Un’indagine europea sostiene che la società svizzera Syngenta, leader negli OGM e nei pesticidi, aveva le prove della letalità del suo erbicida Paraquat, ma le ha tenute nascoste per continuare a venderlo. I suoi prodotti, come l’Atrazina, sono vietati in Europa, ma la Syngenta li esporta in America Latina.

“Syngenta ama fare bene le cose”, dice la pubblicità alla radio e alla televisione. Tuttavia, nel suo paese d’origine, la Svizzera, l’azienda ha accumulato denunce a causa dell’impatto dei suoi prodotti sull’ambiente e sulla salute. Tra le sue sostanze chimiche più discusse ci sono gli erbicidi Paraquat e Atrazina. “Il comportamento della Syngenta con i suoi pesticidi è molto simile a quello della Monsanto/Bayer con il glifosato: per loro i profitti sono più importanti della salute”, afferma Laurent Gaberell dell’organizzazione svizzera Public Eye. Un’indagine dell’ONG ha rivelato che l’azienda conosce l’effetto letale del Paraquat dal 1990, ma continua a produrlo.

“Paraquat Papers” è il nome dell’inchiesta pubblicata da Public Eye e Unearthed (la sezione britannica di Greenpeace). Attraverso migliaia di documenti interni e la testimonianza di Jon Heylings, un tossicologo che ha lavorato per la Syngenta per 22 anni ed era responsabile della sicurezza del pesticida, l’indagine ha accertato che l’azienda era consapevole dal 1990 dell’inefficacia del suo emetico (sostanza vomitante) nel Paraquat. Questa era una precauzione di sicurezza contro una sostanza chimica altamente tossica.

“È come se una fabbrica di automobili vendesse delle auto con le cinture di sicurezza che non funzionano. Una frode in cui è in gioco la vita”, ha spiegato Laurent Gaberell. “La direzione dell’azienda ha rifiutato di aumentare il rapporto emetico principalmente per ragioni di costo. La Syngenta ha anteposto i profitti alla sicurezza del prodotto e ha tollerato migliaia di morti”, ha detto.

L’indagine ha scoperto che per quasi 60 anni la Syngenta (e il suo predecessore britannico, la società ICI) ha prodotto l’erbicida Gramoxone, che contiene Paraquat come principio attivo. “È uno degli erbicidi più tossici al mondo. Nella maggior parte dei casi, un solo sorso può uccidere e in caso di avvelenamento non ci sono antidoti disponibili”, spiega l’ONG Public Eye. Greenpeace ha denunciato che la sostanza ha causato “decine di migliaia di morti in tutto il mondo” dalla sua introduzione negli anni ’60.

Laurent Gaberell, uno dei responsabili della ricerca sul Paraquat, ha ricordato che l’erbicida è stato vietato dal 1989 in più di 50 paesi tra cui la Svizzera, ma la multinazionale continua a venderlo in decine di paesi. “Perché la Syngenta riconosce che non è buono per gli svizzeri, ma lo vende agli argentini? È un’ipocrisia. Le leggi europee di cautela aumentano, si parla di salute, ma loro continuano a fornire questi prodotti chimici nel resto del mondo”, denuncia Gaberell. La principale fabbrica di Paraquat della Syngenta è a Huddersfield, in Inghilterra.

La Red de Acción en Plaguicidas en América Latina (Rapal) ha chiesto la messa al bando del Paraquat da più di un decennio. L’ultima volta è stato lo scorso aprile, dopo che la Syngenta ha iniziato un’aggressiva strategia pubblicitaria e di lobbying, che includeva incontri con vari settori politici. “Attiriamo l’attenzione su due pesticidi molto usati in Argentina che sono altamente pericolosi e il cui uso è aumentato negli ultimi anni. Questi sono l’insetticida Clorpirifos e l’erbicida Paraquat. Entrambi, dati i loro comprovati effetti socio-ambientali anche sulla salute umana, devono essere vietati senza indugio”, ha detto l’organizzazione.

Javier Souza Casadinho, membro di Rapal e docente alla Facoltà di Agronomia dell’Università di Buenos Aires, spiega che le importazioni del prodotto in Argentina sono passate da 1.300 tonnellate nel 2007 a 7.500 nel 2016 (ultimi dati rilasciati dalle aziende). Sottolinea che è già stato dimostrato che il Paraquat è legato, attraverso i suoi effetti cronici, a malattie come il morbo di Parkinson, i tumori cutanei, l’edema polmonare, l’insufficienza polmonare, epatica e renale e altre ancora.

L’esponente della Rapal sottolinea che la messa al bando dei pesticidi è una decisione politica, non tecnologica. “Come per il glifosato, ci sono molte prove che il Paraquat e l’Atrazina abbiano effetti negativi sulla salute e sull’ambiente, ma è una decisione politica continuare a usarli, sempre con l’argomento di generare valuta estera e con la pressione delle corporazioni che li vendono”, spiega. Casadinho ricorda che “stranamente” la Syngenta partecipa alla “Tavola rotonda contro la fame” (un programma inaugurato dal governo argentino nel dicembre 2019).

A differenza della Monsanto (acquisita nel 2018 dalla tedesca Bayer), la Syngenta non è di solito sotto i riflettori delle denunce pubbliche. “La classica ‘discrezione’ svizzera è un elemento, ma certamente non l’unico. Ma ogni giorno appaiono sempre più denunce. È chiaro che dietro Monsanto/Bayer ci sono altre aziende che fanno la stessa cosa”, ha detto Gaberell, ricordando che la Syngenta è il più grande produttore dell’erbicida Atrazina.

Così come il glifosato è stato il prodotto di punta della Monsanto per decenni, l’Atrazina lo è per l’azienda svizzera. “È ormai dimostrato che è un perturbatore endocrino che danneggia il sistema riproduttivo ed è presente nei corsi d’acqua, anche nell’acqua potabile”, avverte il ricercatore svizzero e sottolinea il cinismo della multinazionale. “Ora le loro campagne pubblicitarie parlano di ‘sviluppo sostenibile’ e preoccupazione per l’ambiente”.

Javier Souza Casadinho ricorda che l’Atrazina è vietata in 40 paesi, compresi i 27 paesi dell’Unione Europea. Spiega che è ampiamente utilizzata nel mais, nella canna da zucchero, nella silvicoltura e anche nei cocktail chimici per il grano e la soia. Nel 2015, l’Argentina ha importato 2.000 tonnellate di atrazina; nel 2017 (ultimi dati disponibili) ha raggiunto 5.300 tonnellate dell’agrotossina. Numerosi studi scientifici confermano il legame tra l’Atrazina e gli effetti sul sistema neurologico ed endocrino.

Traduzione dallo spagnolo di Thomas Schmid.

Revisione di Anna Polo