Anselmo Palini, studioso, ricercatore e scrittore sui temi della pace , dell’obiezione di coscienza e dei diritti umani da tempo si occupa, con pazienza e precisione, di ricostruire memorie dimenticate o lasciate ai margini della Storia, almeno come la intendiamo noi in Occidente, con un sottile disprezzo per quelle parti del mondo che non consideriamo “centrali”.

In questa sua encomiabile opera Palini ha dato ai tipi di Ave nel 2021 Juan Gerardi, Nunca más, mai più, saggio sul sacerdote guatemalteco ucciso nell’aprile del 1998.

Gerardi non ebbe, a suo tempo, gli onori delle cronache di altri martiri della Chiesa latinoamericana: non lo ebbe perché anziano (aveva 75 anni), per il tentativo immediato di depistaggio verso una morte per mano di volgari delinquenti senza matrice politica ma probabilmente anche per quel disinteresse per certi paesi che non occupano il centro delle politiche mondiali neoliberiste.

Palini “approfitta” della vicenda per una prima parte dedicata al Guatemala che costituisce un saggio dentro il saggio e che ci illustra la storia, poco conosciuta, di questo paese del Centroamerica: una prima parte densa di informazioni e di contesti che ci aiutano a capire il Vescovo nel suo contesto ed anche a capire questa striscia di violenza che ha serpeggiato ed ancora serpeggia da quelle parti, a ricordare forme di potere che non conoscono le più elementari regole della convivenza civile ma dove invece sembra che la legge del più forte regni sovrana.

Gerardi era una di quelle persone che si ribellava a quello status quo e che approfittava della sua posizione spirituale ma anche politica per promuovere una diversa visione del mondo basata appunto sui valori della sua fede cristiana, integrando a modo suo quella corrente della Chiesa militante dell’America Latina schierata per il benessere dei popoli, dalla parte degli ultimi.

Palini dà conto della vicenda pastorale e politica di Gerardi attraverso una fitta documentazione  che, ovviamente, attinge molto dai documenti ufficiali della Chiesa e descrive gli avvenimenti dalla prospettiva della fede cristiana; cita molto i documenti e i discorsi dello stesso Gerardi offrendoci così uno spaccato della vita di un prete di quei territori, più che della sua tragica morte, attesa per molto tempo da cattivi presagi ma giunta quando ormai quasi nessuno se l’aspettava. E Palini collega quest’evento alla pubblicazione del rapporto Guatemala. Nunca más. Progetto Remhi che non solo documenta con precisione i vasi di violenza nel paese ma propone un percorso di pace e riconciliazione con appositi suggerimenti agli organi dello Stato. Un rapporto e una proposta intollerabile per i poteri dell’epoca e che merita una risposta terribile: quella di massacrare il corpo di una persona anziana, il corpo di un sacerdote.

Sono profetici i discorsi sulla riconciliazione di Monsignor Gerardi citati nel libro; il suo assassinio è anche forse il segno evidente di un potere che stava perdendo forza in quel momento storico ma che ancora deve essere definitivamente sconfitto in ogni angolo della terra.

E il libro di Palini, oltre ad essere un valido contributo alla Storia, è anche un modo per ricordacelo.