volte risuoni intensamente con certe opinioni espresse da sconosciuti, la tua intima esperienza le conferma. E allora ti dirò cosa credo io, e sottolineo la parola ‘credo’. Chi sono io per opinare? Sono una persona che, dopo molti anni di attività sociale e culturale per la costruzione di un mondo nonviolento, ancora pensa, riflette, immagina. Ecco le mie riflessioni libere:

Guerra, virus e media

Avvisaglie di una guerra globale negli ultimi anni si sono evidenziate dalla produzione e dall’uso di armi biologiche, peraltro vietate dal 1975 da una Convenzione Onu firmata praticamente da tutti i paesi e disattesa come molti trattati internazionali.

Virus e batteri ingegnerizzati e i corrispondenti ‘antidoti’, o ulteriori veleni travestiti da ‘unica possibilità di salvezza’, si sono rivelati finora inefficaci o blandamente efficaci quando sono entrati nel mondo reale, dove le variabili in gioco sono esponenzialmente più numerose di quelle dei laboratori e delle simulazioni. L’ultimo rapporto dell’Onu prevede per quest’anno il raggiungimento di 8 miliardi di abitanti di questa terra, cifra che cresce nonostante guerre, malattie, miseria, inquinamento e quanto altro.

La guerra si combatte inizialmente con queste microscopiche particelle a cui è stata sostituita in laboratorio una informazione genetica, iniziando così un gioco pericoloso e incontrollabile. Se parliamo di informazione, non possiamo evitare di vedere la battaglia cibernetica che si combatte nel terreno principale dei flussi di dati: internet. E nello spazio virtuale abbiamo assistito al coro all’unisono dell’informazione di massa che ha completato la sua trasformazione (iniziata da decenni) in pura propaganda al soldo da chi ha soldi e grandi interessi. In risposta a questa spettacolare promozione del pensiero unico, sono nate e si sono rafforzate tutte le linee di informazione indipendente (a volte non tanto) con le varie narrative. Oggi un buon numero di canali di informazione alternativa in internet ha superato abbondantemente i 100.000 iscritti, uscendo dalle storiche nicchie, a fronte delle 200.000 copie vendute del Corriere e le 150.000 di Repubblica.

Stretta autoritaria, violenza e tecnologia

Linguaggio di guerra, immagini orribili, clima di emergenza, politiche sanitarie suicide e omicide e tanta paura non sono stati ancora sufficienti però ad addomesticare del tutto la specie umana, se questo era l’obiettivo di un sistema che è arrivato al punto di non ritorno, in questo cambiamento epocale imposto dalla rivoluzione tecnologica e dal concentramento esponenziale di capitali.

Ma la situazione emergenziale ha certamente dato all’alta finanza e ai colossi dello sviluppo tecnologico e biotecnologico la forza e la possibilità di prendere formalmente e apertamente in mano le redini, imponendo le loro agende (dettate dal loro esclusivo profitto) in occidente, ma anche in oriente, seppure con lievi varianti.

In questo paesaggio caotico la risposta violenta è quella più pubblicizzata. È tornata in auge l’immagine e la pratica della guerra con le armi convenzionali anche se con ritocchi dell’hi-tech, si sono aperti nuovi conflitti e non si parla più di quelli che si considerano ‘lontani’ (ma in Libia?). Nel frattempo sono riesplose le piazze e le strade di molti paesi in tutte le latitudini (come accadeva poco prima della pandemia) con folle più o meno inferocite e infiltrazioni più o meno efficaci.

Il futuro tecnologicamente avanzato si delinea nell’immaginario comune come un inevitabile progresso del controllo sulle persone, da salutare con gioia e da accettare come se fosse un evento naturale, a fronte di risibili vantaggi nella qualità della vita (velocità di internet, smart house e internet delle cose, assistenti AI, telemedicina, automazione dei mezzi di trasporto ecc.). Ma si iniziano a vedere opinioni critiche in tutti gli ambiti e in tutti livelli della società, da voci influenti che fanno notare che lo sviluppo tecnologico non è un fenomeno naturale e che è mosso innanzitutto da intenzioni umane. Chiunque sollevi una qualche critica all’avanzamento tecnologico, così come qualche mese fa chiunque sollevava qualche critica sui vaccini, è rapidamente tacciato di terrapiattismo e ignoranza (con buona pace per i terrapiattisti che, al contrario, non fanno male a nessuno e non offendono).

