La pace da perseguire, i crimini di guerra da perseguitare: questa la mission principale delle Nazioni Unite alla loro nascita, questa la grande illusione in 77 anni di guerre. Il fallito tentativo di mediazione di Guterres ne è l’ennesima dimostrazione. Cosa non funziona?

Il viaggio di pace in Turchia, Russia e Ucraina del Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, come prevedibile, si è concluso con un nulla di fatto. Ci si chiede il perché il capo delle Nazioni Unite si sia trasformato in una specie di messo apostolico in un tentativo estremo di porre rimedio a una situazione oramai oltre il punto di non ritorno, quando l’intera organizzazione nacque appositamente per preservare e garantire la pace dopo le guerre mondiali, come rete transnazionale dotata di appositi strumenti.

In questi 77 anni dalla firma della Carta delle Nazioni Unite, si sono susseguite numerose guerre, come in Iraq, Afghanistan, Siria, Libia, Yemen. Molti crimini di guerra sono rimasti impuniti, tutti i diritti umani sono stati violati. E ora abbiamo davanti agli occhi il disastro in Ucraina, tanto più scandaloso dal momento che la Russia è uno dei 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU. Cosa non ha funzionato?

Lo abbiamo chiesto a Roberto Savio, giornalista e analista di politica internazionale, che molto ha avuto a che fare con il mondo delle Nazioni Unite, fin dagli anni in cui ancora si riponevano sforzi e fiducia nel multilateralismo.

Perché l’ONU non è capace di mantenere la pace nemmeno tra i Paesi membri?

L’ONU fu creata subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale in un momento storico molto preciso. Quando nacquero le Nazioni Unite, furono i vincitori della guerra a fare da garanti della pace, ad assicurare al mondo che non ci sarebbero state più guerre come quella che avevano appena vinto. Naturalmente entrarono a farne parte da subito l’allora Unione Sovietica e gli Stati Uniti che avevano sconfitto il nazismo, nemico comune; entrò la Cina che era una grande potenza e aveva partecipato al conflitto contro il Giappone alleato con i nazi-fascisti; entrarono anche l’Inghilterra, alleata degli Usa, e la Francia che aveva perso la guerra, ma che si era riscattata con De Gaulle mettendosi dalla parte dei vincitori. Questi sono i 5 Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e hanno diritto di veto. La cosa che salta all’occhio di un comune cittadino del 2022 è che tra i 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ci sia solo la Francia e non l’intera Unione Europea che esiste da ben 20 anni. Il Consiglio di Sicurezza è l’unico organo che può ratificare decisioni e renderle esecutive, a differenza dell’Assemblea Generale. I suoi membri totali sono 15, di cui 5 permanenti e 10 eletti a rotazione, ma basta che solo uno dei 5 membri permanenti ponga il veto durante una votazione e qualsiasi proposta viene bloccata. Il caso classico fu quando Boutros Boutros-Ghali aveva 14 voti a favore, ma gli USA da soli ne hanno impedito la rielezione.

Quindi l’intervento delle Nazioni Unite, così come sarebbe previsto negli articoli della Carta in caso di violazione del diritto internazionale, è un’illusione perché basta un solo voto contro, come è successo in Siria con il veto posto dalla Russia?

Proprio così. Dobbiamo tenere presente che le guerre recenti sono completamente diverse da quelle precedenti agli anni Ottanta. Sono guerre non solo delle forze locali in combattimento, ma anche teatri in cui intervengono le potenze che vogliono avere peso. In Siria c’erano 12 potenze. Era una Terza Guerra Mondiale però localizzata, quello che Papa Francesco chiama una Terza Guerra Mondiale a pezzi.

In tutti questi anni si è cercato di modificare la regola del veto che impedisce alle Nazioni Unite di intervenire in modo efficace?

Ci abbiamo provato in tanti modi e in tante organizzazioni, ma poi uno dei Paesi mette il veto anche alle modifiche e non si va avanti. Il veto è definitivo, non si può far nulla. Bisognerebbe che i 5 Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza rinunciassero al diritto di veto. Una delle tante proposte in corso è quella di far sì che siano almeno due i Paesi a porre il veto per bloccare una delibera. In ogni caso, questo processo di cambiamento delle regole non va da nessuna parte, perché basta il veto della Cina o della Russia per fermare tutto.

