Le associazioni ambientaliste locali puntano il dito contro gli impianti viticoli in alta quota in quanto ennesima operazione di speculazione sul territorio. Il fine è spazzare via i boschi secolari per rimpiazzarli con vigneti-immagine per il brand delle grandi produttrici del Vino Franciacorta.

Progetto Ecosebino, gruppo ambientalista per la rigenerazione eco-sociale del territorio, ha diffuso sui social un video al fine di promuovere la raccolta firme volta a preservare il “polmone verde” sul Monte Alto. “Il business dei vigneti l’abbiamo già visto in azione a Clusane, in località Belveder, una collina dei Corni della Pendita. Dobbiamo curare le pochissime realtà ancora integre. L’obiettivo è contrastare quella che appare come un’operazione commerciale. Ci dicono che il motore è la qualità: una tesi che non ci convince. A noi interessa che l’ambiente sia preservato” – ha spiegato Michele Parzani, fautore della raccolta firme.

Nel 2020 una cosa simile era successa in località Belveder a Clusane, dove era stato espiantato un bosco e molti quintali di roccia, provocando stravolgimenti idrogeologici e perdita del microclima e della biodiversità. Come ha dichiarato Alessandro Gatti: “Il dubbio è che queste operazioni siano fatte perché sovvenzionate e perché il valore di un terreno vitato o vitabile è 20/25 volte superiore rispetto al valore commerciale di un bosco. Una nuova fonte di speculazione a discapito non solo dell’aspetto geologico, ma anche del paesaggio”.

Lo Stallone (detto in dialetto Stalù), prato collocato sul Monte Alto, è caratterizzato dalla convivenza tra bosco e prato. “Si perderebbe il fascino che questo luogo esercita da secoli, stravolgendo gli equilibri. La vera domanda è fino a quanto si può spingere questo trend? Il timore è che questo possa diventare un altro pericoloso precedente. Per noi è un fenomeno che va invece contrastato” – ha aggiunto Gatti.

L’adrense Michele Parzani, che ha scelto di vivere circa 27 anni fa in questo luogo, si è adoperato per prendersi cura di questo posto, unico in Franciacorta. Ora c’è la concreta possibilità che se ne debba andare, per fare spazio a un vigneto. “Questa è una proprietà privata, io lo rispetto e non pretendo di decidere su una cosa che appartiene ad altri. Non faccio la guerra a nessuno, ma visto l’impegno e i sacrifici fatti in questi anni, mi permetto di esprimere la mia contrarietà a questa operazione” – ha dichiarato Michele.

Per sottoscrivere la petizione, che punta a preservare la condizione attuale dei luoghi, è possibile recarsi direttamente allo Stalù.