La conferenza stampa di presentazione del “Comitato
No armi – Trattativa subito”
 nella sede dell’Ordine dei giornalisti a Cagliari ha visto una larga partecipazione di pacifisti, anche via web, che con la loro presenza attiva hanno voluto esprimere il loro consenso e incoraggiamento all’iniziativa e l’impegno in favore della fine per via diplomatica della guerra.

Ha introdotto Andrea Pubusa, il quale ha indicato le finalità e le prime iniziative del Comitato. Dopo il primo incontro del 16 maggio sono cresciute le adesioni * ed abbiamo stabilito un primo contatto coi territori, da Nuoro a Oristano al Medio Campidano, dalla Trexenta, alla Marmilla, al Sulcis. Sassari dovrebbe lavorare nel Nord Sardegna in autonomia, salve le iniziative regionali.

Abbiamo, seppure in modo informale, un primo coordinamento di fatto con le diverse zone. Gli aderenti hanno accolto convintamente di impegnarsi nella difficile battaglia. Possiamo ora passare ad una fase più operativa, volta a far sentire la nostra voce in ogni parte della Sardegna.

Per far questo abbiamo programmato a Cagliari un’assemblea pubblica per il 30 giugno, a cui parteciperà Angelo D’Orsi – storico dell’Università di Torino, in cui lanceremo la nostra campagna. Il 29 una analoga assemblea con Angelo D’Orsi si terrà a Oristano Hotel Mistral2 alle ore 18. A Nuoro è in allestimento un’assemblea per il 7 luglio. Sono anche attivi i gruppi del Sud Sardegna che fisseranno la data di assemblee pubbliche ad Iglesias e Villacidro.

Salvatore Lai, sindaco di Gavoi, ha detto che porterà la questione all’attenzione dei sindaci della zona onde pervenire ad una mobilitazione estesa e capillare.
I componenti il Comitato son generalmente aderenti a forze politiche, sindacali, ad associazioni culturali, cui viene chiesto di unirsi a noi per impegnare l’Italia nella promozione di un ruolo protagonista della UE e dell’ONU, di una tregua immediata e di una trattativa e l’organizzazione di una “Nuova Helsinki”, cioè Conferenza di Pace e coesistenza pacifica.

Sono intervenuti Carla Cossu dell’Anpi di Oristano che ha illustrato la prima iniziativa pubblica in quella città per il 29 giugno con Angelo D’Orsi, col coinvolgimento della CGIL e altre realtà del mondo democratico e cattolico della città. Paolo Pisu – via web – ha confermato l’impegno convinto della tavola della pace. Carlo Bellisai ha portato l’adesione “naturale” del Movimento Nonviolento, di cui è responsabile per la Sardegna. Graziano Bullegas, responsabile regionale di Italia nostra, ha confermato, nel contesto della battagalia per il disarmo, l’impegno contro la produzione di armi a Domusnovas-Iglesias, che ha portato ad un risultato straordinario con l’annullamento da parte del Consiglio di Stato, dell’autorizzazione al raddoppio della R.W.M. Giacomo Meloni, di Prepariamo la pace, nonché segretario generale della CSS, ha analizzato le difficili fasi di questa lotta per convincere i lavoratori, i sindacati e i sindaci che porsi sulla strada della riconversione è più realistico che insistere sulla produzione di strumenti di morte, vietati dalla legge italiana e dai Trattati internazionali. Antonello Murgia, presidente regionale dell’ANPI, ha sottolineato la presa di posizione assunta nel congresso nazionale quasi all’unanimità e che vede questa associazione prendere iniziative rilevanti con l’Arci, Rete disarmo e il direttore dell’Avvenire Marco Tarquinio, con un consenso diffuso fra i cittadini italiani.

L’impegno nel Comitato sardo fa parte di questo orientamento generale. Interessante l’intervento di Claudia Zuncheddu, che reduce dall’Africa, ha raccontato delle terribili guerre che si combattono in quel Continente, con una cifra elevatissima di morti, neanche lontanamente paragonabili a quelli registrati pur nella devastante guerra in Ucraina. Ha poi parlato dei produttori d’armi italiani, tutti a partecipazione statale, che sono fra i più attivi al mondo e hanno raddoppiato il proprio fatturato, festeggiandolo come un successo, ma dimenticando che si fonda sul sangue altrui. Antonello Giuntini ha ripreso il tema delle servitù militari da dismettere chiedendo tempi certi e bonifica dei siti dai residui inquinati e inquinanti, pericolosi per la salute dei cittadini. Savatore Lai, collegato via web, ha posto il tema dell’allargamento della battaglia nei territori coinvolgendo anche le amministrazioni locali.

Andrea Pubusa ha concluso dicendo che le adesioni incoraggiano ad andare avanti con convinzione anche perché il Comitato si muove nel rispetto rigoroso dell’art. 11 (l’Italia ripudia la guerra) e 21 (libertà di pensiero e di stampa) della Costituzione. Ecco di seguito, per chi ancora non lo conoscesse, l’appello iniziale, cui chi non l’ha ancora fatto può aderire.

APPELLO

Noi condanniamo senza se e senza ma l’invasione dell’Ucraina. Putin dovrà risponderne al suo popolo e alla Storia.
Per porre fine al massacro abbiamo di fronte due strade: affidarsi alla forza delle armi o mobilitarsi con un’azione nonviolenta per una trattativa immediata e una soluzione diplomatica.
Pensiamo che le armi siano la risposta sbagliata. Il nemico più grande è la guerra, la pretesa di sconfiggere Putin con una escalation militare, scalzandolo dal potere, comporta innumerevoli morti, sofferenze atroci tra i civili e un futuro di miseria per una moltitudine di persone,, anche in Europa, Italia e Sardegna.
Più di tutto ci preoccupa il possibile impiego di armi nucleari, che rappresentano una minaccia per l’insieme della vita sulla terra e una possibile sentenza di morte per l’umanità.
La parola pace è censurata. L’informazione non esprime la varietà di posizioni presenti tra l’opinione pubblica. La maggioranza contraria all’invio di armi viene sistematicamente ignorata, anche dal governo e dal parlamento italiani.
Per i media non c’è alternativa alla guerra, che rappresentano come uno scontro tra buoni e cattivi, dove la somma degli orrori cancella il “chi, dove, come, quando e perché”. Il sangue delle vittime deve chiamare altro sangue per giustificare la necessità di una sconfitta definitiva dell’aggressore.
È ora di dire basta alle armi e di agire in maniera nonviolenta, a partire dall’accoglienza dei profughi di ogni guerra. Creiamo una comunità determinata a far sentire la propria voce contro l’invio di armi in Ucraina, contro il riarmo per una trattativa immediata. La nostra iniziativa è una protesta per opporsi alla deriva verso l’allargamento e il proseguimento del conflitto armato.
Intendiamo su questi obiettivi avviare una campagna in Sardegna, a cui tutti coloro che condividono l’obiettivo possono aderire e partecipare.
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* Adesioni al 23 giugno oltre 500.