Sesto San Giovanni, cintura di Milano, dove il tempo era scandito non dalle campane, ma dallo schianto della colata dell’altoforno, dove non è un caso che fosse la linea ROSSA della metropolitana ad arrivare fin lassù, dove quando gli operai si muovevano gli equilibri cambiavano. Giunte rosse, dal 1945 fino al 2017 quando si completa un deterioramento non recente e vince la destra al governo della città. E che destra…

Un famoso detto latino dice “corruptio optimi pessima”, ovvero: non c’è niente di peggio che la corruzione del meglio.

Uno dei bracci di ferro che inizia quasi subito tra nuova amministrazione e lo stato sociale che ancora resiste è sul tema CASA. Recentemente le trasmissioni “Piazza Pulita” (La 7) e “Storie italiane” (Rai 1) si sono occupate del tema. Intervistiamo l’avvocato Gianluigi Montalto del sindacato Unione Inquilini, con la dovuta calma che il tema richiede, senza il fiato sul collo di un assessore che, in quelle trasmissioni, procede come un panzer. L’umanità che si avverte dal suo sguardo e dalle sue parole fa da contraltare a quelle di un assessore che tracima supponenza nei confronti del prossimo, semplicemente perché povero.

Gianluigi, parti dall’inizio.

Quando nel 2017 a Sesto vince la destra, questa eredita una situazione, rispetto al tema CASA, che era il frutto delle lotte dell’Unione Inquilini e delle famiglie: un sistema che era diventato modello per la Lombardia, in cui non esistevano sfratti se non da casa a casa. Negli anni 2010/11, in seguito alla crisi economica, il problema casa diventò urgente, con centinaia di famiglie minacciate di sfratto: una sera l’Unione Inquilini e un centinaio di famiglie entrarono in consiglio comunale con tanto di decine di bimbi e si pose l’attenzione sulla questione. Il sindacato propose, visto che le case popolari non erano sufficienti, che il comune prendesse una serie di case in affitto nel mercato privato dandole a canone sociale a chi era sfrattato. Oppure, come estrema risposta all’emergenza, che venissero utilizzati residence o alberghi, ma non certo la strada.

A Sesto comparvero dei manifesti che dicevano “Il comune cerca casa!!”: si cercavano appartamenti da affittare e i privati erano ben contenti di poter affittare, con le garanzie che un comune può offrire. In breve tempo l’operazione ebbe successo. In questo modo, grazie alle lotte, l’amministrazione comunale acquisì dal mercato privato 77 appartamenti privati: era un sistema di protezione sociale. Questo evitava quello che altrove succedeva: aree dismesse e abbandonate abitate da famiglie sfrattate.

Quando nel 2017 vince a Sesto la destra, sostanzialmente la Lega, la prima operazione politica è quella di interrompere questa integrazione da parte del comune: quelle famiglie devono arrangiarsi. Vengono perciò mandate a tutte le famiglie lettere nelle quali si intima lo sgombero. Erano provvedimenti amministrativi del tutto illegittimi, perché chiunque sa che per sfrattare qualcuno da un alloggio privato è necessario passare attraverso il tribunale. Questa amministrazione voleva spaventare. Provarono anche a effettuare davvero uno sfratto, senza alcun titolo esecutivo: noi ci presentammo in massa e denunciammo l’illegalità del tutto. La polizia di Stato si rifiutò di assistere il comune e lo sfratto non avvenne. Denunciammo infine al Tar il comune, che aveva mandato una cinquantina di lettere: il comune fu condannato a pagare le spese processuali.

Sapevano che stavano facendo un’operazione illegale?

Certo, anche perché chiedemmo subito un incontro e glielo spiegammo, io ero presente. Lo fecero lo stesso, con l’idea che l’aver vinto le elezioni li ponesse al di sopra della legge. Dopo la condanna del Tar, continuarono: sfratti per finita locazione in alloggi privati, come se l’intermediazione del comune non vi fosse mai stata. Nel nostro studio abbiamo decine e decine di intimazioni di sfratto di questo tipo, dove lo sfrattante è il comune di Sesto e gli sfrattati decine di famiglie che da 15 anni vivevano in quegli appartamenti.

