In occasione del 47esimo anniversario dei fatti di Oglala, avvenuti il 26 giugno del 1975 nella riserva di Pine Ridge in Sud Dakota, si sono svolte numerose iniziative per ricordare la storia di Leonard Peltier e pretendere la sua liberazione.

Ci sono stati incontri a Monza, Milano, Torino (come sono avvenuti in numerose città della Germania, ma anche in Svizzera, Francia e a breve avverranno in Spagna), ma ci vogliamo concentrare su due momenti tra i più coinvolgenti: l’incontro al presidio di San Didero (Valsusa) alla presenza di una bella delegazione del movimento No Tav e il presidio, in piazza Duomo a Milano, svoltosi ieri nel tardo pomeriggio.

Barona, Milano

Monza

Torino

Venerdì 24 giugno ore 18 a San Didero, di fronte al fortino dove le forze dell’ordine difendono un cantiere fantasma per un ipotetico autoporto. Alcuni sono giunti prima per preparare tutto, stendere al meglio lo striscione, disporre le sedie, arrivano in tanti e tante, ci sono anche i volti più noti: Nicoletta Dosio, Alberto Perino, Guido Fissore, Emilio Scalzo, Loredana Bellone, Gigi Richetto, ci si abbraccia come si può. È venuto anche Alessio Lega, che da poco ha conosciuto la storia di Leonard, ma ne è stato subito coinvolto; le sue canzoni ci proiettano in spazi e tempi lontani.

Il racconto della repressione dell’American Indian Movement avvenuta negli Usa nei primi anni ’70 da parte di governo e FBI è presto compresa qui in valle, le similitudini fioccano. Quello che avviene da 30 anni in questa valle, moltiplicato venti volte, è paragonabile a ciò che avviene da oltre 500 anni in un intero continente: le logiche, le modalità sono identiche. Ci si sente vicini, solidali, uniti.

Emilio Scalzo indossa una maglietta dedicata a Leonard, fatica a star seduto sulla sedia, sembra voglia alzarsi e andare ad aprire quella gabbia che tiene chiuso un uomo da quasi 47 anni. Nicoletta Dosio (che sente la sua età vicinissima a quella di Peltier) invita a continuare la lotta, a resistere e se indignarsi va bene, bisogna però sapersi ribellare.

E quando qualcuno chiede come poter dare una mano da qua, Alberto Perino ipotizza che quel presidio sia intitolato a Leonard Peltier… Un grande applauso: ora verificheranno la possibilità, ma anche solo questa ipotesi scalda il cuore a chi è venuto a raccontare la storia dei nativi americani.

Ieri, 27 giugno, ore 18,30, un caldo soffocante in piazza Duomo a Milano. In mezzo a tante transenne e a un enorme palco dove si alternano i sound check, si srotola il lungo e vecchio striscione e per più di un’ora i tanti passanti e curiosi della piazza scoprono per un attimo questa storia assurda: quella di un uomo che entrato in carcere il 6 febbraio 1976 a 31 anni, è ancora detenuto in regime di massima sicurezza. Peltier ha 77 anni e non ce la fa più. Ricordiamo anche Julian Assange che rischia di essere un futuro caso Peltier. Per questo gridiamo, cantiamo, suoniamo, facendo tutto il possibile per rompere la coltre di silenzio che oscura queste verità.

Gli Ottoni a Scoppio sono ancora una volta con noi, al sole. La loro musica ci accompagna, ci fa sentire tutti meno soli. Silvia Zaru canta un paio di pezzi da brividi. Riecheggiano i nomi di Nicola and Bart a cento anni di distanza. Si grida “FREE LEONARD PELTIER….” convinti che queste parole rimbalzino e il vento le porti lontano, fino ad attraversare l’oceano e le sbarre di una cella in Florida.

Grazie a tutti e tutte coloro che hanno reso possibili queste giornate dedicate a Peltier e a tutti i prigionier@ politic@.