APPELLO:

NON C’E’ VIA PER LA PACE, LA PACE E’ LA VIA”(1)

A tutte indistintamente le persone che compongono la famiglia umana

Al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres

Al Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin

Al Presidente della Repubblica Ucraina, Volodymyr Zelensky

Al Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella

A tutti i Capi di Stato e ai rispettivi vertici governativi

Alle più alte Autorità Spirituali nel mondo

Origine del documento – Questo testo nasce da una ‘tessitura’ di pensieri e aspirazioni scaturiti in questi giorni bui tra “persone diversamente credenti”, che nella loro esistenza hanno consapevolmente abbracciato differenti orizzonti di significato, eppure legate da vincoli di amicizia fraterna, da una sostanziale consonanza di approccio non violento alla realtà e da comuni valori rispetto alla “Terra Futura” che sogniamo.

Con sincero rispetto e umiltà desideriamo rivolgere questo Appello alla coscienza di ogni essere umano, non solo del nostro Paese ma del mondo intero.

Accanto ad un’incessante e fiduciosa invocazione della PACE come “dono dall’alto” da parte di non pochi tra noi appartenenti a varie fedi viventi, tutti insieme avvertiamo l’urgenza – nel desolante quadro di immane violenza che in tempo reale è sotto il nostro sguardo – di oltrepassare il senso di impotenza che da settimane ci pervade.

Condanniamo senza riserve l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia come azione grave e inaccettabile, che calpesta la sovranità territoriale di un altro Paese e il fondamentale diritto all’autodeterminazione dei popoli. E’ una guerra di aggressione deliberata da un’autarchia che, sempre più decidendo ‘in solitario’, cerca di sopprimere con violenza inasprita ogni forma di dissenso interno (anche la più mite) che sveli la realtà dei fatti.

Sin dal primo giorno di guerra esprimiamo quindi la nostra aperta solidarietà e vicinanza al popolo ucraino per le sue enormi sofferenze e riteniamo legittima la sua risposta corale di “non arrendersi”, di resistere all’aggressore.

Nel corso di questo tragico periodo, in verità, ha suscitato in noi perplessità e disagio l’enfasi sbilanciata di molti tra politici e osservatori sui “valori dell’ Occidente” – diritti umani, libertà, uguaglianza, democraziafondativi e innegabili sul piano politico per tutti noi; un’enfasi che rischia di insinuare (di nuovo) una infondata contrapposizione etica e spirituale tra Occidente e Oriente e che sottovaluta la “dimensione planetaria” dell’essere umano, quasi noi occidentali fossimo di tutto “la pietra angolare”, con una lente deformata incentrata su di noi (il cosiddetto “panottico”, sempre denunciato da P. E. Balducci) e quasi non ci fosse stata nello scorrere del tempo e ovunque sul nostro pianeta una fioritura di valori autentici e universali presso le diverse identità etniche, culturali, di fede e nell’incontro tra loro.

D’altra parte, non possiamo sottrarci ad un’attenta e documentata autocritica rispetto alle nostre responsabilità come cittadini europei: per l’immobilismo, ad es., dei nostri governanti dinanzi all’incrinarsi di delicati equilibri geopolitici; per essere rimasti noi stessi piuttosto immemori di una guerra che durava ormai da otto anni e spesso ignari di massacri compiuti purtroppo da entrambe le parti, o persino indifferenti rispetto a ‘conflitti lontani o dimenticati’, dove pure popolazioni inermi hanno subito e ancora subiscono distruzione e genocidio.

Pur riconoscendo la piena legittimità della Resistenza Civica ucraina – esercitata nella prima fase anche nella forma di opposizione fisica non violenta dinanzi a mezzi cingolati o ai soldati russi con i fucili spianati – e pur provando sincera ammirazione per il suo persistente coraggio eroico, esprimiamo qui senza veli il nostro dissenso rispetto all’invio delle armi deliberato da alcuni governi di Paesi occidentali, anche se comprendiamo il dilemma posto da un popolo aggredito, che difende il proprio territorio e rivendica con fierezza il diritto di compiere in autonomia il proprio percorso culturale e politico interno e nel contesto delle relazioni internazionali.

