Caritas Italiana ha presentato oggi il settimo rapporto sui conflitti dimenticati.
Nel 2020 erano 21 le guerre ad alta intensità nel mondo, sei in più rispetto all’anno precedente, quando erano 15. Tra le più gravi lo Yemen, la Siria, il Sud Sudan.
Con il conflitto nella regione etiopica del Tigray salgono a 22 nel 2021.
Comprendendo tutte le crisi e escalation violente si calcolano 359 conflitti nel 2020, uno in più rispetto al 2019.
Nonostante il crescente protagonismo di attori non-statali (milizie, paramilitari, bande armate, compagnie militari private ecc.), la maggior parte della violenza globale (52%) resta ascrivibile a forze statali.
Nel 2020 i conflitti violenti sono aumentati del 12%, e negli ultimi 10 anni è aumentato il numero rifugiati che scappano dalle guerre.
Vi sono nazioni che si reggono su diseguaglianze instabili, fra queste la crisi ucraina, del Venezuela e del Sud Sudan, “situazioni che possono sfociare in vere e proprie guerre”.
Le guerre civili sono raddoppiate negli ultimi 20 anni. Molti indicatori mettono in relazione diseguaglianze, cambiamento climatico, povertà e circolazione delle armi. Povertà e guerra sono intimamente connessi, i Paesi più poveri del mondo sono in guerra o ne sono usciti da pochissimo.
Infine Caritas ha presentato la ricerca sulla consapevolezza sociale rispetto ai conflitti: “In Italia c’è una comunicazione scarsa e di bassa qualità rispetto le guerre e in generale agli eventi che avvengono nel mondo, questo genera profonda ignoranza, circa 60% popolazione italiana ignora le guerre in corso o indica come tali situazioni che sono sui libri di storia. Dobbiamo tenere presente che più si conosce e più si ama e aumenta di conseguenza la solidarietà dal basso e la spinta verso la politica tesa alla tutela dei diritti umani”.