Che potere ha il Segretario Generale di fermare un conflitto, laddove evidentemente l’ONU non è stata in grado di evitarlo?

Le Nazioni Unite hanno diversi organi: l’Assemblea Generale, il Consiglio Economico e Sociale, il Consiglio di Sicurezza che come abbiamo detto è quello che dovrebbe garantire la pace, e il Segretariato che all’inizio non aveva compiti chiari ed è andato formandosi nel tempo. Poi c’era l’organismo che si occupava della decolonizzazione e infine si crearono i vari fondi che dipendono dal Segretariato (come l’UNICEF) e le varie agenzie che invece sono organismi autonomi (come la FAO). Nel tempo Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha acquistato più potere perché la sua è diventata una figura che rappresenta l’intero sistema e le sue responsabilità.

Quello che ha cambiato il destino dell’ONU è stato l’arrivo di Reagan nel 1981. Il neo presidente americano si trovò nella struttura democratica dell’ONU in cui ogni Paese aveva un voto e si chiese il perché un grande paese come gli USA, il più potente e importante di tutti, avesse lo stesso peso di un paese molto più piccolo e meno influente. Il bilancio degli USA a quel tempo era uguale a quello degli oltre 50 Paesi delle Nazioni

Unite messi insieme. Reagan non accettò questa equità di peso nelle decisioni da parte di tutti i Paesi membri e quella fu la fine delle Nazioni Unite come strumento di partecipazione globale. Dal 1981 infatti gli Stati Uniti non hanno più firmato nessun accordo internazionale, nessun trattato. Non hanno firmato la Convenzione sui diritti dell’infanzia né la Convenzione sul diritto del mare, non riconoscono che la comunità internazionale possa decidere per il loro paese. Non hanno nemmeno ratificato la Corte Penale Internazionale, così come non lo hanno fatto la Russia e la Cina, quindi in caso di crimini di guerra loro non partecipano al processo. Infatti la cosa bizzarra è che Biden ha accusato Putin di genocidio e crimini di guerra, ma non ha strumenti per procedere penalmente. Con l’arrivo di Putin poi nasce anche in Russia il discorso del “Io valgo quello che sono e non mi assoggetto a delle decisioni globali”.

Come è avvenuto il declino delle Nazioni Unite?

Il lento declino delle Nazioni Unite è iniziato quando le grandi potenze hanno cominciato a togliere tutto il potere all’organizzazione. Sono stati messi in piedi diversi meccanismi che le hanno rese marginali. Prima è stato creato il G7, poi il G8, nel frattempo ogni anno a Davos si tiene il Foro Economico Mondiale. Il colpo di grazia è stato quando il commercio è stato tolto all’ONU.

Mi spiego. La globalizzazione, iniziata 30 anni fa dopo la caduta del muro di Berlino, ha due motori: la finanza e il commercio. La finanza non ha mai fatto parte delle Nazioni Unite perché nasce con un processo differente da quello di Bretton Wood che creava gli organismi finanziari multilaterali fuori dall’ONU (Il Foro Monetario, la Banca Mondiale ecc.). Il commercio invece era tutelato inizialmente dall’UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Developement) che secondo la filosofia ONU aveva la funzione di proteggere i cittadini. In seguito però fu soppiantata dalla WTO (World Trade Organization) che non è delle Nazioni Unite e protegge solo le imprese.

Dato che non si occupa più occupa di finanza né di commercio, all’ONU restano solo le attività sociali (bambini, salute, diritti umani), cose ritenute inutili dal punto di vista della logica del consenso di Washington, che è quello che ha portato con Reagan e Margaret Thatcher allo sviluppo della globalizzazione. “Tutto ciò che non produce reddito è inutile”. E’ questo il motivo per cui Reagan uscì dall’UNESCO: aveva una visione molto precisa di un mondo basato sul mercato.

