EMPATIA
“È quella che provo un attimo prima di scattare.
Mi innamoro non del mio sguardo
ma di ciò che il mio sguardo in quel momento accoglie”

 

Ci è stata maestra prima che compagna, nella rivista di donne Mezzocielo (1991-2019), come Simona Mafai, come Giuliana Saladino. Simona maestra di letture imprescindibili, Giuliana maestra di scrittura asciutta, opposta ad ogni enfasi, lei, Letizia una maestra speciale: maestra di sguardo, di scarti di prospettiva, di angolazioni inusuali, spiazzanti, ma ineludibili per capire. 

 

Sguardo, penetrazione, comprensione, nel buio fitto dei catoi come alla luce aperta del mare. Empatia per le “sue bambine”, per l’odiosa amata Palermo. Generosa e provocatoria, insofferente di fronte a ogni banalità, detestava essere definita la “fotografa della mafia”, con un riduzionismo pubblicitario che l’umiliava. 

 

Tanto aveva fatto, instancabilmente creativa e indignata contro le ingiustizie sociali: i reportage per il quotidiano comunista “L’Ora”, il ciclo di foto dei malati all’Ospedale Psichiatrico all’epoca della legge Basaglia, la creazione del Laboratorio d’If, il giornale Grandevù, Mezzocielo, la casa editrice le Edizioni della Battaglia, il Centro di Fotografia dei Cantieri Culturali alla Zisa

 

Fu tra le prime ad accogliere in casa, ben più di venti anni fa, un minore straniero non accompagnato, tra mille dolorose inquietudini. Volle anche sperimentare, in solitudine, la vita a Parigi. Mai paga e sempre in cerca. E poi l’impegno politico, con i Verdi e con la Rete, prima al Comune, consigliera e assessora, poi alla Regione Siciliana, tra il 1987 e il 1996.

 

Di lei ci restano le palme diritte e determinate della Marina, il Centro dei Cantieri, non solo museo ma anche scuola. Ma soprattutto le foto, intramontabili e note in tutto il mondo. Foto in bianco e nero, soprattutto, perché l’attenzione ai “grigi”, a tutte le sfumature di grigio, significava per lei attenzione alla complessità, che sola assicura bellezza.