Chi decide e nuovo paradigma

Si stanno anche svelando ogni volta di più le pianificazioni e i modelli di un nuovo mondo, convergenti per alcuni aspetti e divergenti per altri, che provengono da diversi gruppi di potere dai Bildelberg, al WEF, al gruppo dei Trenta, alla Fabian Society e al cosiddetto Deep State americano, per fare degli esempi. Punti in comune di questi circoli sono il senso di superiorità, la volontà di dominio, la diffidenza, il timore e il disprezzo verso le masse. Inoltre sono in vario modo connessi con i colossi dello sviluppo tecnologico e biotecnologico, dell’alta finanza e senza dubbio, anche se con maggior accuratezza nel nascondere le relazioni, con il sistema militare industriale e i servizi di intelligence dei vari paesi.

Siamo in ogni caso di fronte a un momento di cambiamento generale di paradigmi, siamo in un’ansa della storia e, anche se con cornici e dettagli diversi, si sente parlare di superamento del pensiero duale e della polarizzazione, di riconciliazione e di crescita dell’essere umano in quanto specie in evoluzione. Nuove verità e rivelazioni spingono verso l’epoca del risveglio nonostante o forse proprio per effetto della stretta autoritaria che si registra ovunque da parte dei sistemi organizzativi delle società che tendono a disciplinare il caos, col risultato di aumentarlo.

Manca ancora un “mito” corrispondente all’epoca futura, mentre i vecchi miti si dibattono per essere rinnovati, vestendosi di modernità di vario tipo per sopravvivere a questo terremoto interiore che coinvolge tutta la specie umana. La rivoluzione esistenziale striscia fra coloro che vogliono prendersi la totale responsabilità delle proprie vite, consapevoli di scegliere e creare la realtà in ogni momento, e coloro che si affidano ad altre entità, che siano fisiche o immateriali, cercando di delegare la propria responsabilità e aumentando così la loro dipendenza. Ma il dubbio cresce.

Se parliamo di probabilità, è più probabile che esistano forme di vita intelligente diverse da quella umana in questo universo e che vivano fra noi dei cloni umani, che un homo sapiens sia morto e risorto in carne, sangue e ossa. Senza togliere niente al valore simbolico di questo antico racconto, anzi rafforzandolo, credo che l’essere umano abbia effettivamente bisogno di rinascere e cambiare pelle rinnovando profondamente le sue credenze. Anche questo sta accadendo e confido che in breve il nuovo mito sia in grado di delinearsi e manifestarsi ampiamente.

Il nuovo mito e l’epoca del risveglio

Le mie riflessioni emergono da un rinnovato studio dell’opera di Silo, che invito a consultare per la sua eccezionale attualità e visionaria lucidità.

Nel frattempo dormo bene e mi concedo del tempo per riflettere, conversare, studiare e rafforzarmi interiormente e fisicamente. Non ho bisogno di ridurre molto le mie necessità materiali, già modeste e credo che la salute mentale di questi tempi abbia bisogno di ozio, apertura e buoni amici.

Cresce in me la certezza, che non si può misurare scientificamente, ma che posso osservare come evidenza nelle persone a me vicine, che noi umani ci stiamo iniziando a rendere conto della nostra grandezza, del nostro ruolo di ‘creatori’ da una parte e, dall’altra parte, stiamo sperimentando con nuovi strumenti e sguardi (per es. la fisica quantistica) la nostra interrelazione con un sistema vivo e ampio che è anche la matrice del nostro corpo fisico e che evolve continuamente. Questa nuova appartenenza a un fenomeno reale complesso non è un limite da superare forzando la materia con un senso di competizione selvaggia per il predominio, o per un estremo bisogno di semplificazione, poiché è proprio questa complessità e unicità (tutto in relazione con tutto) ciò che determina la ricchezza dell’esperienza umana.

Nel nuovo mito non c’è posto per i salvatori. L’accento è posto sulla consapevolezza, sulla conoscenza e reinterpretazione del passato per quanto possibile, sulla riconciliazione con gli errori e gli orrori propri e della nostra specie e sulla capacità di convergere e collaborare fra le diversità con rispetto autentico. Nel nuovo mito non c’è posto per la violenza.

C’è moltissimo da fare, quest’epoca è un humus che sta nutrendo i semi del nuovo mondo e ogni giorno vedo dentro e fuori di me i minuscoli avanzamenti della crescita di quei semi. Li vedo non perché siano evidenti, ma perché cerco, senza pregiudizio, tra le zolle nere e fertili, perché volgo il mio sguardo in quella direzione dandole la mia energia e questo mi restituisce gioia e leggerezza al mio risveglio mattutino.

Questa è per me l’epoca del risveglio.

* Le riflessioni qui espresse sono ispirate dall’opera di Silo, in particolare Il messaggio di Silo, Lettere ai miei amici e Contributi al pensiero, consultabili gratuitamente su www.silo.net, o acquistabili su carta da Multimage. Non  ho intenzionalmente segnalato tutti i link che si relazionano a molte delle mie affermazioni, poiché credo che chi ha voglia di riflettere, sa anche che deve cercare e verificare le informazioni.