Questo mondo è rimasto, c’è ancora oggi. Per esempio l’Unione Europea è nata e si è sviluppata sui principi del consenso di Washington, la cosiddetta Direttiva Bolkestein per cui ci deve essere libera competizione. Finora l’Unione Europea è stata attivissima sul piano dei mercati ma debolissima sul piano sociale. La pandemia ha obbligato un po’ a rivedere l’impostazione globalista.

Le Nazioni Unite dunque sono andate progressivamente svuotandosi di forza e di potere e addirittura c’è il caso concreto del Segretario Generale che in pratica viene nominato dagli USA, in quanto hanno più peso perché danno il 25% del bilancio e perché la sede dell’ONU è a New York.

Si racconta che quando è stato nominato Ban Ki-moon, gli Stati Uniti abbiano scelto il meno “smart” di proposito perché in generale non vogliono un Segretario forte che possa diventare un’alternativa di potere e intralciare i loro piani.

Perché è fallita la missione di Guterres?

Per le conseguenze di tutto questo processo che ha portato alla situazione attuale. Guterres, paralizzato da un Consiglio di Sicurezza diviso e spaccato fra Cina, Russia e USA, all’inizio ha fatto delle dichiarazioni contro la guerra, poi è stato due mesi fermo e ora è andato a incontrare Putin passando da Erdogan, che in questo momento è colui che ha più capacità di mediazione con la Russia. Due autocrati. Erdogan non riesce a fare nulla e Putin ha trattato male Guterres e quasi non lo ha colpito con una bomba durante l’incontro con Zelensky. Così il sistema multilaterale, nato dall’idea di trovare insieme la cooperazione continua ad avviarsi verso la marginalità.

Lo sviluppo e la pace nascono dalla cooperazione; se non c’è cooperazione non ci possono essere né sviluppo né pace, cosa che stiamo vedendo in un mondo dove oramai tutti vogliono avere un ruolo da potenza. Turchia, Cina, India, Ungheria, Brasile, oltre che Russia e USA. Il risultato è che il mondo è estremamente frammentato, con alleanze variabili a seconda di quello che succede e conviene.

Parlo da cittadina: stando così le cose, perché il mio PIL deve andare a un’organizzazione che si sta progressivamente svuotando e indebolendo?

Perché il suo PIL va per una piccolissima parte al Segretariato. La maggior parte del PIL va a finire nei fondi, nelle agenzie. Si può discutere se le Nazioni Unite servano o meno, ma nessuno può mettere in dubbio il fatto che l’UNICEF, la FAO, l’UNHCR e l’UNESCO siano importantissime. Queste agenzie tecniche, come le chiamano, in realtà hanno un’attività politica importantissima, sono utilissime. Tutto il dibattito è sul Segretariato che è vittima del Consiglio di Sicurezza. Il vero problema delle Nazioni Unite è il Consiglio di Sicurezza, che è nato in un preciso contesto storico.

Non è incredibile che proprio due dei paesi fondatori dell’ONU per garantire al mondo la pace in questo momento si stiano fronteggiando, dato che in un certo modo dietro l’Ucraina ci sono gli Stati Uniti? Esiste una relazione tra indebolimento delle Nazioni Unite, questa sfida al testosterone tra USA e Russia e l’industria delle armi che ha notoriamente un grosso peso nello svolgersi delle guerre?

L’industria degli armamenti è una lobby potentissima. Infatti Roosevelt nel suo discorso di chiusura denunciò il fatto che negli Stati Uniti comandava una lobby industriale militare. Gli USA oggi sono i primi esportatori del mondo di armi, i russi sono i secondi. L’Ucraina oggi è di fatto un banco di prova per nuove armi. Adesso, dei 350 miliardi che dobbiamo spendere per arrivare al 2% delle spese militari in Europa, più quello che sinora si è speso in armamenti in Ucraina, il 72% dei profitti va agli americani. I 5 Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU sono i responsabili della produzione e della vendita dell’80% degli armamenti mondiali. I 5 membri del Consiglio di Sicurezza, che devono assicurare la pace, sono i produttori delle armi con cui si fa la guerra.