E senza esitazione esprimiamo analogo dissenso per quanto concerne l’aumento delle spese militari al 2% del PIL, come da richiesta NATO.

Oltre a ‘distrarre’ palesemente preziose risorse economico-finanziarie da ben diverse destinazioni di rilevanza educativa e sociale – istruzione e formazione, cultura, sanità, riduzione delle disuguaglianze, riforme della giustizia e delle istituzioni, qualità della vita umana e dell’ambiente – il “sistema della guerra”, facendo leva sulle passioni negative di avversione e odio, offusca il cuore e la ragione e, come una spirale perversa, sospinge individui e gruppi alla radicalizzazione di posizioni originarie differenti sino alla più aspra e distruttiva contrapposizione interpersonale e civile.

Purtroppo sul piano storico la guerra manifesta sempre più il suo intrinseco meccanismo perverso: “si autoalimenta” con il ricorso ad armi sempre più sofisticate e devastanti (anche quelle bandite) e azioni disumane (conflitti in Libano, Iraq, ex Jugoslavia, Libia, Siria, Yemen, Afghanistan, Etiopia, Paesi nel cuore dell’Africa).

Le recenti atrocità in terra d’Ucraina – documentate da più fonti, compresa la decisiva testimonianza delle vittime superstiti – rinnovano oggi “gli orrori” delle guerre della prima metà e della fine del Novecento, come della nostra stessa contemporaneità, in totale disprezzo di quelle norme del diritto internazionale che la comunità umana si era data nell’intento di scongiurare il ripetersi dei terribili traumi prodotti da violenze intenzionali e sistematiche sulla popolazione civile.

In ore buie di vera angoscia per la sconvolgente disumanità in cui possiamo precipitare, il primissimo passo è “preparare dentro di sé i tempi nuovi” in cui alla fine, su quel Caos e Male devastante, il Bene/ l’Amore riuscirà a prevalere.

Nulla quindi è inevitabile, tutto può essere rimesso in gioco… La scelta di quale progetto di morte o di vita far dimorare dentro di sé appartiene esclusivamente ad ognuno di noi.

Come suggeriscono le parole di Etty HILLESUM, giovane scrittrice olandese vittima della Shoah, nel suo “Diario 1941-1943”:

20 luglio 1942, lunedì sera (…) Senza pietà, senza pietà. Ma tanto più misericordiosi dobbiamo essere noi nel nostro cuore (…).

Mio Dio, è un periodo troppo duro per persone fragili come me. So che seguirà un periodo diverso, un periodo di umanesimo. Vorrei tanto poter trasmettere ai tempi futuri tutta l’umanità che conservo in me stessa, malgrado le mie esperienze quotidiane. L’ unico modo che abbiamo di preparare questi tempi nuovi è di prepararli fin d’ora in noi stessi. (…)”

Un analogo percorso di profonda crescita interiore del singolo, capace poi di irradiarsi al contesto della società civile e della comunità globale è tracciato dal monaco zen

THICH NHAT HANH, che sin da giovane sperimentò con il suo popolo la tragedia della sanguinosa e devastante guerra fratricida del Vietnam. Con il suo denso messaggio “Non c’è via alla pace, la pace è la via” lo sguardo si focalizza sull’unico sentiero percorribile che renderà possibile vivere relazioni pacificate nel proprio contesto storico-sociale: una consapevole trasformazione della persona sino al suo stesso ‘divenire-essere pace’. E la pace vera che scaturisce “da dentro” impegna ciascuno innanzitutto a costruirla là dove si vive: “Io non credo a coloro che vogliono fare la pace nel mondo, se non sanno fare dapprima la pace in sé e nella propria famiglia”.

In questo terribile tornante della Storia in cui fondatamente si teme – se si prosegue sulla strada dell’odio e della spinta ad annientare “il nemico” – di compiere il ‘salto’ alla guerra atomica andando “incontro all’inverno nucleare” senza più possibile ritorno, la prima cosa da esigere – alla portata di chiunque abbia consapevolezza di essere “cittadino del mondo” in relazione con gli altri – è un “cessate il fuoco subito!”.

