Si sono conclusi i negoziati indiretti tra Teheran e Washington, a Doha, con la mediazione dell’UE. Il ministero degli esteri iraniano ha affermato che gli incontri sono stati “seri e professionali”. La stampa iraniana ha sottolineato che non è stato possibile registrare nessun passo in avanti, “perché gli USA impongono i loro diktat e vogliono bloccare lo sviluppo nucleare iraniano senza garanzie di vantaggi per l’economia del paese”. Anche il negoziatore europeo, Mora, ha riconosciuto che il negoziato è in stallo e che riprenderà presto dopo le consultazioni delle delegazioni con i propri governi. Il dipartimento di Stato ha sostenuto che Teheran ha portato al tavolo questioni già risolte a Vienne e ne ha avanzate altre di nuove che non hanno nulla a che fare con l’accordo sul nucleare del 2015. La fase del negoziato è delicata, perché l’economia iraniana è in ginocchio sotto i colpi delle sanzioni, e lo sviluppo tecnico del settore nucleare di Teheran è arrivato a livelli avanzati che fanno ritenere che, entro pochi mesi, potrà possedere le quantità necessarie per formare la prima bomba nucleare. Sarebbe la seconda nazione nucleare in Medio Oriente, dopo Israele. Per contrastare la potenza regionale dell’Iran Washington e Tel Aviv stanno spingendo per la formazione di una NATO mediorientale che metta insieme Israele e paesi arabi (monarchie del Golfo + Egitto e Giordania) sotto la guida degli Stati Uniti.