Il 10 dicembre la Royal Courts of Justice ha accolto l’appello degli USA per l’estradizione di Julian Assange.

Grazie alla diretta di Ruptly abbiamo appreso le prime notizie che sono state diffuse la mattina del 10 dicembre sull’appello degli USA alla sentenza dello scorso 4 gennaio, che impediva l’estradizione dell’editore e giornalista australiano Julian Assange.

Di fronte alla Royal Courts of Justice di Londra, attivisti e giornalisti hanno appreso che l’appello del governo USA è stato accolto da parte dell’Alta Corte inglese. Di seguito la traduzione delle dichiarazioni rilasciate da due delle persone che hanno potuto entrare nella corte per sentire il verdetto: Craig Murray, autore scozzese, giornalista ed ex diplomatico per il Ministero degli Esteri e del Commonwealth del Regno Unito, attivista della prima ora nel caso Assange e lui stesso perseguitato dalla giustizia e rilasciato appena 10 giorni fa; Stella Moris, fidanzata di Julian Assange e madre di due dei suoi figli, nonché avvocato.

Craig Murray:

 

“La sentenza di oggi è stata una vittoria parziale, nel senso che il giudice ha ritenuto che sulla base delle prove mediche e delle condizioni nelle carceri americane i magistrati abbiano preso la decisione corretta nel rifiutare l’estradizione di Julian Assange. Tuttavia, basandosi esclusivamente sulle assicurazioni degli Stati Uniti in una nota diplomatica, ha affermato di aver accettato la parola del governo degli Stati Uniti sulle condizioni in cui sarebbe stato trattenuto Julian e questo per il fatto che si tratta di assicurazioni solenni da parte di uno Stato. Beh, certo, però queste sono solenni assicurazioni da parte dello Stato i cui crimini di guerra e le uccisioni di civili sono stati denunciati da Julian Assange. Non si può accettare questo tipo di assicurazioni dal governo degli Stati Uniti, che ha infranto proprio questo tipo di assicurazioni in altri casi legali, per i quali ci sono una serie di sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che sono state ignorate da questa Corte. Quindi questa è una fase della battaglia legale che andrà avanti.

Noi ovviamente contestiamo il fatto che finora queste udienze vertevano esclusivamente sulle argomentazioni sulle quali il governo degli Stati Uniti stava facendo appello. Gli aspetti della sentenza originaria contro cui il team di Assange intende presentare ricorso devono ancora essere ascoltati, come la libertà di parola, il diritto a non essere estradati per motivazioni politiche e il fatto che il trattato di estradizione con gli Stati Uniti specificamente non preveda l’estradizione politica. Il fatto che Julian Assange sia in prigione per aver rivelato al mondo efferati crimini di guerra, mentre nessuno di coloro che hanno commesso tali crimini sia in prigione. Questa fa ancora parte delle argomentazioni della Difesa. Naturalmente siamo parzialmente delusi: è molto, molto difficile ottenere un’udienza equa da un sistema giudiziario nel Regno Unito in tutto ciò che attiene all’interesse percepito dello Stato di sicurezza, che si tratti del Regno Unito o degli Stati Uniti. Ma questa è una tappa di questa lotta e sia la battaglia legale che quella politica continueranno! Grazie mille.”

Stella Moris:

 

“Buongiorno a tutti e grazie per essere venuti! Voglio sottolineare che l’Alta Corte ha accettato tutte le prove mediche e le conclusioni dei magistrati per cui se Julian venisse estradato e posto in condizioni estreme di isolamento, questo lo porterebbe a togliersi la vita: si tratta di un’estradizione opprimente. Ciononostante l’Alta Corte è andata contro Julian, in questa occasione, sulla base di assicurazioni/ “non-assicurazioni” politiche che gli Stati Uniti hanno dato al governo del Regno Unito.

Parlo di “non-assicurazioni”, esattamente come ha fatto Amnesty International, dopo aver analizzato queste assicurazioni che sono intrinsecamente inaffidabili, dimostrando la loro natura fallace nella loro stessa formulazione. Oggi è passato quasi un anno da quando mi sono presentata fuori dal tribunale con la nostra vittoria sul blocco all’estradizione. Nell’ultimo anno, così come negli ultimi due anni e mezzo, Julian è rimasto nel carcere di Belmarsh. In realtà, subisce pene detentive in una forma o nell’altra, dal 7 dicembre 2010: da 11 anni! Per quanto tempo ancora può andare avanti?

Oggi è la Giornata Mondiale dei Diritti Umani. Che vergogna, che cinismo, prendere questa decisione in questo giorno! Avere uno tra i più importanti editori e giornalisti degli ultimi 50 anni in una prigione del Regno Unito, accusato per aver pubblicato la verità sui crimini di guerra, sui “kill team” della CIA! Ad ogni nuova udienza sappiamo sempre di più sulla natura criminale e violenta di questo caso. Julian ha denunciato i crimini delle torture della CIA, delle uccisioni della CIA e ora sappiamo anche che quegli assassini della CIA stavano pianificando di uccidere anche lui! Come può questa Corte approvare una richiesta di estradizione in queste condizioni? Come possono accettare un’estradizione nel paese che ha tramato per uccidere Julian, che ha tramato per uccidere un editore a causa di ciò che ha pubblicato?

Questo caso lede i fondamenti stessi della libertà di stampa e della democrazia! Ma lotteremo! Ogni generazione ha una battaglia epica da combattere e questa è la nostra! Perché Julian rappresenta i fondamenti di cosa significa vivere in una società libera, di cosa significa avere la libertà di stampa, di cosa significa per i giornalisti fare il proprio lavoro senza avere paura di trascorrere il resto della loro vita in prigione. Il Regno Unito incarcera i giornalisti, stanno imprigionando Julian per conto di una potenza straniera che sta intraprendendo un’azione violenta, criminale e vendicativa contro un giornalista: è di questo che si tratta! Esorto tutti a unirsi e combattere per Julian! Julian rappresenta tutte le nostre libertà e tutti i nostri diritti. Gli avvocati di Julian intendono presentare ricorso alla Corte Suprema su questa decisione. Grazie!”