Adesso occorre rilanciare con piena convinzione lavia diplomatica” e riprendere a tessere relazioni di confronto leale sulla base di una solida coerenza fra parlare e agire, grazie ad un’efficace mediazione politica condotta anche da altre autorità non coinvolte nel conflitto.

Malgrado le crudeli atrocità già prodotte con la guerra, per un leader nazionale sapere “tornare sui propri passi” rispetto ai disegni originari perseguiti è da considerarsi un atto di coraggio.

FERMATEVI! “RESTIAMO UMANI”! (2)

Con tutti coloro che compongono la famiglia umana chiediamo espressamente ai Presidenti di Russia e Ucraina e ai rispettivi popoli di:

  • cessare immediatamente ogni violenza e azione di morte, onorando una tregua reale ed efficace, per assicurare riparo e salvezza a innocenti attraverso i corridoi umanitari, e quindi

  • aprire vere trattative di pace ai più alti vertici, ma insieme alla presenza costante anche di autorevoli personalità sovranazionali – e tra costoro donne – facilitatrici del dialogo, con la sincera determinazione a uscire definitivamente dal conflitto. E così

  • avviare, con pazienza e tenacia, un percorso di autentica pacificazione-riconciliazione.

Occorreranno certo tempi lunghi per ‘riparare’ le traumatiche lacerazioni subite. In altri luoghi della Terra già altri popoli, comunità o gruppi in conflitto – a cominciare dall’inedita esperienza di “Memoria, verità e riconciliazione” realizzata in Sudafrica con Nelson Mandela e Desmond Tutu negli anni ‘90 – hanno intrapreso e compiuto con forza e coraggio questo cammino. Un cammino di riconciliazione certo complesso e faticoso, talora estremamente dolente ma possibile e liberante, per la costruzione di una convivenza inclusiva e pacifica, davvero nel segno della nonviolenza e di una rigenerata consapevolezza che siamo “sorelle e fratelli tutti”.

E diffusi nel mondo vi sono pure luoghi – villaggi, borghi, centri culturali e università – dove giovani, provenienti da realtà conflittuali o con forti aspirazioni a fare pace intorno a sé e impegnati nella rielaborazione dei lutti prodotti dalle guerre, si formano e si consolidano in questa direzione.

E’ indispensabile sin da adesso costruire un nuovo sistema di relazioni internazionali”: un’inedita realtà di rapporti improntati al rispetto incondizionato dell’altro, a uno stile di sincero confronto e collaborazione, assicurando nel contempo un soddisfacente equilibrio ‘nella sicurezza’ tra i diversi Paesi, a garanzia di un contesto di PACE VERA E DURATURA.

Ma la PACE VERA E DURATURA a cui aspiriamo sarà inscindibilmente legata alla GIUSTIZIA, declinata come GIUSTIZIA CLIMATICA e GIUSTIZIA SOCIALE.

Dinanzi alla sfida del cambiamento climatico, è quanto mai urgente una radicale ‘inversione di rotta’: unire le forze umane di tutti i popoli indistintamente, e perseguire, senza più esitazioni o deviazioni di percorso, la completa ‘emancipazione’ dalla dipendenza dalle energie fossili. Anzi, occorre imprimere finalmente, con investimenti di adeguate risorse finanziarie, una forte, decisiva accelerazione alla transizione ecologica.

Questa speranza-impegno di una “Terra Futura” da custodire e trasmettere alle giovani generazioni e dove vivere in armonia, riceve una straordinaria energia trasformatrice proprio dalla visione alta a cui si ancora, una prospettiva insieme utopica e realistica, necessaria alla medesima sopravvivenza della specie umana e di qualsiasi forma di vita.

L’aspirazione umana insopprimibile a ricercare e vivere in pacecon se stessi, nelle relazioni con gli altri e quindi tra le varie comunità dei popoli che abitano la Terra – è destinata quindi ad assumere nella realtà storica presente e futura tutta la sua consistenza di fondamentale, inviolabile diritto umano. (3)

In quest’ottica sarà necessario reclamare con fermezza dai nostri governanti (coerentemente con i “Trattati” da molti di loro già sottoscritti) di non essere più parte attiva nella proliferazione di armi sempre più distruttive, ma di acquisire una più alta statura etica e politica.

