Il titolo di questo articolo ha un problema di fondo: la mia rinuncia non evita la guerra e la mia richiesta sembra essere fuori dalla realtà. La realtà, quindi, sono le guerre e le armi nucleari per distruggere esseri umani di tutte le età, di ogni sesso e razza e addirittura tutti gli esseri viventi, senza discriminazione alcuna. Rinunciare alla guerra è proprio di un pazzo fuori da ogni pensiero razionale e comune. Smantellare gli arsenali nucleari è demenziale, perché costituisce l’unico modo per impedire che vengano sganciate bombe atomiche sulle persone. E pertanto, seguendo questo disegno mentale, bisognerebbe ammodernare e incrementare la potenza nucleare e fare guerre difensive o preventive oppure di conquista, “giustificate” da interessi di qualche tipo.

Gli Stati in grado di contare su un sufficiente armamento nucleare per uccidere un quarto, la metà o l’intera umanità, sono i Paesi “protettori” che possono partecipare al “Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite” con diritto di veto al di sopra di tutti gli altri.

Chiedo al signor Putin e al signor Zelensky di dimettersi. Putin è una persona crudele e spietata. Non ho considerazione neanche per il presidente ucraino e credo che abbia sacrificato il suo popolo. Lo ha sacrificato come fece Abramo con Isacco, ma non vuole ascoltare la voce di Dio per impedire l’olocausto.  Penso che anche Biden, il presidente degli Stati Uniti, Ursula von der Leyen, presidentessa della Commissione europea e i generali della NATO, dovrebbero dimettersi. Per inettitudine, perché non sono in grado di fermare la guerra e perché alimentano la macchina degli armamenti dei grandi affari della morte.

“La nostra famiglia ha perso la guerra”, scrisse David Grossman il giorno in cui gli uccisero il figlio durante la guerra in Libano; “Maledetti, mille volte maledetti coloro che armano la guerra” sono state le parole di Julio Anguita, segretario generale del partito comunista spagnolo, nel giorno in cui gli uccisero il figlio giornalista inviato di guerra in Iraq.

Quando ascoltiamo le analisi sulle ragioni e sulle cause che hanno portato al conflitto, quando sentiamo parlare della crudeltà di Putin, dell’eroismo ucraino, della smania di espansione della NATO, non ci chiediamo mai cosa c’entrano i nostri Paesi in questo conflitto, cosa c’entra l’ambiente in cui vivo e che cosa ho a che fare io con questa pazzia che si è scatenata in Russia e in Europa. Correndo il rischio che le mie domande appaiano irrilevanti, vorrei guardare le cose da questa prospettiva, che può aiutarci a rafforzare e a dare un senso al nostro agire.

In primo luogo, nessun conflitto sarebbe così pericoloso se non fosse per le armi nucleari e per altre di distruzione di massa, come quelle biologiche, teoricamente vietate. È assurda la fabbricazione e l’accumulo di questo tipo di armi come deterrenti della pace e la supposizione che mai nessuno le userà. Il diritto di vivere liberi dal pericolo nucleare deve essere inserito nella dichiarazione dei diritti umani. Potremmo chiedere lo smantellamento di questi arsenali prima di sottoscrivere i trattati di libero commercio, per esempio. Potremmo opporci agli impianti nucleari dai quali si ottiene la materia prima per la loro fabbricazione. Potremmo unirci con i Paesi liberi dalle armi nucleari per costituire un polo economico che metta in difficoltà quelli che invece ostentano il potere nucleare. Potremmo inserire questo argomento tra gli insegnamenti scolastici e continuare a chiedere incessantemente ai nostri governanti di eliminarle.

In secondo luogo, il budget per le armi, quello del mio Paese, cresce di anno in anno. Come mai? È forse perché pensiamo che aumentando questa voce di spesa saremo al riparo da possibili invasioni da parte dei nostri vicini? La forza morale per chiedere la fine delle guerre inizia quando i vicini cambiano atteggiamento e decidono la riduzione progressiva e proporzionale della spesa bellica nella regione. Per quale motivo organizziamo le fiere per incentivare il consumo di armi? Perché ci andiamo e perché ci portiamo anche i nostri figli? Perché non boicottare questo tipo di manifestazioni? Come è facile intuire, il conflitto è nel nostro stesso territorio e non solo alle frontiere della NATO.

In terzo luogo, gli sconvolgimenti sociali che si scatenano nei nostri Stati sono sempre più fuori controllo. Le persone indebitate, le famiglie costrette a vivere per strada, le folle di immigrati obbligati a vivere sofferenze disumane, le proteste a causa della constante ingiustizia dei potenti. Tutto represso con violenza inaudita. La violenza viene assunta a metodo di azione per reprimere la popolazione. Così, anche la violenza diventa il modo per lottare per cause “giuste” e per difendere interessi personali. Non è forse questo quello che accade in una guerra?

Ci siamo ammalati di violenza, con l’aggravante che tutti la giustificano per difendersi dal nemico e soprattutto da ciò che questo potrebbe arrivare a fare in futuro. Inutile dimostrare che è il peggiore dei sentieri percorribili che non fa altro che esacerbare l’odio, la vendetta, le invidie, il desiderio di possesso illimitato.

Aggiungiamo l’anestesia esistenziale di non considerare come violenza il debito, la povertà, la discriminazione delle minoranze e delle maggioranze, ma di percepirla solo quando qualcuno bastona qualcun altro. Ovvero, giudico la reazione violenta e chiudo un occhio davanti alla violenza nascosta che impedisce la tua piena intenzione, attraverso le regole economiche o le manipolazioni psicologiche.

Bene, dopo tutto questo giro, torno al mio titolo. Rinuncio alla guerra e rinuncio a qualsiasi fazione che si è macchiata del sangue umano, o che crede di avere il diritto di macchiarsi del sangue della gente per giustificare i propri supposti diritti e interessi. In più, chiedo che vengano eliminate tutte le armi nucleari presenti sul pianeta. Lo chiedo dai centimetri di spazio che il mio corpo ancora occupa. Qualcun altro vuole unirsi? Saremo in due? Saremo in cento? Un giorno saremo tutti.

Traduzione dallo spagnolo di Ada De Micheli. Revisione di Thomas Schmid.