Sindaco ed assessore alla casa lo avevano detto subito: “Se non hai i soldi devi andar via da questa città! Vattene dove trovi a prezzi inferiori.” Espulsi verso periferie più periferie. L’altro concetto che sbandieravano già in campagna elettorale era: “Prima gli italiani…” Sesto fu l’unico comune in Italia dove si cominciò a chiedere alle famiglie di origini straniere un certificato di non possesso di case nel proprio Paese, il più delle volte materialmente impossibile da ottenere. Questo escamotage li escluse dall’assegnazione delle case popolari. Burocrazia al servizio della discriminazione.

Mi sembra una situazione simile a quello che avvenne per le mense a Lodi, ma in quel caso se lo dovettero rimangiare, qui non successe?

E’ straordinario ciò che che è successo a Sesto: il Tribunale di Milano ha condannato l’amministrazione comunale per condotta discriminatoria, hanno fatto appello e la corte di appello ha confermato la condanna. Vittoria giudiziaria sostanzialmente nulla, perché questi amministratori si ritengono al di sopra della legge, dal momento che COMUNQUE non hanno assegnato alcuna casa popolare a cittadini stranieri. Ti faccio l’esempio di una famiglia dove la madre soffre di talassemia come il figlio, e una figlia con una problematica complicata e dolorosa dove gli organi di destra crescono più di quelli di sinistra: bene, questa famiglia era 39esima su una lista di 50 appartamenti: in quanto stranieri sono stati esclusi, ma in seguito alla condanna del tribunale dovevano essere riammessi e invece sono rimasti fuori definitivamente, senza essere richiamati. Questa famiglia ora vive in un’area dismessa, al gelo, rischiando la vita.

È incredibile come il comune ignori la sentenza: mentre l’ALER, una volta che il tribunale si è espresso, corre a recuperare coloro che sono rimasti fuori, il comune tiene botta, in questo “esperimento politico” della Lega. Un altro esempio: la giunta precedente aveva collocato 7 famiglie in via d’urgenza nel residence Puccini (tutte famiglie con notevoli fragilità, malattie gravi, bambini piccoli, etc). Queste avevano diritto all’alloggio popolare, ma erano state escluse da quel cavillo poi condannato, quindi avrebbero dovuto rientrare nelle assegnazioni, ma il comune pensò bene di tirar fuori dal cilindro una novità: cancellarono loro la residenza dall’edificio dove abitavano per “irreperibilità”! Col messo comunale che consegnava loro in mano questa cancellazione, là dove di fatto vivevano!! Una violenza formidabile: ti cancellano così non puoi fare domanda di casa popolare, perdi il medico di famiglia, il diritto ai servizi educativi: l’obiettivo di questa amministrazione comunale è espellere dalla città i ceti popolari.

Quindi ci troviamo con il tribunale di Monza che intima al comune lo sfratto dal residence Puccini perchè non paga da mesi ed è quindi moroso colpevole. Comune che a sua volta cerca di buttare fuori le famiglie. Altre decine di famiglie sublocatarie che hanno lo sfratto più alcune centinaia di famiglie che sono sotto sfratto del mercato privato. L’ultimo dato parla di 667 sfratti a breve a Sesto San Giovanni. Dal 20 gennaio queste famiglie rischiano seriamente lo sfratto, cioè di finire in strada, perché alternative non ce ne sono più. In questi casi, in passato scattava “l’emergenza abitativa” che dava la possibilità al comune di utilizzare una parte degli alloggi saltando la graduatoria ordinaria, ma per fare questo il comune deve approvare un regolamento, nominare un nucleo tecnico esperto e predisporre la modulistica, cosa che il comune di Sesto non ha fatto. Nulla di tutto ciò!