CERCASI “LEADERS MONDIALI DI PACE”, impegnati a “costruire ponti, non muri”, e protagonisti insieme ai loro popoli di un tempo nuovo di ‘realizzazione dell’umano’, a partire da un’autentica rivoluzione interiore in cui finalmente tuttipersone, gruppi diversi, etnie, comunità nazionali e massime autorità – ci esercitiamo costantemente a ‘spegnere’ e allontanare da noi ogni motivo di ostilità e di rancore, ogni spinta alla prevaricazione e al dominio; a coltivare dentro di sé ascolto, sentimenti di accoglienza e rispetto profondo dell’altro e a praticare la cultura dell’incontro e del dialogo.

Fino a ‘con-correre’ alla “trasformazione delle spade in aratri”, secondo le parole del profeta Isaia (2, 4): la riconversione dell’industria bellica in alta ricerca scientifica e produzione di tecnologie estremamente avanzate, ma irrevocabilmente al servizio della Vita e dei bisogni reali dell’intera famiglia umana! E’ la visione già prospettata con straordinaria passione dal ‘sindaco santo’ di Firenze Giorgio La Pira come una “strada praticabile e necessaria”, oggi indispensabile per preservare con amorevolezza e in armonia tra loro tutti i viventi.

A tal fine sarà irrinunciabile riconoscere la centralità del valore e della pratica della ‘CURA’ – della persona umana, del vivere e dell’ambiente – da porre a fondamento di un’ etica pluralistica condivisa, trasversale alle diverse identità.

E’ urgente pertanto che ognuno, nella propria misura, compia scelte consapevoli e coerenti con questa prospettiva radicale e insieme carica di speranza.

E poi… a livello planetario procedere finalmente ad attuare il disarmo nucleare globale.

“FUORI LA GUERRA DALLA STORIA”! (4)

Nella redazione dell’Appello siamo innanzitutto fortemente debitori all’insegnamento di Maestri e Testimoni incontrati nel proprio cammino, senza alcun merito se non la sete di ricerca di persone credibili.

E altresì siamo infinitamente grati a chi realizza e sa spargere intorno a sé bellezza e arte, linguaggi universali che sempre nutrono lo spirito di tutti i viventi e agiscono pure come un balsamo sulle ferite profonde inferte da conflitti relazionali e guerre.

Siamo molto riconoscenti a illuminate/i studiose/i contemporanei, lucidi (e non supponenti) analisti geopolitici e a professionisti del giornalismo che, talora anche con grande coraggio per il loro racconto “sul campo”, si contraddistinguono per alto impegno etico nella rigorosa ricostruzione degli eventi e nella ricerca della verità; capaci talora persino di uno sguardo pervaso di vera compassionevolezza per tutte le vittime e i loro stessi aggressori mandati a morire.

E ancora davvero enorme è la gratitudine verso innumerevoli comuni cittadini ricchi di autentico slancio interiore e aiuto solidale verso gli altri, specie se soggetti vulnerabili; così come verso persone e realtà, associazioni e ong assai vive nel nostro Paese e a livello internazionale, impegnate sul terreno di pace e nonviolenza, dignità inviolabile della persona e inalienabili diritti umani, tutela della salute per tutti senza discriminazioni, cultura e condivisione dei diversi saperi, ricerca scientifica al servizio della famiglia umana, cura del nostro pianeta.

NOTE

1. Un pensiero fondamentale di THICH NHAT HANH (1926-2022) monaco vietnamita del buddhismo impegnato e poeta, maestro e testimone di pace e non violenza nel corso della sua intera esistenza.

2. Espressione con cui chiudeva sempre i suoi contributi VITTORIO ARRIGONI, il giovane giornalista e scrittore pacifista, attivista dei diritti umani, ucciso nella Striscia di Gaza nel 2011.

