Cosa si celebra l’8 giugno?

L’8 giugno di ogni anno si celebra la Giornata mondiale degli oceani, istituita originariamente nel 1992 durante la Conferenza Mondiale su Ambiente e Sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro e, dal 2008, riconosciuta anche dall’ONU. Il World Ocean Day viene celebrato per un preciso scopo, ossia quello di ricordare l’importanza dei mari e degli oceani per la nostra stessa vita: il nostro è un pianeta perlopiù ricoperto di acqua (due terzi circa della Terra sono ricoperti di acqua, sia dolce che salata). Non solo: circa l’80% delle specie viventi abita nei mari e procura a tutti noi cibo e lavoro; produce circa il 50% dell’ossigeno che respiriamo (tramite il processo di fotosintesi del fitoplancton) e assorbe anche un grande quantità di anidride carbonica (circa il 30%); regola il clima in tutto il mondo tramite le correnti oceaniche ed è sempre grazie agli oceani se possiamo usare internet: attraverso i cavi sottomarini che collegano tutti i continenti, abbiamo modo di navigare con la fibra ottica a casa.

Inquinamento degli oceani: quanto è preoccupante la situazione?

Quindi, gli oceani sono fondamentali per la sopravvivenza di tutti noi. Tuttavia, non solo non abbiamo un’approfondita conoscenza dei nostri mari ed oceani, ma li stiamo costantemente danneggiando e inquinando. Secondo alcune stime riportate nel 2019 da Heinrich-Böll-Stiftung, fondazione politica tedesca e parte del Partito Verde Tedesco, l’Oceano nord Pacifico e quello Indiano sarebbero gli oceani in cui vi è una maggiore quantità di plastica. Non si tratta né di  milioni né di miliardi, ma di quasi 2 trilioni di pezzi di plastica solo nella parte nord dell’Oceano Pacifico, mentre in quello indiano vi sono 1,3 trilioni di pezzi in plastica. Nel Mar Mediterraneo, la situazione sembra a primo impatto più leggera, circa 247 miliardi di pezzi in plastica nel mare. Non possiamo certamente stare tranquilli di fronte a una situazione del genere: il Mediterraneo è un mare chiuso e da questo proviene gran parte del pesce che finisce sulle nostre tavole.

Come detto prima, il mare è una risorsa davvero preziosa per tutti noi. Non solo per quello che abbiamo detto prima, ma grazie alle nuove tecnologie nel settore delle energie rinnovabili potremmo trarre maggiori vantaggi.
A tal proposito, si pensi al PeWEC 2.0, tecnologia ideata e sviluppata dal Politecnico di Torino capace di produrre energia a sufficienza per alimentare alcune isole minori nel Mediterraneo.

Che cos’è il PeWEC e come funziona?

Il nome sta per Pendulum Wave Energy Converter e si serve del movimento delle onde per produrre energia: tramite il moto ondoso del mare, l’oscillazione dello scafo muove dei pendoli che si trovano al suo interno. Il movimento di questi pendoli è capace di produrre sufficiente energia verde per le piccole isole. Si pensi che con dieci PeWEC è possibile fornire energia ad un paese di circa 3000 abitanti. Il tutto in modo economico, sostenibile e rispettoso dell’ambiente e del mare.

Si pensi ai diversi vantaggi derivanti dall’adozione di questa tecnologia:

  • il risparmio economico derivante dall’utilizzo di questa tecnologia a basso impatto ambientale permetterebbe a tanti consumatori di risparmiare sulle diverse spese di energia;
  • fonte di energia infinita, in quanto, a differenza di quella eolica e solare, il movimento delle onde del mare è perpetuo;
  • ridurrebbe il fenomeno dell’erosione delle coste, limitando appunto l’impatto delle onde sulle coste;

Soprattutto in Italia, questa tecnologia ha un enorme potenziale e rappresenta sia un’opportunità di crescita economica, sia un’ottima alternativa ad altre fonti energetiche più inquinanti: di fatto, le coste italiane si estendono per circa 8000 Km e il potenziale energetico potrebbe essere davvero elevato.

Infine, sarebbe un perfetto strumento per poter raggiungere più velocemente gli obiettivi della Commissione Europea: tra questi, quello di produrre almeno il 10% dell’energia elettrica tramite le onde del mare entro il 2050.

di Letizia Gentile

fonte: https://internet-casa.com/news/giornata-mondiale-oceani/