Aggiungo: gli ultimi due bandi per le case popolari del comune di Sesto sono stati per quattro e sei alloggi, nel 2020 e nel 2021, quando da una rilevazione dell’Unione Inquilini ci sono circa 150 alloggi popolari vuoti. Lo stesso numero di alloggi è stato confermato dall’assessore regionale per la casa, che è della stessa Lega. Perché non hanno messo a bando questi alloggi?

Questo comune è stato inoltre condannato per aver tagliato i fondi agli alunni disabili nelle scuole: questo è il livello.

Malgrado queste ripetute condanne non succede niente?

È drammaticamente così. Abbiamo fatto appello al prefetto di Milano perché intervenga, è pazzesco, ma è l’indice della poca democrazia che vi è nel nostro Paese. Abbiamo incontrato il prefetto e dobbiamo rivederci in gennaio. Quello che chiediamo è che sospenda l’azione della forza pubblica in una città governata in questo modo.

L’obiettivo di questa amministrazione è tagliare la spesa sociale, se poi deve pagare delle spese processuali poco male. Il dato politico che sbandierano è che hanno ridotto una spesa sociale che non era sostenibile. Il taglio di fatto avviene poi su tutti, è una barzelletta squallida e vergognosa quel “prima gli italiani”, perché i tagli ricadono su tutti. Vogliono cambiare la composizione sociale della città, espellendo chi non ha un reddito sufficiente, per esempio la famiglia di un operaio con uno o due figli e 1300 euro al mese.

Ne hanno parlato in queste due trasmissioni televisive che dicevamo e anche il Fatto, ma Corriere e Repubblica?

Silenzio.

E il ritorno di queste trasmissioni televisive?

Terribile: ad esempio, una signora con 4 figli che vive in un appartamento in sublocazione, due settimane dopo essere stata intervistata da “Piazza pulita” ha visto arrivare due vigili con un modulo per cancellarle la residenza.

E la pratica delle occupazioni come risposta all’emergenza abitativa?

L’Unione Inquilini, di cui io sono il legale da una ventina di anni, non esclude la possibilità di sostenere delle occupazioni di edifici per rispondere ad un bisogno, ma fino a dove è possibile vuole con tutte le sue forze mantenere la lotta nel campo del diritto e della legalità. Le occupazioni possono rischiare di diventare funzionali al sistema: tolgono dalla strada il problema ma non risolvono la questione del diritto. Lotteremo con i presidi anti-sfratto, perché questo progetto non deve passare.

Non posso non chiedere però che fine abbiano fatto le lotte potenti di Sesto San Giovanni: come è possibile che avvenga questo proprio lì?

Rispetto al problema casa a Sesto il centro-sinistra, in linea con le politiche nazionali, negli ultimi anni del suo mandato non aveva dato risposte serie. Così ha vinto la destra e di “massa critica” del passato, nelle recenti nostre lotte, ne vediamo molto poca. La destra è riuscita ad utilizzare la guerra tra poveri, tra le recenti immigrazioni e le varie povertà diffuse. Non esistendo politiche di sinistra è passato il concetto vergognoso che discriminando un tuo simile potrai avere qualche briciola di diritto in più, lavorando sui peggiori istinti.

Quando si voterà a Sesto e che possibilità ci sono che “la lezione serva”?

Si voterà quest’anno, ma le premesse non sono le migliori: in casa “centro-sinistra” (che di sinistra ha ben poco) continua a prevalere l’idea che difendere i diritti dei migranti non porti voti, anzi danneggi. Credo che se si tornasse ad “espandere” i diritti, molta gente tornerebbe a votare. C’è da dire che negli ultimissimi anni, in seguito alle nostre lotte, si sono avvicinati a noi alcuni vecchi esponenti del centro-sinistra; forse qualcuno si è svegliato. C’è per esempio il cosiddetto “piano Falk” che dovrebbe riqualificare un enorme area ex industriale che non prevede edilizia pubblica, come invece noi pretendiamo. La sinistra, in vista delle prossime elezioni, dovrebbe dare un segnale forte in questo senso, ma per ora non si vede nulla.

