Care amiche e cari amici,

vi chiedo di far circolare fra i vostri amici avvocati l’adesione a un gesto di solidarietà per Ocalan e per il popolo curdo massacrato dalla repressione di Erdogan. Un gesto che non costa nulla, ma che al tempo stesso è importante per questo popolo, perché dimostra che non ci siamo dimenticati di esso.

Erdogan ha sempre fatto quello che gli pareva senza mai subire una sanzione, anche se bombardava in Iraq o spostava il confine della Turchia con la Siria. Da giorni mezzi militari turchi si allineano pericolosamente sul Rojava, e si parla di invasione di questa zona curdo-siriana della Siria. La Turchia alza continuamento su tutto le sue pretese non solo territoriali. Per di più essa pone il veto contro l’entrata di Finlandia e Svezia nella NATO, in modo da tentare di prendersi esponenti curdi in quei paesi.

Vi chiedo di raccogliere più firme possibili di avvocati, come ci viene chiesto dalle associazioni dei curdi in Italia.

Silvana Barbieri


Ecco la lettera che gli attivisti curdi in Italia dell’Ufficio Informazione del Kudistan in Italia (UIKI) hanno indirizzato ad avvocati e avvocate  

Care/i avvocate/i,

vi chiedo pure di tenere presente la campagna in corso orientata alla possibilità per il presidente Ocalan di porre termine all’isolamento carcerario. Questa campagna è iniziata sia in Turchia e che in Europa, da parte di 1000 avvocati.

Chiedo a voi avvocati di partecipare a questa campagna, compilando la lettera che segue, mandandoci la vostra adesione via email e coinvolgendo gli studi legali e gli avvocati che conoscete.

Un abbraccio, Yilmaz

AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DELLA REPUBBLICA DI TURCHIA

Egregio Ministro,

è con grande preoccupazione che osserviamo la situazione dei detenuti della prigione dell’isola di İmralı Abdullah Öcalan, Ömer Hayri Konar, Veysi Aktaş e Hamili Yıldırım, di cui non si hanno notizie da oltre un anno.

Non vi è alcuna spiegazione legale che giustifichi il fatto che – ad eccezione delle cinque visite di avvocati avvenute tra il 2 maggio e il 7 agosto 2019 – ad Abdullah Öcalan non sia stato permesso di vedere i suoi avvocati dal 27 luglio 2011. Tale pratica è inconciliabile con i principi democratici.

Gli altri tre detenuti dell’isola non hanno avuto contatti con un avvocato nemmeno in una sola occasione dal 2015, quando sono stati portati nel carcere di İmralı. Questo dimostra chiaramente che il problema ha a che fare con la prigione di İmralı in particolare e con l’atteggiamento politico-giuridico del governo centrale nei confronti del carcere.

Siamo anche testimoni dell’ansia della sua famiglia e dei nostri colleghi, causata dal fatto che non si hanno più notizie di Öcalan da un’ultima breve telefonata avvenuta il 25 marzo 2021. Come avvocati che seguono la Turchia, siamo ben consapevoli dell’impatto politico e sociale di questa situazione.

Nel suo rapporto sulla visita del 2019 al carcere di İmralı, pubblicato il 5 agosto 2020, il CPT ha considerato il divieto totale di contatti di Öcalan e degli altri tre detenuti con il mondo esterno come un tipo di detenzione in isolamento. Il CPT ha dichiarato che tale stato di cose è inaccettabile e viola gli strumenti e gli standard internazionali sui diritti umani.

Le continue interferenze con il diritto alla difesa e lo stato di isolamento imposto a Öcalan e agli altri detenuti hanno suscitato prese di posizione da parte di organizzazioni di diritto internazionale come ELDH, AED e Lawyer for Lawyers e reazioni critiche da parte di un’ampia rete di avvocati in diverse occasioni, a dimostrazione di quanto la questione sia importante e ampiamente seguita.

Siamo solidali con i nostri colleghi turchi e sosteniamo i loro continui sforzi e la loro lotta contro l’isolamento e la violazione del diritto alla difesa.

Nell’ambito di questo impegno, mi propongo come avvocato di Abdullah Öcalan e degli altri detenuti e chiedo il permesso di visitarlo per contribuire all’eliminazione del divieto del diritto alla difesa.

Spero che mi venga concesso il permesso necessario.

L’articolo originale può essere letto qui