Ci troviamo di fronte ad un periodo di siccità e di scarsità d’acqua dovuta alla tropicalizzazione del clima che, come ben sappiamo, ha le sue basi nell’impatto antropico sull’ambiente.

Si potrebbe dire molto a partire dalla nostra Franciacorta, dagli allevamenti intensivi e dalle monoculture intensive che caratterizzano la maggior parte della dispersione di risorse d’acqua nella Provincia di Brescia. Si potrebbe iniziare dicendo che l’origine di questa crisi è l’industrializzazione dell’agricoltura e la mancanza di una localizzazione dell’economia.

La provincia di Brescia è la più grande produttrice di latte in Italia e per questo motivo a Montichiari, l’85% delle terre sono coltivate a granturco. Il granturco viene irrigato a scorrimento, disperdendo immense quantità di acqua. Per la maggior parte, il granoturco serve per produrre il trinciato per allevamenti di vacche da latte e vitelli. Il restante 10% di tutte le terre viene coltivato a frumento e orzo e il 5% finisce nei biodigestori che producono biogas.

L’agricoltura intensiva è il problema dei nostri corsi d’acqua, gli allevamenti intensivi sono un problema ecologico, l’industrializzazione dell’agricoltura sta devastando il ciclo dell’acqua… Sappiamo bene d’altra parte che quei problemi richiedono soluzioni politiche di altro rango rispetto a quello comunale e quindi ci baseremo su quello che i Comuni avrebbero dovuto fare e non hanno fatto.

Questo spreco d’acqua strutturale si potrebbe evitare proponendo dal basso molte alternative.

A metà giugno, Silvio Parzanini, Presidente di Legambiente Franciacorta, oltre a rimarcare che i cambiamenti climatici sono la causa dell’attuale crisi idrica, ha diffuso i dati di una tabella pubblicata tempo fa dal Giornale di Brescia sulle perdite dalla rete idrica dei Comuni bresciani.

Come si vede c’è davvero molto da fare:

A Passirano la rete idrica perde il 60%,  a Castegnato il 53%, a Iseo il 53%, a Ome il 49%, a Cazzago il 47%, a Paratico il 48%, a Paderno il 46%, a Provaglio il 45%, a Rodengo il 43%, a Gussago il 42% a Palazzolo il 43%, a Cologne il 42%, a Ospitaletto il 39%, a Rovato il 34%, a Cellatica il 34%, a Erbusco il 40%, a Corte Franca il 35%, a Adro il 15% e a Capriolo il 4%.

Ci sono paesi che ufficialmente sprecano la metà o anche di più dell’acqua.

Parzanini si chiedeva: “Come sono possibili queste differenze? È ora o no di intervenire cominciando ovviamente dalle situazioni più critiche, vista la situazione di questi giorni? È o no una priorità sulla quale destinare le ingenti risorse giunte ai Comuni?”

Le sue parole hanno creato molto movimento sulla stampa e tv anche nazionali, però pochi hanno sottolineato che si tratta di una situazione gravissima e  preoccupante nei Comuni del Bresciano, con perdite che sono anche oltre il 60 %.

Come aggiunge Parzanini: “Certo che sarà stata dura emettere ordinanze contro gli sprechi da parte dei sindaci che sono tutti proprietari di pozzi di captazione e reti idriche messe in queste condizioni.”

E’ inutile che i Comuni bresciani chiedano ai cittadini di risparmiare l’acqua. I nostri sindaci dovrebbero fare “meaculpa” perché non hanno fatto nulla per migliorare la situazione. Dovrebbero dire che da domani la priorità delle loro azioni amministrative sarà intervenire sugli acquedotti, perché l’acqua potabile vale oro.

Ma si sa… “Le opere che si fanno sottoterra non portano voti, perché non si vedono”.