Perché sta creando particolare scandalo quello che avviene a Sesto? Non è così in tutta Italia?

Quando vinse la destra a Sesto, nel 2017, si scelse di fare lì un vero e proprio laboratorio politico. Ti faccio un esempio: la richiesta agli immigrati di un certificato che dicesse che nel loro Paese non avevano proprietà la lanciarono qui a Sesto, e SOLO a Sesto, e dopo due anni la proposero a livello regionale in Abruzzo, dove governava sempre la Lega. Persero e rientrarono… ma ci provarono. Con queste politiche diedero più spinta alla discriminazione.

C’è da dire che almeno se ne parla, perché a Sesto l’Unione Inquilini (sindacato che fa riferimento al sindacalismo di base) è ancora un sindacato “di classe” con una ventina di attivisti che si spendono e ce la mettono tutta, in questa lotta di resistenza. Di questi 20, più della metà vivono nelle case popolari, sono proletari che vivono il problema sulla loro pelle.

E gli altri sindacati inquilini? Penso al Sunia (CGIL), al Sicet (con riferimento alla Cisl)

Qui a Sesto non si vedono. Ha partecipato ad alcune nostre iniziative Ermanno Ronda, responsabile del Sicet di Milano. La situazione è piuttosto desolante, direi che c’è solo il nostro sindacato, con un centinaio di famiglie che cercano di resistere. Vedremo a breve, quando dovrebbe iniziare l’ondata di sfratti: si rischia la macelleria sociale. Fino ad ora abbiamo sostanzialmente tenuto, complice la sospensione per la pandemia, anche se qualche sfratto vergognoso c’è stato. Da gennaio-febbraio rischiamo una Caporetto, starà a noi. Questa amministrazione andrebbe commissariata e l’Unione Inquilini ci sta provando. È talmente alto il livello di violenza e disumanità di questa giunta… in questi anni abbiamo visto gente disperata, distrutta, hanno superato i limiti della decenza. Io spero la paghino.

Come è possibile che ogni volta che vince un sindaco del centrosinistra o dintorni ci siano sempre mille ostacoli, limiti, impossibilità a fare davvero qualcosa di buono, e ogni volta che vince uno di centrodestra, questo procede come un panzer?

Io penso che se devi cancellare diritti, discriminare, tagliare, questo sia molto più facile e non ha costi economici, anzi. Fa rumore. Se hai un progetto, questo prevede delle idee e dei finanziamenti. A suo tempo, per esempio, avevamo chiesto all’amministrazione di centro-sinistra di fare un piano casa e di fare qualcosa con quei 200-300 appartamenti del signor Caltagirone, vuoti da diversi anni, costruiti per una piccola o media borghesia che si andava riducendo. Bisognerebbe prendere il toro per le corna e rimettere in circolo queste case a canoni bassi. Quando ci sono le riqualificazioni di intere aree ex industriali andrebbe ribadito che il 20% dovrebbe essere dedicato all’edilizia popolare, eppure se ne dimenticano sempre.

Ogni volta che sento sbandierare il reddito di cittadinanza, penso: e la casa? Non era qualcosa di simile e, anzi, ben più concreto?

Concordo in pieno. Quando perdi la casa perdi il diritto alla salute, all’istruzione e magari anche al lavoro. La situazione è tragica, se il governo Conte aveva dedicato parte degli aiuti europei all’edilizia pubblica, Draghi li ha tolti. Il tema della casa sembra scomparso, è drammatico.

Ci vediamo in strada allora.

Ci contiamo. Noi abbiamo mandato lettere a tutti qui a Sesto, comprese le parrocchie, perché nessuno taccia rispetto a quello che rischia di succedere, perché nessuno si chiami fuori.