Gianni Girotto, senatore del M5S, è primo firmatario di una mozione per non chiedere al Governo di battersi affinché gas e nucleare non siano introdotti nella tassonomia verde dell’Unione Europea.

Qual è lo stato della situazione e quanto tempo resta?

La questione della tassonomia verde Inizia a maggio 2018 con la prima proposta di regolamento; in questa prima proposta mancano gas e nucleare. Parte un’attività di approfondimento che si conclude il 31 dicembre 2021 quando la Commissione Europea emana un nuovo atto complementare inserendo anche gas e nucleare, identificando tre attività permesse: per il nucleare include la ricerca e lo sviluppo di tecnologie per minimizzare le scorie radioattive, la realizzazione di impianti nucleari di nuova generazione e l’estensione del funzionamento di attuali impianti; per il gas ammette le attività di produzione di elettricità, la coproduzione ad alta efficienza di calore e freddo e un sistema efficiente di teleriscaldamento.

A questo punto si invitano gli stati membri a dare il loro parere entro il 19 gennaio; in seguito la Commissione avrà tempo fino a fine gennaio per adottare l’atto e sottoporlo al Consiglio e al Parlamento Europeo che avranno tre mesi di tempo per eventualmente opporre un veto.

La questione è stata sollevata dai movimenti ed anche da altre forze politiche che appoggiano il governo: come si sta muovendo il governo in questo momento?

Il Partito Democratico si è espresso per il no, così come LEU mentre Lega e Forza Italia sono favorevoli. Il governo? A parte le dichiarazioni di Cingolani che dice che è necessario proseguire l’attività di studio (a cui io ho replicato l’altro giorno dicendo che c’è già nella tassonomia una clausola generale che dice che sono inclusi studi e ricerche per abbassare le emissioni CO2) siamo appunto in attesa che esprimano formalmente loro posizione. Intanto come M5S abbiamo depositato ieri ennesima mozione contraria ad inserimento gas e nucleare nella tassonomia. E ribadisco che non si tratta di vietarle, ma “solo” definirle non ecosostenibili.

Il tema si innesta nella più complessa questione della transizione energetica: tu da tempo ti batti per le comunità energetiche, come stanno andando?

Il “problema” delle comunità energetiche, che sono un’enorme nuovo strumento di autoproduzione e risparmi, è molto semplice: manca la conoscenza. La gente, gli imprenditori, gli Enti Pubblici non sanno che ORA esistono (prima erano vietate). Io è un anno che ne parlo… chiaramente la pandemia ha prosciugato le risorse economiche e mentali; quel po’ di risorse che c’erano sono state giustamente indirizzate verso il superbonus che ha una scadenza e quindi bisogna correre al massimo per usufruirne, ed è di immediata comprensione, mentre per le Comunità ci vuole un po’ più di organizzazione, ci vuole uno scatto mentale di impegno per riuscire a capire l’enorme vantaggio che il loro sviluppo comporterebbe. Per cui al di là di diverse decine di iniziative che sono già nate, manca la conoscenza diffusa, ripeto.

Condivido pertanto due realtà significative: 100 condomini/comunità energetiche a Pinerolo messe in moto da Acea in contemporanea al super bonus, cosa che si può fare; 50 comunità energetiche che stanno nascendo all’interno del Consorzio dei comuni dalle comunità collinare del Friuli Venezia Giulia, sono 18 comuni consorziati che hanno già deliberato e stanziato soldi per la costruzione dei necessari impianti.

Vorrei aggiungere che assisto a un assordante silenzio da parte del mainstream mediatico, che parla tanto di allarme bollette, prezzo bollette, emergenza bollette e da un anno e mezzo, con pochissime eccezioni, non parla di comunità energetiche; un assordante silenzio soprattutto da parte della Rai, alla faccia del “servizio pubblico” (ah non la dirigiamo noi la Rai, e nemmeno gli altri Partiti ci consentono di riformarla).

Da molte parti si agita lo spauracchio che occuparsi seriamente della crisi ecologica comporterà l’aumento delle bollette: come rispondi a questa obiezione e come, secondo te, si può fare affinché l’energia sia pulita ed economica?

La crisi delle bollette non è stata causata dalla transizione ecologica, è stata causata principalmente dal covid-19 e dalle sue conseguenze. Poi naturalmente vi è, è vero, anche il fatto che la Cina sta chiudendo con il carbone e quindi ha aumentato moltissimo l’acquisto di gas, ma senza la contemporaneità del Covid la cosa sarebbe stata decisamente meglio assorbita dal mercato.

L’aumento delle bollette si risolve con la transizione alle energie pulite e rinnovabili e con il risparmio energetico, e questo è detto proprio dall’Unione Europea nel documento sulla tassonomia.

Noi stiamo scrivendo una mozione elencando una decina di proposte e strumenti per abbassare il costo dell’energia ma bisogna dire che non ci sono bacchette magiche, non ci sono soluzioni indolori. In natura nessun pasto è gratis. Bisogna insistere e accelerare sulle energie rinnovabili; questo non vuol dire abbandonare il gas domani o di chiudere le centrali oggi, ma è un dato di fatto che più energia rinnovabile si produce e più si abbassa il prezzo all’ingrosso dell’energia; più si fanno centrali localizzate con le comunità energetiche e più si abbassano i costi strutturali della rete che sono sono costi miliardari che incidono sulle bollette dei cittadini.

Parallelamente si deve proseguire lo sviluppo dell’efficienza energetica. E qui condivido che ho appena depositato una interrogazione sui certificati bianchi che sono un’altra soluzione di efficienza energetica, per sollecitarne la riforma.