3. Art. 28 della “Dichiarazione Universale dei diritti umani”, 10.12.1948.

4. Social Forum Europeo, Firenze novembre 2002.

A tutte indistintamente le persone che compongono la famiglia umana
Al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres
Al Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin
Al Presidente della Repubblica Ucraina, Volodymyr Zelensky
Al Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella
A tutti i Capi di Stato e ai rispettivi vertici governativi
Alle più alte Autorità Spirituali nel mondo

rivolgiamo questo APPELLO:
“NON C’E’ VIA PER LA PACE, LA PACE E’ LA VIA”(1)

Origine del documento – Questo testo nasce da una ‘tessitura’ di pensieri e aspirazioni scaturiti in questi giorni bui tra “persone diversamente credenti”, che nella loro esistenza hanno consapevolmente abbracciato differenti orizzonti di significato, eppure legate da vincoli di amicizia fraterna, da una sostanziale consonanza di approccio non violento alla realtà e da comuni valori rispetto alla “Terra Futura” che sogniamo.

Con sincero rispetto e umiltà desideriamo rivolgere questo Appello alla coscienza di ogni essere umano, non solo del nostro Paese ma del mondo intero.
Accanto ad un’incessante e fiduciosa invocazione della PACE come “dono dall’alto” da parte di non pochi tra noi appartenenti a varie fedi viventi, tutti insieme avvertiamo l’urgenza – nel desolante quadro di immane violenza che in tempo reale è sotto il nostro sguardo – di oltrepassare il senso di impotenza che da settimane ci pervade.
Condanniamo senza riserve l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia come azione grave e inaccettabile, che calpesta la sovranità territoriale di un altro Paese e il fondamentale diritto all’autodeterminazione dei popoli. E’ una guerra di aggressione deliberata da un’autarchia che, sempre più decidendo ‘in solitario’, cerca di sopprimere con violenza inasprita ogni forma di dissenso interno (anche la più mite) che sveli la realtà dei fatti.
Sin dal primo giorno di guerra esprimiamo quindi la nostra aperta solidarietà e vicinanza al popolo ucraino per le sue enormi sofferenze e riteniamo legittima la sua risposta corale di “non arrendersi”, di resistere all’aggressore.
Nel corso di questo tragico periodo, in verità, ha suscitato in noi perplessità e disagio l’enfasi sbilanciata di molti tra politici e osservatori sui “valori dell’ Occidente” – diritti umani, libertà, uguaglianza, democrazia – fondativi e innegabili sul piano politico per tutti noi; un’enfasi che rischia di insinuare (di nuovo) una infondata contrapposizione etica e spirituale tra Occidente e Oriente e che sottovaluta la “dimensione planetaria” dell’essere umano, quasi noi occidentali fossimo di tutto “la pietra angolare”, con una lente deformata incentrata su di noi (il cosiddetto “panottico”, sempre denunciato da P. E. Balducci) e quasi non ci fosse stata nello scorrere del tempo e ovunque sul nostro pianeta una fioritura di valori autentici e universali presso le diverse identità etniche, culturali, di fede e nell’incontro tra loro.
D’altra parte, non possiamo sottrarci ad un’attenta e documentata autocritica rispetto alle nostre responsabilità come cittadini europei: per l’immobilismo, ad es., dei nostri governanti dinanzi all’incrinarsi di delicati equilibri geopolitici; per essere rimasti noi stessi piuttosto immemori di una guerra che durava ormai da otto anni e spesso ignari di massacri compiuti purtroppo da entrambe le parti, o persino indifferenti rispetto a ‘conflitti lontani o dimenticati’, dove pure popolazioni inermi hanno subito e ancora subiscono distruzione e genocidio.
Pur riconoscendo la piena legittimità della Resistenza Civica ucraina – esercitata nella prima fase anche nella forma di opposizione fisica non violenta dinanzi a mezzi cingolati o ai soldati russi con i fucili spianati – e pur provando sincera ammirazione per il suo persistente coraggio eroico, esprimiamo qui senza veli il nostro dissenso rispetto all’invio delle armi deliberato da alcuni governi di Paesi occidentali, anche se comprendiamo il dilemma posto da un popolo aggredito, che difende il proprio territorio e rivendica con fierezza il diritto di compiere in autonomia il proprio percorso culturale e politico interno e nel contesto delle relazioni internazionali.
E senza esitazione esprimiamo analogo dissenso per quanto concerne l’aumento delle spese militari al 2% del PIL, come da richiesta NATO.
Oltre a ‘distrarre’ palesemente preziose risorse economico-finanziarie da ben diverse destinazioni di rilevanza educativa e sociale – istruzione e formazione, cultura, sanità, riduzione delle disuguaglianze, riforme della giustizia e delle istituzioni, qualità della vita umana e dell’ambiente – il “sistema della guerra”, facendo leva sulle passioni negative di avversione e odio, offusca il cuore e la ragione e, come una spirale perversa, sospinge individui e gruppi alla radicalizzazione di posizioni originarie differenti sino alla più aspra e distruttiva contrapposizione interpersonale e civile.

