Oggi 31 Marzo si è svolto un importante presidio “per denunciare il razzismo istituzionale che affligge chi non ha la cittadinanza europea e per chiedere un radicale cambiamento delle politiche migratorie in questo paese“. Il presidio si è svolto nei pressi della questura di Milano, quella che tutti gli immigrati e le immigrate conoscono bene, dove hanno passato ore e ore in coda, aspettando, sperando, ritornando, masticando rabbia e umiliazioni, .

Ancora una volta, la richiesta è che il permesso di soggiorno sia un diritto, non un percorso ad ostacoli, dopo una sanatoria truffa che ha visto migliaia di immigrati versare soldi allo stato italiano per poi non vedere risposte. Un’attesa infinita.
Al presidio almeno un centinaio di persone, che inizialmente hanno dovuto fare pressione per poter stare nel luogo richiesto, anche con qualche momento di tensione che fortunatamente poi si è sciolta e ha consentito ai manifestanti di ubicarsi nel luogo prescelto. La speranza era quella di coinvolgere le tante persone rimaste nella solita fila quotidiana, che però sono rimaste oltre il cordone di polizia, ad una cinquantina di metri.

Molti gli interventi, in gran parte degli stessi immigrati che con coraggio, in una lingua che non è la loro ma che hanno ben imparato, coscienti che per difendere i propri diritti saper parlare è importante, hanno raccontato le loro storie: anni di clandestinità, perché diversamente era impossibile. I meandri della burocrazia, le contraddizioni, il lavoro in nero perché senza documenti (quanto fa comodo avere una sacca di manodopera ricattabilissima e spaventata…), il rischio di diventare manodopera del piccolo spaccio, la difficoltà a trovare un appartamento in affitto, in questa città cara come il fuoco.

Hanno preso il microfono, coscienti di come vanno le cose, mentre vedono tanta solidarietà nei confronti dei nuovi rifugiati, ma con la domanda sul “perché” non tutti i rifugiati siano uguali. Una donna racconta la sua storia, una vicenda che ha dell’assurdo e che la porta addirittura dentro un CPR. Qualcuno ha le lacrime agli occhi.

Nel frattempo, a Roma, un presidio simile chiede un tavolo di trattativa, e alla fine la risposta arriva: niente da fare. Come si dice in America del sud “la lucha sigue”, la lotta va avanti. Sabato prossimo alle 15 in piazza Scala ci sarà un presidio per il diritto alla casa, un tema parallelo e centrale, quando si parla di diritti.

Foto di Michela Ciuffreda