Purtroppo sul piano storico la guerra manifesta sempre più il suo intrinseco meccanismo perverso: “si autoalimenta” con il ricorso ad armi sempre più sofisticate e devastanti (anche quelle bandite) e azioni disumane (conflitti in Libano, Iraq, ex Jugoslavia, Libia, Siria, Yemen, Afghanistan, Etiopia, Paesi nel cuore dell’Africa).
Le recenti atrocità in terra d’Ucraina – documentate da più fonti, compresa la decisiva testimonianza delle vittime superstiti – rinnovano oggi “gli orrori” delle guerre della prima metà e della fine del Novecento, come della nostra stessa contemporaneità, in totale disprezzo di quelle norme del diritto internazionale che la comunità umana si era data nell’intento di scongiurare il ripetersi dei terribili traumi prodotti da violenze intenzionali e sistematiche sulla popolazione civile.
In ore buie di vera angoscia per la sconvolgente disumanità in cui possiamo precipitare, il primissimo passo è “preparare dentro di sé i tempi nuovi” in cui alla fine, su quel Caos e Male devastante, il Bene/ l’Amore riuscirà a prevalere.
Nulla quindi è inevitabile, tutto può essere rimesso in gioco… La scelta di quale progetto di morte o di vita far dimorare dentro di sé appartiene esclusivamente ad ognuno di noi.
Come suggeriscono le parole di Etty HILLESUM, giovane scrittrice olandese vittima della Shoah, nel suo “Diario 1941-1943”:

“20 luglio 1942, lunedì sera (…) Senza pietà, senza pietà. Ma tanto più misericordiosi dobbiamo essere noi nel nostro cuore (…).
Mio Dio, è un periodo troppo duro per persone fragili come me. So che seguirà un periodo diverso, un periodo di umanesimo. Vorrei tanto poter trasmettere ai tempi futuri tutta l’umanità che conservo in me stessa, malgrado le mie esperienze quotidiane. L’ unico modo che abbiamo di preparare questi tempi nuovi è di prepararli fin d’ora in noi stessi. (…)”

Un analogo percorso di profonda crescita interiore del singolo, capace poi di irradiarsi al contesto della società civile e della comunità globale è tracciato dal monaco zen

THICH NHAT HANH, che sin da giovane sperimentò con il suo popolo la tragedia della sanguinosa e devastante guerra fratricida del Vietnam. Con il suo denso messaggio “Non c’è via alla pace, la pace è la via” lo sguardo si focalizza sull’unico sentiero percorribile che renderà possibile vivere relazioni pacificate nel proprio contesto storico-sociale: una consapevole trasformazione della persona sino al suo stesso ‘divenire-essere pace’. E la pace vera che scaturisce “da dentro” impegna ciascuno innanzitutto a costruirla là dove si vive: “Io non credo a coloro che vogliono fare la pace nel mondo, se non sanno fare dapprima la pace in sé e nella propria famiglia”.
In questo terribile tornante della Storia in cui fondatamente si teme – se si prosegue sulla strada dell’odio e della spinta ad annientare “il nemico” – di compiere il ‘salto’ alla guerra atomica andando “incontro all’inverno nucleare” senza più possibile ritorno, la prima cosa da esigere – alla portata di chiunque abbia consapevolezza di essere “cittadino del mondo” in relazione con gli altri – è un “cessate il fuoco subito!”.
Adesso occorre rilanciare con piena convinzione la “via diplomatica” e riprendere a tessere relazioni di confronto leale sulla base di una solida coerenza fra parlare e agire, grazie ad un’efficace mediazione politica condotta anche da altre autorità non coinvolte nel conflitto.
Malgrado le crudeli atrocità già prodotte con la guerra, per un leader nazionale sapere “tornare sui propri passi” rispetto ai disegni originari perseguiti è da considerarsi un atto di coraggio.

FERMATEVI! “RESTIAMO UMANI”! (2)
Con tutti coloro che compongono la famiglia umana chiediamo espressamente ai Presidenti di Russia e Ucraina e ai rispettivi popoli di:
• cessare immediatamente ogni violenza e azione di morte, onorando una tregua reale ed efficace, per assicurare riparo e salvezza a innocenti attraverso i corridoi umanitari, e quindi
• aprire vere trattative di pace ai più alti vertici, ma insieme alla presenza costante anche di autorevoli personalità sovranazionali – e tra costoro donne – facilitatrici del dialogo, con la sincera determinazione a uscire definitivamente dal conflitto. E così
• avviare, con pazienza e tenacia, un percorso di autentica pacificazione-riconciliazione.

Occorreranno certo tempi lunghi per ‘riparare’ le traumatiche lacerazioni subite. In altri luoghi della Terra già altri popoli, comunità o gruppi in conflitto – a cominciare dall’inedita esperienza di “Memoria, verità e riconciliazione” realizzata in Sudafrica con Nelson Mandela e Desmond Tutu negli anni ‘90 – hanno intrapreso e compiuto con forza e coraggio questo cammino. Un cammino di riconciliazione certo complesso e faticoso, talora estremamente dolente ma possibile e liberante, per la costruzione di una convivenza inclusiva e pacifica, davvero nel segno della nonviolenza e di una rigenerata consapevolezza che siamo “sorelle e fratelli tutti”.
E diffusi nel mondo vi sono pure luoghi – villaggi, borghi, centri culturali e università – dove giovani, provenienti da realtà conflittuali o con forti aspirazioni a fare pace intorno a sé e impegnati nella rielaborazione dei lutti prodotti dalle guerre, si formano e si consolidano in questa direzione.

E’ indispensabile sin da adesso costruire un nuovo sistema di “relazioni internazionali”: un’inedita realtà di rapporti improntati al rispetto incondizionato dell’altro, a uno stile di sincero confronto e collaborazione, assicurando nel contempo un soddisfacente equilibrio ‘nella sicurezza’ tra i diversi Paesi, a garanzia di un contesto di PACE VERA E DURATURA.

Ma la PACE VERA E DURATURA a cui aspiriamo sarà inscindibilmente legata alla GIUSTIZIA, declinata come GIUSTIZIA CLIMATICA e GIUSTIZIA SOCIALE.

Dinanzi alla sfida del cambiamento climatico, è quanto mai urgente una radicale ‘inversione di rotta’: unire le forze umane di tutti i popoli indistintamente, e perseguire, senza più esitazioni o deviazioni di percorso, la completa ‘emancipazione’ dalla dipendenza dalle energie fossili. Anzi, occorre imprimere finalmente, con investimenti di adeguate risorse finanziarie, una forte, decisiva accelerazione alla transizione ecologica.

Questa speranza-impegno di una “Terra Futura” da custodire e trasmettere alle giovani generazioni e dove vivere in armonia, riceve una straordinaria energia trasformatrice proprio dalla visione alta a cui si ancora, una prospettiva insieme utopica e realistica, necessaria alla medesima sopravvivenza della specie umana e di qualsiasi forma di vita.

L’aspirazione umana insopprimibile a ricercare e vivere in pace – con se stessi, nelle relazioni con gli altri e quindi tra le varie comunità dei popoli che abitano la Terra – è destinata quindi ad assumere nella realtà storica presente e futura tutta la sua consistenza di fondamentale, inviolabile diritto umano. (3)

In quest’ottica sarà necessario reclamare con fermezza dai nostri governanti (coerentemente con i “Trattati” da molti di loro già sottoscritti) di non essere più parte attiva nella proliferazione di armi sempre più distruttive, ma di acquisire una più alta statura etica e politica.

… CERCASI “LEADERS MONDIALI DI PACE”, impegnati a “costruire ponti, non muri”, e protagonisti insieme ai loro popoli di un tempo nuovo di ‘realizzazione dell’umano’, a partire da un’autentica rivoluzione interiore in cui finalmente tutti – persone, gruppi diversi, etnie, comunità nazionali e massime autorità – ci esercitiamo costantemente a ‘spegnere’ e allontanare da noi ogni motivo di ostilità e di rancore, ogni spinta alla prevaricazione e al dominio; a coltivare dentro di sé ascolto, sentimenti di accoglienza e rispetto profondo dell’altro e a praticare la cultura dell’incontro e del dialogo.
Fino a ‘con-correre’ alla “trasformazione delle spade in aratri”, secondo le parole del profeta Isaia (2, 4): la riconversione dell’industria bellica in alta ricerca scientifica e produzione di tecnologie estremamente avanzate, ma irrevocabilmente al servizio della Vita e dei bisogni reali dell’intera famiglia umana! E’ la visione già prospettata con straordinaria passione dal ‘sindaco santo’ di Firenze Giorgio La Pira come una “strada praticabile e necessaria”, oggi indispensabile per preservare con amorevolezza e in armonia tra loro tutti i viventi.
A tal fine sarà irrinunciabile riconoscere la centralità del valore e della pratica della ‘CURA’ – della persona umana, del vivere e dell’ambiente – da porre a fondamento di un’ etica pluralistica condivisa, trasversale alle diverse identità.

E’ urgente pertanto che ognuno, nella propria misura, compia scelte consapevoli e coerenti con questa prospettiva radicale e insieme carica di speranza.

E poi… a livello planetario procedere finalmente ad attuare il disarmo nucleare globale.
“FUORI LA GUERRA DALLA STORIA”! (4)

Nella redazione dell’Appello siamo innanzitutto fortemente debitori all’insegnamento di Maestri e Testimoni incontrati nel proprio cammino, senza alcun merito se non la sete di ricerca di persone credibili.
E altresì siamo infinitamente grati a chi realizza e sa spargere intorno a sé bellezza e arte, linguaggi universali che sempre nutrono lo spirito di tutti i viventi e agiscono pure come un balsamo sulle ferite profonde inferte da conflitti relazionali e guerre.
Siamo molto riconoscenti a illuminate/i studiose/i contemporanei, lucidi (e non supponenti) analisti geopolitici e a professionisti del giornalismo che, talora anche con grande coraggio per il loro racconto “sul campo”, si contraddistinguono per alto impegno etico nella rigorosa ricostruzione degli eventi e nella ricerca della verità; capaci talora persino di uno sguardo pervaso di vera compassionevolezza per tutte le vittime e i loro stessi aggressori mandati a morire.
E ancora davvero enorme è la gratitudine verso innumerevoli comuni cittadini ricchi di autentico slancio interiore e aiuto solidale verso gli altri, specie se soggetti vulnerabili; così come verso persone e realtà, associazioni e ong assai vive nel nostro Paese e a livello internazionale, impegnate sul terreno di pace e nonviolenza, dignità inviolabile della persona e inalienabili diritti umani, tutela della salute per tutti senza discriminazioni, cultura e condivisione dei diversi saperi, ricerca scientifica al servizio della famiglia umana, cura del nostro pianeta.

NOTE

1. Un pensiero fondamentale di THICH NHAT HANH (1926-2022) monaco vietnamita del buddhismo impegnato e poeta, maestro e testimone di pace e non violenza nel corso della sua intera esistenza.

2. Espressione con cui chiudeva sempre i suoi contributi VITTORIO ARRIGONI, il giovane giornalista e scrittore pacifista, attivista dei diritti umani, ucciso nella Striscia di Gaza nel 2011.

3. Art. 28 della “Dichiarazione Universale dei diritti umani”, 10.12.1948.

4. Social Forum Europeo, Firenze novembre 2002.